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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Rospi e formiche a colazione

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Lunedì 22 Agosto 2022

 

paltrinieri-ostia 


“Dalla valle del fuoco in Nevada, fra pietre azteche ed una fastidiosa barista che, pur non avendo visto le dirette televisive dell’ultimo europeo in atletica, pretende di farci mangiare a colazione rospi e formiche.”


Oscar Eleni

Ci ha visto un po’ alterati mentre raccontavamo ai viandanti in mezzo a quell’arenaria rossa che in RAI, al momento decisivo della corsa sui 10.000 metri con il gattino Crippa in caccia del vecchio eritreo norvegese, per non ritardare di cinque inutili minuti un TG sempre uguale nel prenderci per i fondelli, non soltanto in politica, ha “consigliato” il passaggio sulla rosperia di RAI-Sport dove, peraltro, il robot che ci ha intossicato per tutta la settimana bavarese doveva ricordarci prodotti che, lo giuriamo, non compreremo mai, anche se fossero davvero utili o, magari, pure buoni. Eh no.

Oltre al canone volete anche farci spendere una cifra per andare dallo psicanalista a cui dovremo raccontare queste giornate infernali nella meravigliosa eurolimpiade bavarese che faceva una bella guerra con il nuoto illuminato a Roma dove un pappagallo ci ha ricordato almeno venti volte che l’europeo si svolgeva nella più bella piscina del mondo dove, per una fortuna che Sport e Salute non meriterebbero, per un successo che appare indigesto soltanto a chi dovrebbe abbracciarsi col Barelli anche se non è proprio mister simpatia, per le molte vittorie italiane veniva suonato “ il più bell’inno del mondo”.

Sarà il rigurgito nazionalista del momento mentre la macchina mangiasoldi del pallone distrugge e costruisce storie sempre legate a questo atroce mercato mai chiuso dove vai dormire con un compagno che il giorno dopo farà le valige per altra destinazione. Un giochetto malvagio pagato, quasi sempre, dagli allenatori più che dai manager. Una stagione a singhiozzo dove i preparatori atletici diventeranno matti, per non parlare dei tifosi, anche quelli che lo sono già per vocazione affollando le curve dove i capibastone ricavano il loro pane quotidiano con caviale o anche uova di lompo.

In questa confusione meglio il Nevada che l’appuntamento del lunedì che riprendiamo a bocce ferme, aspettando che pallavolo e basket tornino ad occupare spazi diversi dalle brevi di questi giorni visto che i primi faranno il mondiale e i secondi cammineranno fra spine di qualificazione mondiale ed europei partendo proprio dalla Lombardia, prima Brescia, poi Milano.

Ma torniamo alla Monaco bavarese dell’atletica che ha visto l’Italia chiudere con 11 medaglie, ma, ci fanno notare dove vorrebbero soltanto lodi, con un punteggio squadra da terzo posto, basato sui finalisti, superiore alla Spalato 1990 dove i russi, però, c’erano. Piccole scaramucce nel paese che si è incantato quasi più per Crippa mano di Dio che per Jacobs, soprattutto adesso che il bravissimo Camossi, guida, guru, ha iniziato, usando come megafono la Gazza dove, in alcuni giorni, fra i risultati non trovavi gli italiani eliminati, facendo capire che la direzione tecnica aveva una vera colpa per la rinuncia del nostro campione, lasciando in braghette un quartetto inventato sul momento e poi messo fuori dal ricorso dei turchi che, correndo poi da soli il recupero, hanno fatto meglio.

Bersaglio il La Torre che prima di Tokyo aveva già un piede in fonderia? Magari il Di Mulo che pure stavano portando in trionfo per il bronzo delle velociste con quartetto ritoccato benissimo all’ultimo minuto con la bergamasca Pavese, pivot dello sprint alta un bel metro e ottanta? Lo sapremo nei prossimi giorni. Forse. Brace sotto la cenere dice la formica finita nella colazione insieme al rospo antipatico.

