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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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dall’ Ottocento al Fascismo
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Duribanchi / Le scommesse sulla durata del nuovo governo

Venerdì 30 Settembre 2022

 

meloni 

Lo ha spiegato il lucidissimo novantenne cardinale Camillo Ruini: “Gli italiani sono culturalmente a sinistra ma politicamente a destra”. L’eccesso ideologico ha determinato lo sfascio elettorale della sinistra. Come se ne esce?

Andrea Bosco

Avviso ai naviganti: la campagna elettorale è finita. Farsene una ragione. Ha vinto una coalizione perché quella avversaria è risultata meno convincente. E nel quadro di una legge elettorale immonda perché la sinistra si è rivelata masochista. Sarebbe ora il caso che lorsignori dessero qualche risposta sul perché il 40% (circa) dei cittadini non sia andato a votare. Si mettessero dietro ad un tavolo sfornando una legge elettorale semplice.

Quella che elegge i sindaci. Chi supera il 50% al primo turno vince. In alternativa i primi due classificati vanno al ballottaggio. Una legge elettorale che magari consenta di votare (finalmente) i candidati. Non c’è solo la delusione per le attese (disattese) dei cittadini in difficoltà a gettare discredito sui politici. Sono i bizantinismi incomprensibili di una Politica abituata a non rendere conto del proprio operato ad allontanare gli elettori dalle urne. Enrico Letta ha perso e ha informato che non si ricandiderà. Altri non l’hanno fatto. Politici: vil razza dannata. Si reputano all’interno di un melodramma anche quando sta andando in scena il dramma. E quindi nessuna “tregua”, nessuna volontà di far fronte (pur da postazioni diverse) ai veri nemici: costo del gas, inflazione, povertà, debito pubblico tracimante.


GOVERNO – I politici vivono nelle loro torri. C’è chi profetizza che il governo “durerà solo sei mesi”. E chi dalle fila della Brigata Progressista continua a delegittimare l’avversario. La Bionda produca per la pubblica opinione la lista dei ministri che presenterà a Mattarella. Perché per lei gli “esami” non finiscono (e non finiranno) mai. I risultati non sono stati ancora ufficialmente convalidati, ma si esige che Giorgia Meloni faccia sapere la lista dei probabili ministri. Perché niente piace di più alla stampa che impallinare la gente come accade all’orsetto del Luna Park. Anche se non appartieni alla confraternita della Sorella d’Italia non puoi non provare fastidio per il fuoco di sbarramento prodotto da chi, avendo governato per un decennio senza aver mai vinto, non sa più perdere.

Durerà il governo? Dipenderà dal fuoco amico degli alleati. Berlusconi (86 anni e il 50% dei voti nel collegio di Monza è incredibilmente arzillo, nonostante da Bruno Vespa si sia visibilmente incasinato) e Salvini non possono non rosicare: sommati, i loro risultati, non si avvicinano a quello della Meloni. Pare abbiano appetiti (leggi poltrone) smodati. E non dovrebbero. Perché entrambi hanno un peccato originale da farsi perdonare. La vicinanza a Putin. Le felpe di Salvini sulla Piazza Rossa sono storia. Ma una storia dimenticata è anche quella del Cavaliere che per una settimana “sparì” nella Dacia dell’amico Vladimir. Berlusconi non si sa ancora bene cosa voglia. Salvini vuole tornare al Viminale: un ministero che gli consentirebbe una politica restrittiva sui migranti e contemporaneamente di continuare a fare, quotidianamente, campagna elettorale. Pare abbia minacciato “l’appoggio esterno” se non sarà accontentato.

Il Viminale nota dolente: l’attuale inquilina, ex prefetto di Milano, passerà alla Storia per la sua ultima non emendabile “grezza”: il senatore Umberto Bossi, prima escluso dagli eletti al Senato e, a distanza di giorni, “ripescato” dopo un nuovo conteggio. Sorte condivisa da numerosi altri in varie Regioni. Evito i tecnicismi: la squadra di Lamorgese ha dimostrato (ancora una volta) la sua sciatteria. I voti non li ha conteggiati Lamorgese. Ma quando una squadra affonda è l’allenatore a doverne rispondere. In ogni caso: la signora è prossima a togliere il disturbo.

AMICI E NEMICI – Meloni avrà bisogno del fustino del mai dimenticato Ferrari. Forse di due. Quella Fiamma nel simbolo fa fremere di indignazione. A cominciare dalla senatrice a vita, scampata ai campi di sterminio nazisti, Liliana Segre. La premier in pectore dovrà temere gli scomodi amici europei in Ungheria e in Spagna: possono solo danneggiarla. E dovrà temere i “doni” dei Danaos della sua coalizione. Recita il proverbio: “dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io”.

