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Osservatorio / Nuoto e atletica, una indigestione da interpretare

Martedì 23 Agosto 2022

 

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Un confronto squilibrato. Ma se l’atletica italiana ha superato l’esame europeo con le 11 medaglie (67 quelle del nuoto), dovrà presto cambiare il rapporto gestionale e tecnico tra direzione tecnica e programmi personali.

Luciano Barra

Atletica e Nuoto che indigestione. Confesso che pur essendo a Monaco di Baviera per l’atletica –, mio 18.esimo Europeo dal vivo –, ho continuato a seguire grazie agli incredibili strumenti elettronici di oggi, anche i mondiali nuoto di Roma, nelle varie discipline. Dei grandi progressi del nuoto si sapeva già dopo i Mondiali di Budapest. A Roma il dominio europeo è stato ancora più evidente: nel complesso più del doppio della Gran Bretagna per un incredibile totale di 67 medaglie.

Ma quello che è più importante è il numero di medaglie nelle specialità olimpiche: 37 in totale (14 – 13 – 10) di cui 28 nel nuoto in piscina (11 – 9 – 8). Ed il bottino potrebbe essere ampliato con i tornei di Pallanuoto che stanno per iniziare. Qualcosa che in nessuno sport avevamo mai visto.

Va detto – a differenza degli Europei di Atletica – che a Roma molti paesi (vedi Gran Bretagna ed altri) non hanno partecipato al massimo, mentre noi abbiamo messo in campo una corazzata imbattibile ed anche un’ottima organizzazione che ha aiutato, col contorno di un pubblico finalmente pari al livello del nostro nuoto.


A Monaco di Baviera l’atletica italiana è andata altrettanto bene. Non ha dominato come ha fatto il nuoto con le altre discipline a Roma, ma ha offerto una partecipazione ottima. Va detto che a Monaco molti paesi (leggi Germania e Gran Bretagna) hanno partecipato con squadre molto più competitive che ai Mondiali di Eugene e questo alla fine è contato.

Della squadra italiana il prestigio maggiore viene dalle tre medaglie d’oro conquistate in alcune delle specialità iconiche dell’atletica (100, 10.000 e salto in alto). A questo hanno fatto di contorno altre otto medaglie. Quello che ora si può dire che in vista dei prossimi due anni – con i mondiali di Budapest del 2023 ed i Giochi Olimpici di Parigi 2024 (non dimenticando la Coppa Europa o Team Championship del 2023 a Chórzow, che possiamo vincere), il DT La Torre ha a disposizione una cinquantina di cartucce importanti. È stato giusto allargare la partecipazione in questi ultimi anni – anche se dieci di troppo ci sono stati sia ai Mondiali di Doha che a Tokyo 2021 ed a Eugene 2022 ed ora a Monaco.

Per i prossimi due anni sarà importante lavorare sulla qualità e quindi su questi 50 atleti. Per gli altri sarà bene sfruttare le altre manifestazioni: Coppa Europa, Campionati Under 23, ecc. Ma risorse ed attenzioni vanno concentrate sul gruppo che a Monaco ha dimostrato di potersi battere alla pari con gli atleti degli altri paesi. Fra le “attenzioni” da mettere in campo sono le “libere uscite agonistiche” dei diversi “capannelli tecnici”. Il DT La Torre deve ora, con il competo supporto della Federazione, avere un “grip” più energico sui programmi dei nostri migliori. E’ la chiave fondamentale per mantenersi a questo livello.

SportOlimpico.it ha seguito nel dettaglio gli azzurri ai campionati di Monaco. Perboni e Cimbrico, su piani diversi, hanno trattato la nostra partecipazione e quindi trovo inutile tornarci. Mi piace solo sottolineare il diverso spirito e la diversa maturazione dimostrata da atleti non di primissimo piano, vedi mezzofondo e fondo maschile, sperando che ciò possa essere d’esempio anche alle ragazze. Non dimentichiamo mai che le gare in pista sono fondamentali per la promozione dell’atletica.

Mi astengo da commenti e paragoni di medaglie e finalisti che, in modo stucchevole, il sito della FIDAL ci propina. Ho già scritto che non è possibile far paragoni fra oggi e, tanto per esempio, i Campionati di Spalato 1990, quando erano in campo l’Unione Sovietica e la Germania Democratica, che in quella occasione avevano “razziato” 55 medaglie. Non capisco lo scopo di questi paragoni. Dimostrare che la FIDAL attuale è più competitiva di quella di 10, 20, 30 o 40 anni fa? Mi pare un manifesto complesso di inferiorità. Le esternazioni del presidente Mei nella speranza di superare Spalato ‘90, arrivando persino a sognare 18 medaglie, mi paiono pure follie. Mei è sicuramente il presidente federale più handsome degli ultimi 50 anni e con il permesso di Nebiolo e Gola, sciorina le migliori cravatte. Ma dovrebbe imparare da vecchi come il Joan Trapattoni quando, parafrasando un vecchio proverbio (risalente a quando Chioggia respinse l’assedio della Repubblica di Genova), disse il celebre “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”.

Le classifiche finali hanno rimesso in testa Germania e Gran Bretagna, come è giusto che sia, anche grazie all’assenza della Federazione Russa. Sorprendente la Grecia, con la speranza che non pensino di essere più forti di Spagna ed Italia. Ma merita una riflessione una Federazione – così duramente colpita dalla crisi economica (oggi solo 5 milioni di bilancio e 20 dipendenti, un quinto di quanto abbiamo noi) – sia riuscita a raggiungere questi risultati.

Dopo Monaco di Baviera, nel 2024 toccherà a noi. Spero che Roma ‘24, mentre sta ancora sfogliando la margherita sul “Diego Nepi si, Diego Nepi no” –, presente con una larga delegazione nella capitale della Baviera –, abbia preso utili appunti per quanto ha visto e sentito nelle sedute con la EA. La riuscita dei Campionati non è legata solo a quello che avviene all’interno dell’ottava corsia. Altrettanto importante è quanto succede oltre la ottava (nel nostro caso la … nona). Un esempio? A Monaco la mobilità cittadina (che non vuol dire solo trasporti per i partecipanti e per di più è un punto debole di Roma), la promozione e la comunicazione sono stati di primissimo livello, perché affidati a professionisti della materia, spesso neppure esperti di atletica.

Quello che mi lascia dubbioso è il cambio della data. E’ da verificare se un tale anticipo permetterà una partecipazione qualificata dei migliori atleti europei. Nel Nord Europa, Germania inclusa, in quella data non hanno ancora incominciato a gareggiare. Poi va considerato che i Campionati Europei significano un potenziale di diecimila turisti da tutta Europa ed all’inizio di giugno, con le scuole ancora aperte e le difficoltà di ferie in quel periodo, si rischia di perdere un terzo dei potenziali spettatori. A Monaco, anche se i dati non sono ufficiali, hanno venduto circa 250.000 biglietti fra sessioni mattutine e serali. Forse speravano di più ma la pioggia non ha aiutato. Anche per i prezzi molto alti: al mattino da 20 e 50 euro, al pomeriggio da 50 a 150 euro! Comunque dovrebbero aver incassato fra 15 e 18 milioni di euro. Il bilancio di Roma prevede 5 milioni.

Vedremo e vigileremo.

 

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