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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Una informazione priva di stile (e di sostanza)

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Martedì 20 Settembre 2022

 

cabina-elettorale 

“Destra, sinistra, fascismo, comunismo: parole vuote. Gridi al lupo da così tanto tempo che quando davvero il lupo arriverà, sbranerà tutti. Le zanne del Lupo sono quelle del mercato: una belva che non fa prigionieri.”

Andrea Bosco

Tra qualche giorno si voterà. Dopo una campagna segnata dal fango. Mai vista una classe politica arrivare all’indecenza alla quale stiamo assistendo. Mai visto un ministro degli Interni, inerte come Luciana Lamorgese. Mai vista una classe giornalistica (con eccezioni: oggi 19 settembre anno del Signore 2022, il Corriere della Sera ha fatto ripetutamente “bingo” con le splendide interviste di Giangiacomo Schiavi a Emilio Giannelli, le memorie inedite di Sergio Marchionne affidate a Massimo Gramellini, l’addio al cinema di Woody Allen commentato da Maurizio Porro. E pazienza se un bravo collega come Carlo Verdelli si è disposto a commentare l’ennesima tracimazione dell’onnipresente Walter Veltroni) tanto prona.

Un modo di informare privo di stile. Dove conta sempre la “scorza”: mai la sostanza. Alfonso Signorini meriterebbe la direzione di un grande quotidiano. E non solo perché avrebbe la capacità di dirigerlo. Ma perché ormai tutti lo copiano. Solo che la “fuffa” del GF è innocua. Quella che arriva dal Parlamento si rivela letale. Del resto questo è il mondo che è stato confezionato da una società istericamente votata al consumo. Priva di anticorpi. In tutti i campi. Voterò turandomi il naso e le orecchie. Coprendomi gli occhi.

Il libro dei sogni gira, da segreteria a segreteria di partito: velleitario. Menzognero quanto consapevole che nei prossimi anni il Paese sarà costretto ad operare tra “lacrime e sangue”. E che chiunque alla fine sarà chiamato a governare, non potrà che iniziare dai “tagli”. A costo di precipitare tanta brava gente nello sconforto. Ma se troppo a lungo sei stato “cicala”, se hai accumulato un debito pubblico tra i più imponenti del mondo e che neppure si può più scrivere, inevitabilmente dovrai farlo. Pena il default: il “fallimento”. Tradotto: la carriola con il milione di marchi per un chilo di pane della Repubblica di Weimar.

PAROLE – Destra, sinistra, fascismo, comunismo: parole vuote. Evitando di dire che le ideologie sono finite. Gridi al “lupo” da così tanto tempo che quando davvero il “lupo” arriverà (e sta arrivando), sbranerà tutti. Non indosserà panni neri o rossi. Le zanne del Lupo sono quelle del mercato: una belva che non fa prigionieri.

Circolano montagne di fesserie: “L’Italia non si è spostata a destra: è la sinistra che risulta meno attrattiva rispetto al passato”. Sempre la stessa minestra. “D’Alema, dì qualche cosa di sinistra” pretendeva Nanni Moretti in un suo film. Siamo sempre in mezzo al guado. Incapaci di attraversare un fiumiciattolo, figuriamoci un “deserto”. Nessuno che apra un libro per cercare di “capire” il passato per poter declinare il presente. Nessuno che ammetta i propri sbagli. Non esprimo giudizi su chi sarà votato. Dico solo che se il “vento” della destra sta gonfiando le vele dei partiti che la rappresentano nel Continente (ultimo caso la lungamente socialdemocratica Svezia) un motivo deve esserci.

Populismo? Sbagliato demonizzare l’avversario senza fornire soluzioni ai problemi. Non funziona più. Non gliene frega un accidente se l’incipit è “Dio, Patria, Famiglia”. Ci sono cose più urgenti da disinnescare. Altre parole incombono: Burocrazia, Gas, Giustizia, Guerra, Lavoro, Legalità, Povertà. Ci sono democrazie che confinano con la dittatura. E ci sono paesi che non vogliono cambiare il proprio modo di concepire la fede e la religione. I polacchi non sono reazionari che non vogliono comprendere il “genere”, le sue sofferenze, i tanti, troppi esclusi per le proprie tendenze sessuali. I polacchi sono cattolici. Non cattolici sui generis come tanti italiani. Seguono i precetti. E il precetto (cattolico) afferma che la famiglia è composta da un padre e da una madre.

POLONIA – Personalmente, dissento. Ma io sono agnostico. Dubito di me stesso, figuriamoci del Catechismo e del Vangelo. Bollare i polacchi come “fascisti” è idiota. Andate in Polonia, una volta, invece che pontificare dal divano. E studiate la loro storia. Studiate la Madonna Nera di Czestochowa. L’icona medioevale bizantina che, vuole la tradizione, sia stata dipinta da San Luca. Che essendone contemporaneo, l’avrebbe conosciuta. Le attiviste che nel 2019 ne adattarono l’immagine in un poster, corredandola con una aureola dai colori rainbow a sostegno della causa LGTB, probabilmente ignoravano che nel 1430, durante la guerra degli Ussiti, l’icona colpita da un’ascia (lo sfregio è ancora visibile) avrebbe preso a sanguinare.

Miracolo? Superstizione? Io l’ho vista. L’icona è bellissima ma io non credo al “miracolo”: ma i polacchi ci credono. Per la cronaca, le attiviste accusate di aver violato un articolo del codice penale, dopo aver arrischiato fino a due anni di reclusione per “aver offeso gli altrui sentimenti religiosi insultando pubblicamente un oggetto di culto” sono state assolte da quei giudici che si vorrebbero “reazionari” per “aver agito solo a sostegno del proprio movimento”.

Il mondo è diventato complesso. Le sensibilità sono mutate. I Paesi “vorrebbero” ma non “possono”. E quando potrebbero, difficilmente vogliono. E’ morta la Regina Elisabetta. E in molti (etiam ego) reputano sia finito il collante di una tradizione apparsa monolitica. Ma che al suo interno presenta, oggi, crepe probabilmente insanabili. La Matriarca era una assicurazione. Anche per i laburisti. Anche per i repubblicani. Anche per gli indipendentisti. Era il passato che aveva saputo farsi “presente”. Oltre un milione di cittadini che (anche per trenta e più ore) si sono messi in fila, per l’ultimo saluto alla sovrana, testimoniano come Lilibet fosse più che la “nonna” dell’Inghilterra. Elisabetta era il “meccanico” che sapeva aggiustare le cose. Auguri alle nuove generazioni che si sentono “nude” per la privazione a scuola (e solo per qualche ora) dello smartphone.

VOTO E VOTI – Ho letto i programmi elettorali. Sarebbero da cestinare: nessuno escluso. Nessuno contiene il divieto di cambiare in corsa casacca in Parlamento. Notorio paradiso dei voltagabbana. Ma con l’esercizio descritto e forza di volontà, voterò. Consapevole che il mio voto sposterà zero. Come hanno scritto in molti (Cicerone per primo): “I voti dovrebbero essere pesati e non contati”. Dal punto di vista etico, il mio vale immensamente di più rispetto a quello di certi “ominicchi” príncipi del voto di scambio. A me piace pensare sia così. Anche se so che così, non è. Purtroppo.

 

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