Da una clinica di Milano, uscito con quattro buchi nella pancia ed un “ospite” in meno, al divano di casa per scoprire che l’Italia ha virato a destra e che per la prima volta nella storia repubblicana, una donna sarà (verosimilmente) chiamata a guidare il Paese. Non ho votato per lei. Ergo, non sono un suo fan. Ma spero che il suo governo possa portare il Paese fuori dalle secche. Tutti dovremmo sperarlo. Il suo governo ha una larga maggioranza alla Camera e una considerevole tenuta al Senato. Può lavorare. Ma l’impresa appare titanica. Mala tempora currunt.

Pare che da mesi Meloni parli con Mario Draghi. Pare che Draghi la stia consigliando. L’agenda di Meloni pare abbia molti punti in comune con quella di Draghi. Il quale disarcionato da Conte, Salvini e Berlusconi era probabilmente il miglior premier possibile. I cittadini, esercitando la propria sovranità, hanno ora indicato la leader di Fratelli d’Italia. Che non è “fascista”. Ma che certamente guida un partito nato dalle ceneri dell’MSI di Giorgio Almirante. Che non faceva parte dell’”arco costituzionale” (lo sdoganò, facendo scalpore, Bettino Craxi), ma i cui voti in Parlamento servivano alla DC di allora (e non solo alla DC) per far approvare le leggi , quando le maggioranze risultavano risicate. I vignettisti che ritraggono Meloni in orbace fanno il proprio (satirico) lavoro. Ma hanno la vista corta. Fascisti non sono solo i nostalgici che stendono il braccio nel saluto romano. Fascisti sono quanti non rispettano il dissenso. In Parlamento, come nella vita di tutti i giorni: a scuola, come all’università. Ai concerti, come ad una partita di calcio. Sul web, soprattutto sul web: è lì che circolano le peggiori espressioni del fascismo.

La squadra di governo ancora non esiste. E non è detto che quando sarà formalizzata, il presidente Mattarella, la accetti in toto. E’ nelle sue prerogative chiedere ed ottenere modifiche. Come ben sa Matteo Salvini costretto ai tempi del primo governo Conte a rinunciare alla candidatura dell’economista euroscettico Savona.

NORD E SUD – Il risultato elettorale ha certificato che Giuseppe Conte, spendendo il reddito di cittadinanza (con cedolino giallo esibito durante la campagna in ogni tv della penisola) ha raddrizzato la barca dei 5 Stelle, facendo il pieno di voti al Sud: soprattutto a Napoli e in Campania dove i grillini hanno vinto con percentuali bulgare. Comprensibile, considerato che quasi il 60% dei percettori di reddito vive in quella parte del Paese. Là dove massicciamente sono state disertate le urne, ma dove il reddito, più che un sostegno alla diffusa povertà sembra essere ormai diventato un sistematico voto di scambio. Achille Lauro, monarchico sindaco di Napoli offriva per i voti confezioni di pasta. Conte ha offerto il reddito.

Al di là dei casi di truffa, il reddito di cittadinanza è una esigenza reale per chi, con poche (o nessuna) opportunità di lavoro, piagato da una malavita sempre più dilagante, privo di prospettive per il futuro si trova a dover vendere il proprio voto per sopravvivere.

E’ un tema quello della “Questione Meridionale” che mi impegnò corposamente durante i miei anni universitari. La soluzione per il Sud non può essere solo l’assistenzialismo. Il Sud dell’Italia ha risorse inespresse e mai sviluppate. Dal turismo di qualità, all’archeologia, ad una filiera agricola distrutta nel tempo ma che potrebbe essere ricostruita. Nella piana di Gioia Tauro si producevano carciofi tra i più squisiti d’Italia (non eccellenti quanto le “castraure” che ancora arrivano dalle isole dell’Estuario, ma quasi). Tutto sopraffatto quando si decise di industrializzare quella zona, violentandola con la creazione di un porto. Dove c’erano agrumeti e oliveti fu creato uno scalo per un polo siderurgico (una costola del celebre “pacchetto Colombo” per la Calabria) che non fu mai realizzato. Riconvertito a scalo mercantile, il Porto di Gioia Tauro ha visto dagli anni Settanta in poi il transito di grandi navi. Persino della “Daniela”, il più grande bastimento del mondo. Ma contemporaneamente ha visto fiorire anche uno dei più imponenti narcotraffici del Continente gestito fin dalla inaugurazione del porto da una n’drangheta potentissima.

LA NEOBLEBE – Ci sono zone del Sud dove lo Stato si è visibilmente arreso alla malavita. E i cittadini ad un declino inarrestabile. Un illuminante articolo sul Corriere della Sera di Goffredo Buccini spiegava le ragioni dell’astensione al voto di una “neoplebe” consegnata ai sussidi. Paesi attualmente non conciliabili, il Nord e il Sud dell’Italia. Dove sempre più aspro appare quello che Gramsci definiva “conflitto di nazionalità”. Dobbiamo rassegnarci a perdere una fetta dell’Italia? Quella che ha espresso grandi scrittori, filosofi, artisti, attori, cantanti, commediografi, storici? Quella che ha regalato al mondo la pizza? Da vizioso di calcio so che il più grande campione mai transitato in Italia ha giocato con la maglia del Napoli: Diego Armando Maradona.

