Italian Graffiti / Un sottosegretario in cambio di tre ministri
Venerdì 29 Luglio 2022
Ha colto un po’ di sorpresa che la sottosegretaria con delega allo sport Maria Valentina Vezzali abbia annunciato il passaggio in Forza Italia, in vista delle elezioni che potrebbero portare il centro-destra alla guida del paese.
Gianfranco Colasante
Era scritto nel destino. Come ricorda quel gustoso siparietto di un lontano “Porta a Porta” – l’agone preferito da Silvio Berlusconi che vi aveva firmato il Patto con gli Italiani – quando Maria Valentina Vezzali, appena rientrata dal trionfo di Pechino, fioretto con dedica alla mano, si lasciò andare ad un adorante “presidente, io da lei mi farei veramente toccare, …”. Un’affermazione di fede senza riserve, appena temperata dalla precisazione di un imbarazzato Bruno Vespa: “In senso tecnico, … certo”. Era il 16 settembre del 2008. Un secolo fa in termini politico/sportivi più che temporali.
Non so quanto il ricordo di quella serata abbia o meno influito sulla scelta della sottosegretaria allo sport del dimissionario governo Draghi di tagliarsi i ponti alle spalle ed entrare – a medaglie spiegate – nelle fila di Forza Italia. Come dire la terza gamba della coalizione di centro-destra che, sondaggi alla mano, si appresta a governare il paese dopo il 25 settembre. Coalizione che, una volta approdata a Palazzo Chigi, casomai dovrà nominare un nuovo ministro per lo sport e (forse) per la gioventù. Avessi visto mai, in un paese a gioventù limitata come il nostro. E se possibile con portafoglio.
Scelta forse discutibile, certo in controtendenza, quella della signora Vezzali, considerato che proprio le accuse di complicità nella caduta di Draghi, avevano spinto i tre ministri Mariastella Gelmini (Affari regionali), Renato Brunetta (Pubblica amministrazione) e Mara Carfagna (Sud) a lasciare la corte del Cavaliere col viatico di un beneaugurante “riposino in pace”. Tanto che si fa fatica a credere che l’addio di questa pesante triade storica possa compensarsi con l’arrivo di una sottosegretaria, per di più in quota tecnica. E la cui investitura, secondo i maligni che non mancano mai nel paradiso della politica, sarebbe stata suggerita a Draghi dal leghista Giancarlo Giorgetti.
Ma questo appartiene al passato. Guardiamo avanti: “Dalla scherma ho imparato che devi agire nel momento giusto. E questo lo era.” La lapidaria affermazione al Corriere della Sera di Valentina che invece va sempre veloce e sa dove colpire: “Sono contenta di entrare a far parte di Forza Italia che interpreta al meglio i valori dello sport e offre spazio alle donne e ai giovani”. Interpreta al meglio i valori dello sport? E pensare che l’atleta paralimpica Giusy Versace, un’altra che se ne è andata senza rimpianti da FI, s’era chiusa la porta alle spalle con un misurato ed elegante “prendo atto della incompatibilità di valori”. Punti di vista.
Senza cadere nella tentazione dell’ironia, sempre possibile con questi assist, al riguardo dei giovani ricordo quel progetto-sport lanciato da Berlusconi all’inizio della sua parabola – “Milan Athletic Club” si chiamava, nato all’insegna di “una forte spinta sociale” – che, dopo oltre cento miliardi di lire spesi in cinque anni, ha desertificato in città volley, rugby e hockey ghiaccio. Poi, tanto per rammentare, venne lo Sport-Day del 2001 che almeno, se pure non produsse nulla, costò anche meno. Quanto alle donne, ritengo prudente astenermi.
Una carriera politica un po’ a singhiozzo, quella della sottosegretaria del governo Draghi, nominata il 12 marzo 2021. Un ritorno sulle scene dove era entrata già nel 2013 chiamata da Mario Monti nel governo costruito proprio sulle ceneri dell’ultimo Berlusconi. E in Scelta Civica per l’Italia, la formazione fondata dal professore che ce l’aveva tanto col calcio (forse perché ce l’aveva con Berlusconi) – Vezzali fece rapida carriera fino a diventare vice-presidente della formazione l’11 luglio del 2015. Ma la politica ha i suoi ritmi e le sue liturgie, e ti presenta il conto, tanto che di lì a poco – proprio “in disaccordo con la scelta di allearsi con Forza Italia in vista delle politiche del 2018”, chiariva il Corriere della Sera – il 30 novembre del 2017 la super-titolata olimpionica lasciava Scelta Civica per andare a rimpolpare il Gruppo Misto.
Tutto dimenticato, ora: è la politica, bellezza. Forza Italia è il mio futuro. Come andrà a finire questa volta lo vedremo presto. Già al momento delle candidature che dovranno essere concordate con Fratelli d’Italia e Lega /a FI ne andranno 42: difficile contentare tutti). E qui la sottosegretaria ha le idee molto chiare: “L’importante è essere entrata nella squadra giusta. Giocando insieme possiamo migliorare l’Italia”. Bisognerà vedere cosa ne pensano in FdI – dove la figura di riferimento per lo sport resta il deputato Claudio Barbaro, presidente dell’ASI, da sempre molto attivo sul fronte politico/sportivo – e nella Lega dove, a parte Giorgetti che potrebbe ambire ad altri ruoli ma allo sport tiene molto, il responsabile designato si chiama Luigi Mastrangelo, due metri di statura e quattro presenze olimpiche nella pallavolo. Senza dimenticare che nel cerchio magico di Forza Italia, subito dopo Tajani, siede il debordante e vincente Paolo Barelli. Tutti disposti a farsi da parte?
Resta solo da augurarsi che l’occasione – al di là dei nominativi e delle scelte – serva una volta per tutte a ridefinire la figura e il ruolo del ministro addetto al settore il quale, chiunque sia, – in questa selva di poltrone, tra Sport&Salute nominato dal M5S e Dipartimento sport da un lato e CONI e Federazioni dall’altro –, viene sovente a trovarsi su uno scomodo strapuntino. Per di più nel quadro di una organizzazione sportiva, come da noi, in costante sommovimento e senza obiettivi prioritari. Tanto che tra i tanti ministro dello sport è stato anche quel galantuomo di Graziano Del Rio, forse perché andava al lavoro in bicicletta, forse perché seguiva le attività sportive dei suoi undici figli, ma di certo con spirito di servizio e soprattutto suo malgrado. Capiterà ancora?
Intanto la crisi ha rimesso nel cassetto diversi dossier, dai promessi 80 milioni aggiuntivi alle Federazioni all’avvio faticoso dello sport alle elementari che dovrebbe partire proprio a settembre. Sperando vada meglio di quanto capitò al povero ministro Giancarlo Lombardi, un industriale prestato alla politica, che nelle scuole dei vari ordini – dalle elementari alle superiori – prevedeva l’introduzione di 18 ore tra attività pre-sportiva e sportiva. Si chiedeva sulla Gazzetta dello Sport il direttore Candido Cannavò: “Con quali strutture, con quali spazi, con quali finanziamenti, con quanti insegnanti in più? Restiamo commossi dinanzi alla improvvisa scoperta dello sport scolastico, alla tendenza a una sua valorizzazione educativa, allo sfondamento di un muro: ma le conquiste di civiltà e il progresso vero non si perseguono con le bacchette magiche ministeriali”.
Correva il lontano 28 febbraio del 1996. Temo che quelle domande, sempre attuali, anche questa volta resteranno senza riposte.
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