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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Piste&Pedane / Oregon 22 (4): Dall'Emilia con convinzione

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Lunedì 18 Luglio 2022

 

fraser-pryce 2 

Nella giornata del riscatto giamaicano, qualche sorriso anche per noi. Lo procura la solare ragazza di Fidenza che non ha mai smesso di credere a se stessa (e alla sua allenatrice). Un bel binonio per rilanciare un settore un po’ depresso.

Daniele Perboni

Alle prime ore della sera, dopo aver litigato con il mondo per una connessione quasi inesistente, conquisti l’agognato traguardo e, sorpresa, là in cima a quella colonna dove da sempre dominano personaggi dai nomi che ricordano saghe nibelungiche o cavalieri della steppa, leggi un nome familiare, che sa di pianura padana: Sarà Fantini. Per lunghissimi minuti la ragazzona nata a Fidenza e residente a Bologna per restare vicina al suo tecnico Marinella Vaccari, si ancora al 73.18 ottenuto al secondo lancio.

E anche noi ci crogioliamo nell’illusione di un nuovo miracolo italiano, dopo tanta sfiga piombata sulle spalle di Jacobs come una piaga d’Egitto. Purtroppo la figlia di “Cocco” Fantini, già finalista ai Giochi di Atlanta nel peso, non riesce a migliorarsi ulteriormente, dovendo così accontentarsi della quarta piazza. Gran risultato per un settore, quello azzurro, che da anni non offre grandi soddisfazioni. 

BELLISSIMO – Altre, invece, mordono come lupi affamati e lancio dopo lancio allungano la gittata, specialmente la canadese Rogers che, al terzo lancio dalla quinta piazza si porta in testa con 75.52, lasciando Sara al quarto posto, da dove non riuscirà più a schiodarsi. Come morsa da uno scorpione, la padrona di casa Brooke Andersen decide che non è più tempo di gigioneggiare. Al quarto lancio si riporta in testa con 77.42, quindi continua ad allungare con 77.56 e 78.96. L’altra americana Kassanavoid si accontenta del bronzo (74.86).

«È stato bellissimo, sono veramente contenta di come sono andate le cose – racconta la Fantini nel dopo gara – Visto che l'appetito vien mangiando, ad un certo punto ho fatto un pensierino alla medaglia di bronzo, ci ho creduto fino in fondo, ma va bene così. Sono felice del modo in cui ho gestito sia la qualificazione che la finale. La svolta? Nella testa, ne sono convinta, la testa aiuta a superare i limiti del corpo. E ora non vedo l'ora di affrontare gli Europei, con la miglior misura d'iscrizione».

Nella storia azzurra del martello ai Mondiali, Sara Fantini porta il tricolore tra le prime otto per la quinta volta. L’ultima a riuscirci fu Silvia Salis a Daegu, nel 2011, mentre il precedente miglior piazzamento è il settimo posto di Clarissa Claretti a Osaka 2007. Da notare che il quarto posto di Sara Fantini è il miglior risultato di una lanciatrice azzurra nella storia dei Campionati del Mondo (in precedenza, il quinto posto di Zahra Bani nel giavellotto a Helsinki 2005).

Il peso di Nick Ponzio non va oltre 20.81 che, in una lotta fra Titani, non gli consente di andare oltre il nono posto. Rimanderà l’apprendimento della lingua italiana a data da destinarli, visto che aveva promesso, se saliva sul podio, di iniziare a studiarla. Rimanda tutto agli Europei di Monaco, manifestazione che potrebbe essere più abbordabile. Sulla pedana di Eugene si ripete il dominio statunitense: 1. Crouser 22.94/record campionati (22.21, 22.71, 22.58, 22.16, 22.94, N); 2. Kovas 22.89/record stagionale (22.63, N, 22.17, 22.16, 22.89, 22.42); 3. Awotunde 22.29/record personale, 4. Romani (Bra) 21.92.

SORRISI – La giornata non offre altri sorrisi azzurri. In pista i quattrocentisti Re (46”49), Scotti (46”46) e Alice Mangione (52”72) tutti out. Non comprendiamo la scelta tecnica di far disputare alla siciliana dell’Esercito due 400 nella giornata d’apertura (staffetta mista) e la gara singola. Il tutto nell’arco di tre giorni. Non era disponibile nessun’altra specialista per la mista? Eppure figurano convocate altre sei ragazze in funzione di questa prova: Chigbolu, Lukudo, Polinari, Trevisan, Troiani e Bonora. Tutte colpite da improvvisi malesseri? Misteri gloriosi, …

Fuori, 11”28/+04, come ampiamente previsto, la Dosso nella terza semifinale dei 100, a cui non si chiedeva altro di correre sui suoi livelli cronometrici stagionali. Non è successo, peccato. Ai fini dell’accesso in finale non sarebbe cambiato nulla, neppure migliorare il record italiano (11”14). L’elvetica Kambundji è stata ripescata con l’ultimo crono utile fissato a 10”96, poi finita quinta in finale con 10”91.

GIAMAICA 1-2-3 – Proprio in questa specialità la Giamaica è tornata padrona, con la tripletta di Fraser-Pryce (10”67 record dei campionati), Jackson (10”73, record personale), Thompson-Herah (10”81). Alla britannica Asher-Smith non è bastato eguagliare il primato nazionale (10”83) per salire sul podio (quarta). E con questo fanno salgono a dieci i titoli iridati, fra 100, 200 e 4x100, di Shelly-Ann Fraser-Pryce (il quinto nei 100). Sono passati quasi 14 anni dal suo primo titolo internazionale – i 100 alle Olimpiadi di Pechino 2008 – ma la Fraser-Pryce continua a correre nella storia. «Non riesco nemmeno a immaginare il numero di volte in cui ho avuto battute d'arresto e mi sono ripresa. E sono di nuovo qui. Continuo a ricordare a me stessa che a volte non è perché non ne hai la capacità, ma non è il momento giusto. Oggi era il momento giusto».

Questi 100 iridati diventano i più “profondi” di sempre: sette delle otto finaliste sono scese sotto gli 11 secondi, con i migliori tempi di sempre per il quarto, il sesto e il settimo posto.

IN BREVE – 1500: Spagna batte Italia 3-0. Nel senso che in finale troviamo gli iberici Garcia, Fontes, Katir, con la prospettiva di portarsi a casa un medaglia. Probabilmente la meno nobile, ma è pur sempre un segnale di vitalità. Mentre albeggia arriva la sorpresa del bronzo di Martinez (13”17) nei 110 ostacoli, in una gara vinta dallo statunitense Holloway (13”03) ma privata di due possibili vincitori: il giamaicano campione olimpico Parchment (ginocchio contro un ostacolo nella fase di riscaldamento, quando già erano in pista) e lo statunitense Allen incappato nella squalifica per falsa partenza (un solo millesimo: 0.099).

ULTIME DA JACOBS – Marcell è stato costretto a rinunciare alla sfida nei 100 contro Kerley che stava cercando una rivincita dopo la confitta alle Olimpiadi di Tokyo. Ma qualcuno, l’AIPS Media, ha comunque trovato un dettaglio che unisce i due. Oltre la passione per lo sprint, i tatuaggi: qui Kerley vince 12 a 7. Anche il canadese De Grasse, campione olimpico dei 200 e terzo nei 100 di Tokyo, ama molto farsi disegnare la pelle, ma sembra un dilettante al confronto. Ne conta solo 5.

 

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