Non condivido l’analisi del sociologo Domenico De Masi secondo il quale “al Nord prevale il neoliberismo, mentre il Sud si ritrova ad essere keynesiano a sua ... insaputa”. La reputo una semplificazione. Le partite IVA del Nord non sono liberiste. Vorrebbero solo uno Stato che fiscalmente non le comprimesse sotto al torchio con il quale si presentava L’Uomo Qualunque di Giannini. Quello Stato tiranno che defiscalizzando e sburocratizzando potrebbe innescare quel “grande potenziale di sviluppo” di cui parla il presidente della Fondazione Mezzogiorno, Antonio D’Amato. Il Sud chiede lavoro: privato e pubblico. Ma il problema è sempre il medesimo: chi gestisce poi questo sviluppo? Chi gestisce i soldi? Spesso i fondi Europei (al Sud) neppure sono stati spesi.

Al Sud un’opera pubblica (che già al Nord costa tra ricorsi e ritardi cifre esagerate) vale cifre spropositate. Per mala burocrazia, mala gestione, mala giustizia. Ha spiegato D’Amato a Buccini che “sono fallite le politiche di convergenza tra il Sud e il resto del Paese. Regioni come Campania e Puglia sono state inadempienti nell’uso dei fondi strutturali e hanno aggravato la crisi di civiltà del Sud”. Antonio Gramsci spiegava come le classi meno abbienti dovessero studiare per sperare di poter dettare l’agenda culturale del Paese. E’ quello che è accaduto. Lo ha spiegato ad Aldo Cazzullo il lucidissimo novantenne cardinale Camillo Ruini: “Gli italiani sono culturalmente a sinistra ma politicamente a destra”. L’eccesso ideologico ha determinato lo sfascio elettorale della sinistra. Tanto che ormai l’unico leader mondiale rimasto alla gauche sembra essere Papa Francesco. Il poverello di Assisi chiamava “fratelli” anche i lupi. Ma forse sarebbe il caso che Bergoglio definisse Kirill e Putin per quello che sono: belve.

LUPI CONTRO – Lupi come i parenti della povera Saman, la ragazza pakistana uccisa per non aver voluto accettare un matrimonio combinato. Massacrata dal padre, dalla madre, dagli zii. Quanto sta emergendo dall’inchiesta è agghiacciante. Uccisa (forse tagliata a pezzi affidati al fiume) perché l’onore della famiglia era stato macchiato da un bacio con un ragazzo del quale si era innamorata. Pare che finalmente le autorità pakistane potrebbero arrestare i genitori di Saman da tempo protetti da complicità tribali.

Lupi come i preti iraniani che hanno fatto uccidere due ragazze che avevano rifiutato il velo. Lupi come gli agenti che hanno sparato ad altezza d’uomo contro i manifestanti che protestavano per il l’assassinio delle giovani. Decine di morti nel nome della religione. Di una malsana idea religiosa. Decine di morti per il timore del corpo delle donne. Vi siete mai girati per strada? Per ogni uomo, camminano almeno dieci donne. Le donne sono più forti (nessun uomo potrebbe sopravvivere ad un parto), sono più determinate, più intelligenti. Sono amanti, madri, sorelle, spose. Fanno per una famiglia quanto un uomo non è fisiologicamente in grado di fare. Preti iraniani: è una donna, l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti, a guidare (prima nella storia) la missione spaziale europea.

Tra poco ricomincia il Barnum del pallone con Maria Caputi primo arbitro (arbitra non si può leggere) ad esordire in serie A. Ci si attende dai calciatori e dagli allenatori (e dai tifosi) una educazione raramente mostrata nei confronti degli arbitri uomini. Consiglio: signora, non si faccia fregare dai varisti. Non si faccia condizionare. Fischi in libertà. E se la metteranno in coppia con certi incapaci, provveda ad affidarsi ad un cornetto. Pare funzioni. Ricomincia anche il basket. Nel maschile Bologna ha vinto contro Milano la Supercoppa. In quello femminile Schio ha asfaltato Bologna (che pure aveva destato grande impressione contro Ragusa) aggiudicandosi il primo trofeo della stagione. Il trio ex-Reyer (Astou, Bestagno, Penna) ha confezionato un terzo del fatturato: 30 punti su 86. Provocando qualche rimpianto nella tifoseria lagunare. Schio è una piccola città con una grande tradizione nel basket femminile. Ogni stagione recita da protagonista. In Italia e in Europa. L’impressione è lo possa fare anche in questa .

 

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