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Duribanchi / Tutti i guai della Ferrari. Che fare?

Martedì 2 Agosto 2022


binotto

Alla fine Binotto si prende tutte le colpe. Ma questo non cambia la situazione: la Ferrari non vince. La Ferrari delude. La Ferrari ad ogni GP illude: salvo poi naufragare. Non c'è una sola cosa che “non va”. E piacerebbe capire di cosa si tratti.

Andrea Bosco

Mattia Binotto, affermano, è un uomo perbene. Mattia Binotto è un tecnico di acclarata professionalità. Peccato abbia un “muretto” inadeguato. Peccato abbia una squadra (a Modena e in pista) che sembra non comunicare. I misteri della F1 sono numerosi. La power unit, la centralina, le gomme, bianche, gialle, rosse. E poi la mitica “temperatura”. E l'altrettanto mitica “pioggia”. E millanta altre bubbole per lo più incomprensibili ma che non giustificano i fallimenti a ripetizione della Ferrari.

Il motore che implode in pista, gli errori dei piloti (che saranno anche predestinati ma che in gara sovente sembrano dei ragazzotti sul go-kart), la famosa “strategia”: vigliacca la miseria se una volta, una, gli strateghi della Rossa ne azzecchino una. E poi i pit stop, il cambio gomme, sempre più lento rispetto al “cambio” degli avversari. E la “partenza”. Anche quando la Ferrari si presenta al via davanti, c'è sempre chi parte meglio.

La macchina è competitiva. Ma sembra estrema. Adatta per le qualifiche e per il giro veloce, non per un passo gara decente. Ergo, com'è e come non è, tra le giustificazioni dei media amici e la rivalità tra i polli della scuderia di Maranello, alla fine vince sempre l'olandese volante. E vincono le Red Bull. Magari Verstappen è uno che sa mettere le mani sulla sua vettura meglio di quanto non sappiano fare Leclerc e Sainz. Magari i tecnici della Red Bull sono più competenti di quelli della Ferrari.

Alla fine Binotto (che ha sempre una giustificazione) da buon capo si prende tutte le colpe. Anche quelle che non ha e non dovrebbe avere. Ma questo non cambia la situazione: la Ferrari non vince. La Ferrari delude. La Ferrari ad ogni gran premio illude: salvo naufragare per i motivi più svariati. Quindi non c'è una sola cosa che “non va”. I motivi sono tanti. E piacerebbe sentire da Binotto di cosa si tratti. Tra l'altro ci si è messa di mezzo anche la politica. Pressato (in generale) dal voto del 25 settembre e da un competitor (Letizia Moratti), che gli sta sul collo in vista della rielezione (dovesse essere) il governatore (e dai con questa mania: sono presidenti di Regione, il “governatore” è altra roba) della Lombardia, Attilio Fontana, ha chiosato polemicamente sull'ennesimo fallimento in Ungheria della Ferrari: “Così non va. In vista del Gran Premio di Monza c'è da preoccuparsi”. Ma certo, presidente Fontana, che c'è da preoccuparsi. E non da oggi.

La classifica piloti piange e Verstappen (con merito) si allontana. La classifica costruttori vede la Ferrari in seconda posizione. Ma la Mercedes sta incalzando. Io non sono competente. Parlo da appassionato. Dico quello che vedo. Detesto quelli che crocifiggono il prossimo per qualche errore. Recita un adagio che “solo chi non lavora, non sbaglia”. Come dimostrano certi parlamentari, attivi solo con la pulsantiera in Parlamento. Ma mi hanno insegnato che tu puoi essere il migliore del pianeta. Ma se non porti risultati sei il “migliore” solo sulla carta. Ho visto nella mia modesta stagione calcistica, fenomeni da spiaggia che poi in campo non ti facevano mai vincere una partita. Anzi: te le facevano perdere.

Mattia Binotto è una brava persona. Ma se la Ferrari accumula castronerie la responsabilità non può che essere sua. Gli uomini li ha scelti lui. E se la responsabilità è sua, inevitabilmente, la Ferrari dovrà cercare un altro Team Principal. In grado di far funzionare la squadra meglio di quanto non sappia fare lui. E' come con gli allenatori nel calcio: ce ne sono di bravissimi, ma non proprio vincenti. Altrimenti uno come Zeman sarebbe diventato come Fergusson: una leggenda. Ma non funziona così.

Nello sport professionistico devi vincere. Altrimenti devi liberare l'armadietto. E se c'è uno sport diventato iper-professionistico, questo è la Formula Uno. Dove non sarebbe male che alcune regole fossero radicalmente cambiate. A meno che non piaccia quel “pronti via, mezzo giro, contatto, bandiera gialla, magari rossa e corsa sospesa”. Se vi piace questo andate alle giostre. Stanno (causa Covid) scomparendo. Ma qualche autoscontro lo trovate ancora. E: senza ombra di safety car.



 

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