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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
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Piste&Pedane / La Torre: mi do un voto alto

Domenica 21 Agosto 2022

 

mei-monaco22 


Per Stefano Mei, Monaco 22 si chiude con un bilancio positivo, anche se è mancato l’aggancio preventivato a Spalato ’90. Soddisfacenti i 30 finalisti e alcuni giovani di qualità, ma resta vivo il malumore per l’eliminazione della 4x100.

Daniele Perboni

Fine Campionati o quasi. All’appello manca l’ultimo pomeriggio, con due sole possibilità di medaglia: Elena Vallortigara nell’alto e Yeman Crippa nei 10.000. Come di consueto il presidente di turno raduna i media presenti per un bilancio finale. Nel 2018 a Berlino, finiti con soli quattro bronzi (Palmisano, Rachik, Crippa, Chiappinelli), la conferenza stampa scatenò l’ira funesta di un pelide che, anche se non si chiamava Achille, era pur sempre un uomo pesante, tecnico dei giovani, e oro olimpico di maratona ai Giochi di Atene 2004. Un certo Stefano Baldini, ora commentatore, e tanto altro, di SKY per l’atletica.

In questi giorni siamo sempre in Germania, un po’ più a sud. Precisamente in Baviera e all’incontro con la stampa si presentano Stefano Mei, presidente FIDAL, e Antonio La Torre, Direttore Tecnico. Atmosfera rilassata. La situazione non è così drammatica come quattro anni addietro. Gli ori “pesanti” di Jacobs e di Tamberi, oltre alle altre medaglie sin qui messe in saccoccia, permettono una riflessione tranquilla. L’unico gomitolo da sbrogliare, guarda caso, è la mancata qualificazione alla finale del quartetto campione olimpico, con l’innesco del neo campione continentale dei 100 e del suo rifiuto di correre la batteria. 

«Il bilancio è assolutamente positivo – attacca sicuro Mei – Abbiamo avuto la conferma che i ragazzi stanno crescendo, anche se qualche falla c’è stata. Ma portando così tanti atleti era inevitabile. Tutti “ci hanno provato”, sull’onda delle cinque medaglie olimpiche. L’esempio è stata la gara di Pietro Arese (1500). Il ragazzo ha buttato il cuore oltre l’ostacolo nonostante avesse a fianco grandi campioni. Insomma – prosegue – in generale sono molto soddisfatto. Non posso nascondere, comunque, che mi dispiace non aver migliorato il risultato di Spalato (1990), dove conquistammo 12 medaglie».

Sempre nebuloso il “caso” Jacobs. Molte le versioni circolate e circolanti. Quella ufficiale, parole di Stefano Mei, dice di un Jacobs che «Sta bene e si sta sottoponendo alle terapie del caso ed è per questo che ha preferito evitare di scendere in pista, anche se voleva correre, mentre Camossi avrebbe preferito schierarlo solo in finale. Sicuramente abbiamo commesso degli errori. Smentisco ogni scollegamento fra la Federazione e il settore tecnico. E non dimentichiamo che in questa stagione ha sempre rincorso gli avvenimenti per esserci e non per evitarli».

A proposito interviene anche La Torre: «Molti si chiedono come mai non avevamo un piano B. Potrei star qui ore a spiegarvi il nostro piano A, B, C e D. Eravamo preparati ad alcuni avvenimenti, ma non a tutti. Per esempio esiste il regolamento che ti obbliga quando sei in camera d’appello, entro cinque minuti, a scegliere il componente in quel momento impossibilitato a correre. Nessuna responsabilità di Filippo Di Mulo, un tecnico sino allo scorso anno considerato un genio e ricercato da altre nazioni. Improvvisamente è diventato uno che non capisce?». 

«Voglio precisare – continua Antonio La Torre – che questo Europeo in calendario viene un mese dopo il Mondiale, mentre Spalato era l’unico grande evento dell’anno. Abbiamo dimostrato la consistenza della squadra, non si è sbriciolata. Da studente mi do un voto alto. Sono soddisfatto. Ora dovremo ripeterci e riproporre l’identica situazione fra due anni, a Roma (Europei di Giugno) e a Parigi (Olimpiadi d’Agosto) ed essere sempre insoddisfatti per poter crescere ulteriormente. Siamo diversi di come eravamo a Berlino ed imparare dai nostri errori e non ripeterli”.

“Se qualche cosa non è andata come previsto – prosegue – la ‘colpa’ non è degli atleti: è solo mia. Mi prendo tutte le responsabilità. Indubbiamente diverse situazioni vanno riviste e sottoporre ogni gara ad una dettagliata analisi. Per esempio non abbiamo giavellottisti/e pesiste in grado di primeggiare e per quanto riguarda la maratona diverse situazioni vanno riviste, ma Aouani e Faniel (assente per infortunio) sicuramente sono pronti per buoni risultati. Meucci? Un gran bravo ragazzo e campione, ma l’età (36 anni) non è dalla sua parte. Pippo (Tortu), un altro che “sta menando le danze”, sta maturando e l’anno prossimo la distanza con il resto del mondo sarà minore. Per quanto riguarda i quattrocentisti dovremo capire il perché non reggono più turni. Sta a noi comprendere il meccanismo. Attenzione, se diamo uno sguardo alla classifica a punti, e non al medagliere, potremo capire meglio il nostro contesto: con 30 finalisti attuali, ce la giochiamo con la Spagna».


Spagna che nel medagliere ci surclassa con 3 ori, 3 argenti e 3 bronzi, mentre la classifica citata da La Torre è capeggiata dalla Gran Bretagna (199,5 punti), davanti a Germania (177), Italia (122,5) e Spagna (119).

Insomma, pare che la situazione sia piuttosto rosea e che ci attende un futuro luminoso e sorridente, con pochi bassi e molti alti. Giusto vedere il bicchiere mezzo pieno, ma conoscendo il DT siamo sicuri che pubblicamente, per dovere istituzionale, metta in evidenza le cose migliori, trascurando un poco il peggio e il malumore che cova sotto la cenere.

Già si mormora, ma ne dubitiamo, che non arriverà a fine anno. I soliti maligni. 

FOTO FIDAL GRANA / FIDAL.


 

 

 

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