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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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Piste&Pedane / Quando eravamo nella vera eta' dell'oro

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Sabato 6 Agosto 2022


4x100-tokyo


Per ricordare la vittoria di Tokyo, riproponiamo un estratto di quanto pubblicammo quel giorno di un anno fa, un venerdì. Una bella storia da raccontare ai nipoti: quando l’atletica italiana andò ad un’Olimpiade e ne tornò con cinque pesanti medaglie d’oro al collo. Sembrava una favola, ma era tutto vero. Anche se occorrerà tempo per valutare e interpretare.

Gianfranco Colasante

L’ossessione del foglio bianco: che cosa potremmo scrivere di sensato dopo aver visto la nostra staffetta veloce strappare con i denti il titolo olimpico? Diciamocelo, dopo il record nazionale in batteria (37”95), ci baloccavamo con l’ipotesi/speranza di un piazzamento medio-alto-alto, ma la ragione finiva per prevalere e andare oltre pareva assurdo. Vero che gli americani avevano pensato ad escludersi da soli, ma c’erano tutti gli altri, i giamaicani, i più veloci del giorno prima, e poi gli inglesi e i canadesi e gli imprevedibili giapponesi che avevano già corso in 37”36.

E poi, … ipotesi e timori fino allo schieramento della finale: dalla quarta all’ottava corsia Canada, Giamaica, Gran Bretagna, Cina e Italia. E poi lo sparo liberatorio quando tutto si è sciolto in una frenesia montante.

Il quartetto azzurro è quello collaudato da Filippo Di Mulo: l’esordiente Lorenzo Patta regge il ritmo con cambio quasi perfetto con Jacobs cui si chiedeva di sostenere l’ossatura della squadra con la sua esperienza. La seconda è la frazione più lunga e Marcell la percorre alla grandissima, ma nessuna meraviglia, è lui il campione olimpico dei cento. Il cambio con Desalu ha qualche increspatura col testimone strappato quasi di forza, ma in curva “Fausto” si trasforma, accumula un vantaggio importante e piomba alle spalle di Filippo Tortu, seppure con l’impressione di schiacciarlo, lanciandolo in seconda posizione.

Il momento clou è proprio il duello, meglio la rimonta, di Tortu su Nethaneel Mitchell-Blake che ha avuto in dote dai suoi circa un metro di vantaggio. Dirittura da tutti in piedi e cuore in gola, svantaggio che Tortu – mai apparso così sciolto e potente –, rosicchia falcata su falcata, centimetro su centimetro, ottanta metri che non finiscono mai, fino a conquistare quel centesimo – 37”50 a 37”51 – che separa la splendida solitudine dei numeri uno dall’anonimato dei secondi.

Al traguardo arrivano solo in sei e in cinque vanno sotto i 38”, tutti al record nazionale (come gli azzurri) o allo stagionale. Il Canada di de Grasse – che da Tokyo esce con tre medaglie – è terzo in 37”70, poi la Cina (37”79) e, più lontana, la Giamaica (38”12) che ha vissuto epoche migliori. Stupore, entusiasmo e lacrime. Quinta medaglia d’oro e campioni olimpici anche con la 4x100!

Per trovare la nostra ultima presenza in una finale a cinque cerchi bisogna risalire a Sydney 2000 quando gli azzurri furono settimi (38”67) e addirittura al periodo 1984-1988 quando Tilli e Mennea finirono a ridosso del podio. L’ultima medaglia, un bronzo, porta la data del 1948; ancora più lontani si collocano l’argento del 1936 alle spalle degli USA di Jesse Owens e il bronzo di Los Angeles 1932.

Superflui i confronti recenti con Rio o con Londra, quando in pista c’era ancora Usain Bolt. Anche se Track&Field News non ci prendeva neppure in considerazione in sede di previsioni, infilando nei primi 10 Sud Africa, Brasile, Olanda e … Turchia, oggi le cose sono cambiate: signori, ora lo sprint mondiale abita dalle nostre parti. E che americani e inglesi se ne facciano una ragione. Senza isterismi e senza adombrare malignità e sospetti.

Una bella storia da raccontare ai nipoti: quando l’atletica italiana andò ad un’Olimpiade e ne tornò con cinque pesanti medaglie d’oro al collo. Sembrava una favola ma era tutto vero e resterà nella storia. Era quella la nostra vera età dell’oro.

 

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