Europeo con la tagliola delle notturne che alterano i rapporti fra chi scrive e chi deve far andare il giornale in edicola, malattia del basket che infatti riprenderà con la supercoppa in notturna vera. Maledetti bavaresi non potevate anticipare di un’ora? Forse no, visto che sul territorio si davano titoli per tanti sport, anche se noi non siamo mai riusciti a digerire il beach volley, senza italiani, al posto di quello che volevamo vedere allo stadio dei ricordi atroci e meravigliosi, magari soltanto in qualificazione o sul campo di riscaldamento. Colpa e mania nostra, diranno i tifosi della ginnastica, della canoa, del ciclismo su strada e in pista. Vero e confessiamo che soprattutto la ginnastica ci ha dato belle emozioni e anche un tormento con quella frattura per una delle gemelle meravigliose.

Europeo dove sognavamo 13 medaglie e ce andiamo con 11, settimi nel medagliere dove la Spagna non ci ha sorpreso mentre la Grecia, quarta seppure con 6 medaglie meno di noi, segnala che la fine della crisi proporrà altre novità dal Pireo.

Europeo dove ci siamo quasi sempre rifiutati di fare paragoni storici, considerando il campo di gara attuale e quello certo molto più forte del passato, senza esclusioni come oggi per guerra o doping. Proprio sull’oro dei 10.000, ci è stato fatto notare, non abbiamo ricordato il trio dorato che ha preceduto Crippa. Lo abbiamo fatto volontariamente, senza mancare di rispetto a Cova, Mei o Antibo perché sappiamo bene, soprattutto dopo la finale di Stoccarda 1986, cosa succedeva alla fine della volata dove il presidente federale attuale batteva l’odiato Cova e Salvatore Antibo. Guerre di religione che oggi sembrano dimenticate dagli stessi che le accendevano e sulle quali costruivano teoremi al veleno lasciando segni anche oggi se Rondelli, che pure qui ha presentato la nostra miglior maratoneta, viene sempre nascosto nei ricordi e nelle ricostruzioni che, per fortuna riesce a fare Panetta reinventato nella Pro Patria di Mastropasqua anche se poi scelse altre strade, altre voci, altri allenamenti.

Comunque ce ne siamo andati a dormire contenti per i giovani che abbiamo visto sbocciare, da Arese a Barontini, da Riva alla Pavese, alla stessa Dossò, infelici soltanto per il flop di Vallortigara e Fassinotti, felici per Dalla Valle e Bocchi, curiosi di sapere cosa farà il velocista Diego Aldo Pettorossi figlio di un ex giocatore di basket adottato a Porto San Giorgio, cresciuto nell’Olimpia, protetto dalla Bruna Heidemprgher quando Roggiani lo inseguiva per le scale in via Caltanisetta, un bel giovane nato a Bologna dove il padre, arrivato fino alla serie A con Milano, è diventato allenatore. Certo che siamo entusiasti di Tamberi e crediamo davvero nella nuova strada sui 200 del Tortu medaglia di bronzo. Viva Dester e anche la Gerevini che hanno vissuto i loro giorni di felicità e progresso in uno stadio dove gli specialisti delle prove multiple, contrariamente all’Italia, sono considerati eroi a prescindere. Niente da dire a Stano, capiamo che non è facile recuperare quando si è in mezzo a troppe feste ed esami. Molto da dire invece nel fare i complimenti alla Trapletti che a 37 anni sogna persino Parigi.

Lasciando perdere i rimproveri per chi ha fatto meno del previsto, riconoscendo ad Ala Zoghlami il sacrificio per favorire le due medaglie nelle siepi di Abdelwahed e del gemello Osama, proviamo con pagelle bavaresi legate alla Roma imperiale del nuoto e dei tuffi.

