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I sentieri di Cimbricus / Eugene: piu' dubbi che certezze

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Mercoledì 13 Luglio 2021


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Saranno Mondiali in tono minore dopo i fuochi d‘artificio in Giappone? Possibile, a giudicare dalle condizioni dei presenti, non solo fisiche. Tanto che pare che Eugene sia solo una tappa sulla via di Monaco.

Giorgio Cimbrico 

Dopo aver navigato in un mare della felicità e aver rimesso in circolazione –, per intervento presidenziale –, l’etichetta “Età dell’Oro”, l’atletica italiana ha più domande che risposte, più dubbi che certezze all’esordio dei primi azzurri (Gian Marco Tamberi e Marco Fassinotti) nelle qualificazioni del salto in alto, venerdì sul far della sera, la mattina a Hayward Field, Eugene. 

I magnifici sette di Tokyo 2021 saranno sei (Antonella Palmisano è stata fermata da un’infiammazione all’anca) e l’incertezza ha la meglio sulle condizioni di Tamberi e quelle di Marcell Jacobs risanato. Tamberi ha problemi di stacco (la gamba è stata esaminata dall’illustre traumatologo bavarese Muller Wohlfarth che rimise in sesto molti calciatori e Usain Bolt) e di distacco (dal padre Marco) che, dopo intervento dei vertici federali, seguirà da bordo campo Gimbo che insegue l’unica corona che manca alla collezione. Due fattori beneauguranti: in Oregon, a Portland, sei anni fa, vinse il mondiale indoor e il livello della gara che va ad affrontare riporta a competizioni di quarant’anni fa: con 2,31 alla prima il podio è quasi certo. 

La vicenda di Jacobs è nota, puntata dopo puntata, come una buona soap opera: i disturbi intestinali a Nairobi, il ritorno a Savona con danni tra bicipite e gluteo, le rinunce a Roma e Oslo, la mediocre e rigida doppia esibizione ai campionati italiani, il timore di rischiare che gli ha fatto evitare l’ultimo test, a Stoccolma, la partenza anticipata per l’Oregon: a Portland, quartiere di Beaverton, la città del castoro: allenamento e fisioterapia al centro Nike che significa vittoria. “Sapremo all’ultimo momento”, sono state le parole all’osso del DT Antonio La Torre che raccomanda di non farsi trascinare negli irati flutti dell’isteria se le cose andassero maluccio. L’ultimo successo azzurro, Beppe Gibilisco nel 2003, è di uno ieri molto lontano. Dopo l’ubriacatura di Tokyo, qualcuno deve aver perso le coordinate.

Quell’ultimo momento si è avvicinato ed è passato: nella notte tra venerdì e sabato le batterie. Vasta gamma: corre per la finale? corre per una medaglia? per il miracolo? Riflesso possibile e realista: senza Jacobs la staffetta vittoriosa a Tokyo quante chances ha? 

Filippo Tortu non è così indietro sui 200: il 20”15 di la Chaux de Fonds lo ha trasportato al sedicesimo posto tra gli iscritti, già in una virtuale semifinale. “Ai Mondiali di Doha – dice Salvino, padre e allenatore – sui 100 si presentò attorno al 40° posto e strappò un posto in finale”.  

Massimo Stano, olimpionico della 20 km, affronta la novità nata dalla sforbiciata data alla terribile 50: la 35km è una creatura strana, due ore e mezza da affrontare con una strategia diversa da quella che il barese conosce bene. L’esordio, con vittoria, nella classica di Dudince, è stato confortante e a Eugene va dopo aver superato un periodo di appannamento. Come a Sapporo, un anno fa, gli avversari più ispidi sono i giapponesi. Già domati a casa loro.  

Insperate possibilità: la diaspora dei cubani (in attesa di nuovi passaporti) spedisce il triplista piacentino Andrea Dallavalle molto avanti, alle spalle di Lazaro Martinez, cubano che per il momento è rimasto sull’isola, e di Pedro Pablo Pichardo, che da Santiago si è trasferito a Lisbona. Con 17,30 si può finire molto lontano. L’ultimo test, ai Giochi del Mediterraneo, non è stato positivo: un solo salto, corto, e ritiro per problemi muscolari.

Molto più solide le chances per Sara Fantini, giunta a martellare il prato appena sotto i 76 metri e, in assenza della sovrana Anita Wlodarczyk (operata a un ginocchio dopo aver sgominato un ladro d’aiuto), alle spalle del trio Usa-Canada. Elena Vallortigara, salita a 1.98, terza dopo l’ucraina Mahuchikh e l’australiana Patterson, fidanzata di Fassinotti, ha un crudo conto da regolare con le qualificazioni, spesso fatali, proprio come l’astista Roberta Bruni, arrampicatasi sino a 4.71 ma con precedenti poco incoraggianti. Da primi otto sono il siepista Ahmed Abdelwahed, egiziano di Roma, progredito nella capacità di interpretare la gara, e il pesista Nick Ponzio, instancabile giramondo, costretto per l’occasione a rinunciare ai suoi sbalorditivi abbigliamenti.    


Posizione azzurri e azzurre nelle liste di iscrizione 

• Uomini.

100 – Jacobs 27°, Ali 44°;

200 – Tortu 16°, Desalu 39°;
400 – Scotti 33°, Re 39°;
800 – Tecuceanu 30°;
3000Sp – Abdelwahed 7°;
400H – Lambrughi 21°;
4x100 – 9ª;
4x400 – 6ª. 
Marcia 20 km – Fortunato 24°, Picchiottino 26°;
Marcia 35 km – Stano 5°;
Alto – Tamberi 5°, Fassinotti 28°;
Triplo – Dallavalle 3°, Ihemeje 18°, Bocchi 23°;
Peso – Ponzio 7°, Fabbri 21°;

• Donne
100 – Dosso 36ª;
200 – Kaddari 29ª;
400 – Mangione 34ª;
800 – Bellò 15ª;
1500 – Sabbatini 14ª, Del Buono 19ª, Vissa 23ª;
100H – Di Lazzaro 38ª;
400H – Folorunso 15ª, Sartori 25ª, Olivieri 29ª;
4x100 – 6ª;
4x400 – 8ª; 
Marcia 20 km – Trapletti 9ª, Colombi 14ª;
Alto – Vallortigara 3ª;
Asta – Bruni 5ª, Molinarolo 25ª;
Lungo – Iapichino 22ª;
Triplo – Cestonaro 18ª;
Disco – Osakue 14ª;
Martello – Fantini 4ª.

 

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