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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / In morte della regina Elisabetta

Venerdì 9 Settemvre 2022

 

queen-elizabeth 

Nei suoi 70 anni di regno, come monarca del popolo che ha inventato lo sport e ne ha immortalato le liturgie, non poteva mancare la sua iconica presenza: dall’amore per i cavalli al football, alle Olimpiadi tra il 1948 e il 2012.

Giorgio Cimbrico 

“E’ intervenuta Sua Maestà, Elisabetta Ii, che indossa una pelliccia di chinchilla e uno spericolato cappellino di paglia verde”, disse Paolo Rosi mentre la Regina calpestava l’erba del vecchio Arms Park di Cardiff e salutava giocatori che parevano uomini d’arme della Guerra del Cent’anni: maglie in quadratoni bianchi e rossi per gli anglo-gallesi, in quadratoni blu e verde per gli scoto-irlandesi. Era il febbraio del 1980 – gelido secondo Paolo – e stava per esser celebrato il 100° anniversario della nascita della Welsh Rugby Union. 

Hanno sempre detto che del rugby a Elisabeth non importava nulla, che era lontano dai suoi interessi equestri e equini. Una testimonianza riportata da Francesco Pierantozzi e fornita da Sean Fitzpatrick, tallonatore degli All Blacks, dice il contrario: “Quando fummo ricevuti a Buckingham Palace per un tè, la Regina dimostrò di conoscere il gioco e le sue regole e a nessuno di noi parve che fosse un atteggiamento di facciata, preparato dal suo staff, dal suo ufficio stampa”.

Sean ricorda anche che uno dei Blacks, dotato di una certa intraprendenza, fece notare a Sua Maestà che non erano stati serviti alcolici: “Mai prima delle 18”, precisò la sovrana. Passate le 18, venne servito un gin&tonic. Malgrado la solida radice scozzese, il gin, distillato inglese, era molto amato da sua madre, Elisabeth Mary. 

Un altro tè pomeridiano: questa volta è dell’autunno 2003, al ritorno della squadra che aveva conquistato la Coppa del Mondo a Sydney. Non vennero serviti alcolici che nel viaggio di ritorno e durante la parata per le strade di Londra i giocatori avevano tracannato in doviziosa copia. Le parole più belle sono quelle della mamma di Josh Lewsey: “Josh, mi raccomando: se la Regina è nei pressi non sorbire troppo rumorosamente”.

Dodici anni prima, a Twickenham, Elisabeth aveva consegnato la coppa d’oro intitolata a William Webb Ellis ai “colonials” australiani. E con il rugby ha finito per imparentarsi: la nipote Zara Phillips, eccellente amazzone e medagliata olimpica, ha sposato Mike Tindall, uno dei Woodward’s Boys che nel viaggio di ritorno dall’Australia pare abbia battuto ogni record di latine aperte e svuotate. 

Non solo cavalli, nella sua lunga vita, non solo la lettura mattutina di Sportsman. Ventiduenne e fresca sposa, era al fianco del padre, Giorgio VI; all’inaugurazione dell’austera Olimpiade del ’48, era a Montreal ’76 per aprirla di persona, era a Londra 2012 nello stadio e nel parco che portano il suo nome. Il suo lancio con il paracadute con Daniel Craig 007 è stato così celebrato che qualcuno pensa sia vero. Ha dichiarato aperti anche numerose edizioni dei Giochi del Commonwealht e in Nuova Zelanda le è capitato che i capi maori, con i loro mantelli di penne di kiwi, le mostrassero il didietro. Lei, ovviamente, non batté ciglio.  

Un’altra testimonianza. “La sera del mio addio al celibato arrivano due tizi in completo scuro, mi dicono che devono parlarmi in privato. Mollo gli amici e li seguo. Mi domando: ma chi sono? ma cosa avrò combinato? Mi allungano una busta, la apro e c’è un messaggio scritto di pugno da lei: mi augura un felice matrimonio. Quel foglio è nell’archivio delle mie cose più care”: la voce narrante è quella di Frankie Dettori, il luogo è Newmarket, il magnifico borgo georgiano regno dei cavalli. Montando destrieri reali Frankie ha vinto molto, le Oaks, le Stakes, in Inghilterra e sul continente. Un favorito della sovrana. 

In uno dei suoi tanti scoop, il Sun svelò, con ardito fotomontaggio, che Elisabetb era tifosa dell’Arsenal. Di sicuro lo era la madre e che la corte avesse una certa predilezione per i gunners viene anche dalla gigantografia, appesa all’ingresso del vecchio Highbury (prima che diventasse un lussuoso condominio) in cui Giorgio VI, in cappotto doppiopetto, stringe la mano ai giocatori del club plasmato dal leggendario Herbert Chapman. 

Il momento di più stretto collegamento con lo sport del popolo rimane il 30 luglio 1966, nel vecchio Wembley, quando premiò i Ramsey’s Boys dopo il 4-2 alla Germania Ovest e la conquista della Coppa Rimet che quanto a design, in puro art noveau, nulla aveva a che fare con il successivo trofeo. La regina aveva quarant’anni ed era vestita in giallo. Raccontano che alcuni giocatori, uno era Martin Peters, ispezionarono le proprie mani per controllare fossero adeguatamente pulite. Non capitava spesso che un commoner si trovasse faccia a faccia con Her Majesty. 

 

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