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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Di ritorno da Berlino, con azulejos ed euroinganni

Giovedì 15 Settembre 2022

 

melli-berlino22 


“Senza il giusto premio dopo un Europeo giocato, come dicevano i preti in confessionale, peccando fortemente pensando di essere Davide contro i Golia del gioco, credendo che bastasse essere squadra per andare oltre la vanità”

Oscar Eleni

Nel parco nazionale portoghese del Douro dopo aver corso tutta la notte per dimenticare la beffa dei francesi nel supplementare a Berlino ispirandoci più a Mourinho che a Ronaldo, senza pensare al Benfica che ha messo nei guai un Allegri non tanto felice. Voglia di pace e di ascoltare le opinioni di una civetta piena di boria o del falco della regina che ci accompagnano davanti agli 686 gradini da salire in penitenza per avere il perdono nel santuario della Nostra Signora dei Rimedi.

Andarsene da Berlino senza poter far festa come i calciatori che a quel mondiale erano arrivati da scomunicati, senza avere il giusto premio dopo un europeo di basket giocato, come dicevano i preti in confessionale, peccando fortemente pensando di essere Davide in ogni occasione contro i Golia del gioco, ma più fortemente credendo che bastasse essere squadra per andare oltre la vanità di una Serbia golosa e più peccaminosa di noi, di una Francia che ci ha beffato come già aveva fatto immeritatamente contro la Turchia che era andata in campo a mezzogiorno dopo un viaggio di 5 ore da Tbilisi, aver perso l’allenamento, danneggiata prima e poi anche sul campo. Lo hanno fatto pure con l’Italia che stranamente si è trovata nella terna anche un serbo, certo sopra le parti, ma forse pure un po’ risentito anche se l’eliminazione della banda Pesic gli apriva un posto per le semifinali o, magari, anche per la finale.

Una terna che non ha voluto stringere la mano del Pozzecco punito con un fallo tecnico nella fase delicata, ancora prima delle maledizioni per quel fallo di flopping dato contro Spissu, sul più 5 a 1’27” dal velenoso gong. Arbitri che, come i registi, dopo ogni fischio inquadravano proprio il mattocchio che ha compiuto 50 anni il giorno dopo la beffa, ma ci ha “regalato”, via posta rosa in bel stile Bartezzaghi, 50 battute, una per ogni anno di vita che ne raccontano meglio di ogni altra cosa il personaggio, sublime, criticabile, trascinante anche quando afferma che se sei vero hai già vinto o quando ammette che in certe situazioni fare lo scemo è un campione del mondo che, almeno non ha mai messo il denaro davanti ad un sogno.

Sul Poz che ha fatto risplendere gli azulejos di Petrucci pareri controversi. La sua vita, i suoi amori. Di certo ha risvegliato sentimenti che non avevamo da tempo pur sapendo che l’Italia sporca e puzzolente, come dice il Peter Pan di Gorizia sorto a nuova vita più a Varese che a Trieste o Livorno, era squadra di seconda fascia anche all’Europeo, di terza a livello mondiale dove intanto l’Argentina si è rifatta viva come ai tempi della generazione dorata del Ginobili che entrando nella casa della gloria di Springfield ha ringraziato anche l’Italia, la dolcezza di Reggio Calabria, il rigore nel regno virtussino a Bologna del Messina che ne ha fatto un grande giocatore, sapendo che era un grande uomo, ritrovandolo poi maturo quando, da assistente di Popovich, conobbero insieme la gloria sul campo della NBA.

Ciao Berlino, addio Europei dell’avarizia FIBA, ripicche da bar sport in lite per la Luisona, con esclusione dei migliori direttori di gara soltanto per dispetto all’Eurolega privata e creata per indicare una strada, rinnovare, una organizzazione che ora perde, dopo 22 anni, il gentiluomo Bertomeu, ma potrebbe fare un salto di qualità seguendo il genio che sul campo distingueva Bodiroga da tanti campioni, di certo da quelli che non sono stati in grado di accompagnare Jovic al titolo, lasciandolo invece libero di venire a comperare in Italia dei bei trottatori da aggiungere alla sua famosa scuderia che può permettersi con la ricchezza che gli regala una NBA da imitare, magari anche nel calcio italiano del fumoso chiacchiericcio, quando multa per 10 milioni di dollari, sospendendolo per un anno il padrone dei Suns dell’Arizona accusato di comportamenti iniqui anche con i dipendenti.

