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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Il filo rischioso del discorso

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Sabato 20 Agosto 2022

 

tv-ripresa 


La tv mostra, non narra, se per narrazione si intende un apparato di cronaca, di critica, di investigazione. Il rischio, che spesso si trasforma in realtà, è che il racconto diventi un banale resoconto, contrappuntato da banali interviste.

Giorgio Cimbrico 

“E se per un caso del destino essi sbarcassero, li fermeremo su quella linea che i marinai chiamano del bagnasciuga”. Confondere il bagnasciuga con la battigia capitò al Duce nell’imminenza dello sbarco alleato in Sicilia ed è capitato anche al telecronista RAI per le gare di nuoto in acque libere, sul litorale di Ostia. Per carità, sono piccole cose, come dire – passiamo all’atletica – che Harald Schmid era della DDR mentre il baffuto tedesco federale era nato in Assia. E anche questo, cittadini, è un piccolo errore che non rende gli autori di questi umani errori meno onorevoli. 

Quel che però segna la linea di confine tra chi scrive – o prova a farlo – e chi commenta è profondo. Una televisione, sia essa pubblica o privata, paga per mandare in onda un evento – e noi a nostra volta paghiamo per vederlo – e così non può svilirlo svelando il livello delle componenti, vale a dire tutto quel che riguarda le gare, i protagonisti, le ambizioni azzurre più o meno a segno. 

Le medaglie sono sempre definite “meravigliose” anche quando una riflessione sarebbe necessaria. Un esempio è fornito dalle siepi. Era una finale modesta, da portare a casa con un gioco di squadra abbastanza agevole: tenere un ritmo sufficientemente alto per “strozzare” i più pericolosi e lanciare uno del trio verso il successo. Di questo schema di gara è nato un pallido tentativo che ha permesso a Topi Raitanen, un “suomi” da 8’22” di conquistare il titolo. Un oro buttato malgrado la prorompente gioia di Ahmed Abdelwahed che dopo aver guardato la finale mondiale da spettatore non pagante, aveva in mano le carte vincenti. Mei-Cova-Antibo e Baldini-Goffi-Modica tengono duro. 

Ecco, quel che stiamo raccontando non può essere raccontato in tv, così come è d’obbligo fermarsi sulla superficie dell’affaire che sta tormentando vertici federali e direzione tecnica, sino alla produzione di un comunicato di ringraziamento a Jacobs che pare uscito da un minculpop. Anche il più ingenuo tra gli aficionados si sta chiedendo cosa è avvenuto a una staffetta che dall’oro olimpico è passata attraverso due esclusioni, una cocente, una ustionante. D’accordo, può capitare: anche la Nazionale di calcio ha perso con la Macedonia del Nord ma questo è un caso un po’ diverso, più delicato.  

La tv mostra, non narra, se per narrazione si intende un apparato di cronaca, di critica, di investigazione, quando è necessario. Il rischio, che si trasforma in realtà, è che il filo del racconto diventi un banale resoconto, contrappuntato da banali interviste (Pippo Tortu a parte: osanna alla sua sincerità), in cui l’unico aspetto che conta è la presenza azzurra. Eppure di belle storie ce ne sono: Mykolas Alekna, Femke Bol. Oppure sono le belle e basta: Lieke Klaver. 

Comunque, quando manca poco alla fine, si è costretti a parafrasare un’altra frase del mascellone di Predappio, non (non in neretto) stiamo spezzando le reni alla Grecia, nel medagliere davanti ad Azzurra che, mettendo in fila le percentuali, deve confidare in Yeman Crippa, Elena Vallortigara e Simone Barontini. Sufficiente che uno – o una – faccia il colpo e sarà sorpasso, necessario che lo facciano tutti e tre per eguagliare Spalato a quota 12. Ma quell’Europa, diciamo tra noi vecchi, teneri e nostalgici, era molto diversa. 

Roma 2024: si sente già parlare di peso al Colosseo, di giavellotto al Circo Massimo, di alto non ho capito bene dove. Per i 100 suggerisco il Corso, dove si sfidavano cavalli (i corsieri, appunto) con gran concorso di popolo. Tra gli spettatori, al balcone, Letizia Ramorino, mamma di Napoleone, e un’ormai sfiorita Paolina. 

 

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