• 10 A CRIPPA oro dei 10.000 che ci ha forse emozionato più dei califfi che aspettavamo con ansia anche se lo stesso voto lo meritano Tamberi e, con un meno per il guaio che ha inguaiato la staffetta, del caro Jacobs, nella speranza che gli anelli al matrimonio degli abbracciati di Tokyo li porti proprio la mano di Dio del Crippa trentino.

• 9 A PALTRINIERI, ACERENZA, MARTINENGHI, CECCON, PANZIERA, QUADARELLA, insomma tutta la banda dorata del nuoto che ci ha trasmesso elettricità positiva e scatenato una squadra di tuffatori quasi feroce come il gruppo, uomini e donne, che ha dominato fra le onde in acque libere mentre volavano ombrelloni e isole d’arrivo.

• 8 Alle VELOCISTE uscite dal nulla, brave a restare nella zona cambio anche se poi gli spagnoli hanno protestato, brave a crederci mentre le favorite di Francia e Gran Bretagna uscivano dalla scena. Una cura per dimenticare i pasticci della 4x100 reinventata dopo la rinuncia di Desalu, la forzata assenza di Tortu che doveva fare la finale dei 200, i polpacci ribelli di Jacobs.

• 7 Al paziente professor LA TORRE, sindacalista per buone cause, studioso, per uno sport sano dentro, che in conferenza stampa si è preso tutte le colpe per le controprestazioni di quelli che hanno sbagliato gara e giorno.

• 6 Un voto da capovolgere con tante lodi per chi come DUPLANTIS, la meravigliosa BOL dei tre ori, WARHOLM, INGEBRIGTSEN, i lanciatori, THIAM, saltatrici come ROMANCHUK, le giovani dell’alto, la giavellottista greca hanno ridato speranze alla Vecchia Europa dopo il mondiale mezze luci.

• 5 Al BASKET che si agita anche nelle amichevoli, qualcuna buona altre meno, nel momento in cui Gianmarco POZZECCO scopre la durezza del ruolo quando deve congedare Della Valle, MVP del campionato, con la stessa motivazione, scelta pensando alla funzionalità della squadra, che usò TANJEVIC quando lo escluse dall’euro vinto a Parigi.

• 4 Alla TECNOLOGIA, AI GIUDICI e STARTER dell’Europeo tedesco per aver tormentato non soltanto gli atleti. Ai lanci sembravano davvero di una ferocia fuori luogo.

• 3 Al caro CAMOSSI che amavamo quando gareggiava, che ammiriamo per il lavoro che sta facendo con JACOBS perché queste accuse sul flop della staffetta, sulla mancata tutela del campione olimpico, del mondo indoor ed europeo, ci sembra un tiro al piccione immeritato per chi dirige una squadra così complessa.

• 2 A MALAGÒ e BARELLI, insomma il CONI e la FEDERNUOTO, per essersi quasi evitati nello splendore di un europeo che è andato davvero bene, forse anche oltre le aspettative.

• 1 Alle INTERVISTE dopogara dove in troppi giustificavano prove non all’altezza, dove in molti recitavano, ben truccati, parti che avrebbero dovuto interpretare meglio sul campo, pur riconoscendo alla intervistatrice la santa pazienza che noi non avevamo quando spuntavano i battuti e sparivano i risultati.

• 0 Alla RAI che merita il massimo elogio per aver dato tutto dell’eurolimpiade bavarese, della festa natatoria romana, ma qualcuno dovrebbe riflettere su come sono state sballottate le gare, le voci per telegiornali o pubblicità che alla fine, siamo sicuri, hanno persino irritato i pochi che guardavano il notiziario e si incantavano sugli uccellini di Del Piero.

• 0 Scarabocchio alla FIDAL perché l’Annuario – che mi sarebbe servito per le mie cazzate sul Giornale – è arrivato alla fine dell’Europeo.

FOTO ANDREA MASINI / DBM

 

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