Via da Berlino senza consolarci se con Azzurra gioiosa, ape e farfalla, se ne sono andate anche le stelle più luminose prestate dalla NBA: prima Jokic, poi il finlandese Markkanen, l’immenso re Giannis dio della Grecia in prestito dalla povertà nigeriana, infine, nella notte stregata per l’Italia, anche del Doncic un po’ troppo gonfio, nella faccia, ma anche nel modo di giocare per una Slovenia sbalordita dai primi due tempi della Polonia, tornata in vita con un grande terzo quarto e poi soffocata da arbitri infami, ma anche dal suo genio senza ispirazione e senza il vecchio Dragic costretto a stare in panchina per un guaio muscolare.

Semifinale, 11ª di fila, per don Sergio Scariolo anche se ha portato una Spagna tutta nuova, giovane dove il solo veterano è Rudy Fernandez, dove i fratelli NBA Hernangomez bastano ed avanzano per rimediare a partite magari nate male come quella contro i finlandesi. Troveranno di fronte le sturmtruppen tedesche che hanno mandato a pescare tonni con mercurio i greci di Itoudis.

Per la Francia invece la novità Polonia che così avanti nell’Europeo non era mai andata, ma che dietro ha un bel popolo come quello che a Katowice, però, non ha salvato i pallavolisti di Grbic dallo tsunami di Azzurra simpatia Salento del Fefé De Giorgi e del genio di Bolzano Giannelli, diventato uomo a Trento e poi a spasso cercando nuova gloria in Italia e fuori.

Addio Europei mai in chiaro per una RAI dalla vista corta, addio a Berlino nella speranza che dopo il giusto tributo agli spartani in azzurro di questo europeo, qualcuno si faccia delle domande e si dia delle risposte se la pallavolo è in testa al mondo vincendo tutto nelle giovanili mentre il basket ha raccolto una medagliuzza femminile, pronto a riaprire il telefono per avere mercenari come ha fatto quando ha mandato via dall’Italia Spissu, Fontecchio, addirittura Melli con scudetto, il nostro gigantesco guardiano di porta da 10 e lode, Polonara, per un certo periodo Datome, senza capire cosa stava facendo a Bologna Djordjevic con Pajola o Ricci, senza ascoltare il grido di dolore di una base trascurata, snobbata dai presunti potenti, pigra nel reclutamento, magari adesso Pozzecco potrebbe aiutarla andando per scuole e oratori, avara nei compensi per allenatori che stanno in palestra a lavorare davvero anche dieci ore.

Aspettando la salvezza, almeno nella vita di tutti i giorni, per Abdelwahed come prega il caro amico Roggiero, telecronista di qualità in coppia con Baldini per SKY, uno che l’atletica la ama davvero e vede il bello in ogni impresa anche da 8° posto, basta che ci sia impegno e coraggio.

Prima di tornare nell’antro dei parrucchieri con il lunedì come rottura per voi che leggete ci auguriamo che Barelli riesca a difendersi da certe accuse come i suoi splendidi nuotatori in questi anni.

Pagelle le dà il Poz: 10 a tutti i suoi eroi cominciando da Fontecchio anche se ha sbagliato i 2 tiri liberi che avrebbero mandato a letto i francesi con bottiglie di cognac per dimenticare la panna messa nel supplementare.

O agli arbitri e alla FIBA, scarsi i primi avari di idee vere e al passo coi tempi i secondi che per avere più vetrine hanno messo acqua nel vino dell’Europeo, un campionato che dal 2003 non ci dà medaglie, ma soltanto arrabbiature senza che nasca un Pentassuglia che andava per i cortili del Sud a cercare ragazzi capaci di fare arrabbiare le mosche atomiche come Pozzecco che come Alì sapeva pungere davvero sul campo.

 

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