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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Piste&Pedane / I formidabili Mondiali di Eugene

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Lunedì 11 Luglio 2022


eugene-bandiere 

Tra speranze e incertezze per noi, lo straordinario raccolto delle cinque medaglie d’oro di Tokyo, pare solo un ricordo per i posteri. La realtà ha il volto arcigno degli infortuni (Jacobs) e delle tensioni emotive (Tamberi). E per il futuro ci aspettano …

Gianfranco Colasante

L’edizione inaugurale dei Mondiali di atletica – fortemente voluti da Primo Nebiolo, il padre nobile della rassegna (e di molto altro) – si è tenuta ad Helsinki nel 1983. Fino ad allora il titolo mondiale era coincidente con quello olimpico, anche se l’intero universo britannico – con le sue numerose colonie e protettorati sparsi nel mondo – continuava di preferenza a riconoscersi nei Giochi del Commonwealth nati nel 1930 e che, fino al 1966 – segno di un inequivocabile volontà di distinguo –, continuarono a disputarsi su distanze in yarde.

L’idea di una rassegna a carattere globale era maturata da tempo anche a seguito di una serie di manifestazioni continentali consolidatesi a cavallo della guerra. Quello imboccato da Nebiolo non fu percorso privo di ostacoli, ma era inevitabile percorrerlo dopo che, nell’ordine, si erano avuti già nel 1930 i Giochi del Commonwealth, nel 1934 i Campionati Europei, nel 1951 – a distanza di pochi giorni gli uni dagli altri – i Giochi Panamericani e i Giochi Asiatici, nel 1965 i Giochi Africani, come risultante delle lotte per l’indipendenza. Quale prologo non secondario poteva ritenersi l’istituzione, avvenuta nel 1977, della Coppa del Mondo.  

STORIA – La nascita dei Mondiali fu in sintesi una tappa fondamentale per l’evoluzione della IAAF alla cui presidenza Nebiolo era stato eletto due anni prima. Va ricordato che – grazie (o per colpa, a seconda dei punti di vista) della tradizione britannica e del suo immobilismo – l’atletica approdò con grande ritardo ai propri Mondiali, preceduta da tutte le discipline più popolari, compreso il Nuoto che la sua rassegna iridata l’aveva inaugurata sin dal 1978.

Un ritardo però rapidamente colmato, specie dopo il passaggio dalla cadenza quadriennale delle prime tre edizioni a quella biennale adottata dopo Tokyo 1991 (altra idea di Nebiolo), in stretta alternanza con la celebrazione dei Giochi Olimpici. L’edizione che si aprirà tra pochi giorni nel rifatto Hayward Field di Eugene – uno stadio a misura delle esigenze televisive dei nostri giorni, con una capacità di soli 18.000 spettatori – sarà il 18° della serie, articolato su 10 giornate e 15 sessioni. Un arco temporale che, senza mortificare o comprimere i contenuti tecnici e spettacolari, si sarebbe potuto benissimo contenere in otto giornate. Tanto più che qualche perplessità sull’interesse da parte degli spettatori è sorta dopo che in occasione dei Campionati americani, validi come Trials per formare la squadra USA, la media dei biglietti venduti non ha superato le 3300 unità giornaliere! E anche il ritorno televisivo non è stato dei più soddisfacenti. Ma i Mondiali hanno altro fascino.

Come già ricordato, sarà una prima volta per il continente americano: inizialmente prevista per il 2021, la rassegna è stata rinviata di un anno causa Covid. La prossima edizione – che a fine agosto 2023 riprenderà la cadenza normale – tornerà in Europa, ospitata a Budapest. Circostanze che – come mai accaduto prima – porteranno l’atletica (anche italiana, of course …) ad affrontare in un quadriennio un programma pantagruelico con tre Mondiali e una Olimpiade, secondo lo schema seguente:

• 2022 – 18. Campionati Mondiali (Eugene)
• 2023 – 19. Campionati Mondiali (Budapest)
• 2024 – 33. Giochi Olimpici (Parigi)
• 2025 – 20. Campionati Mondiali (Kenya, Giappone, Singapore ?)

Da far tremare vene e polsi.

ITALIA – La spedizione azzurra conta su una sessantina di elementi. Grazie soprattutto alle cinque staffette (quando si deciderà la WA a cancellare la “mista”, sarà sempre tardi) qualificate ai mondiali di specialità. Ventinove uomini e trentuno donne. Ma soprattutto risalta che 49 sono gli atleti a vario titolo in divisa. Per una percentuale che sfiora l’82% del totale. Un caso unico nel panorama internazionale che assimila sempre più lo sport olimpico italiano ad un comparto gestito e controllato dallo Stato, anche per gli investimenti diretti e indiretti che sono in ballo. Una forma di sicurezza per gli atleti, ma anche una criticità nel caso – che non si può escludere – a livello ministeriale si decidesse di mutare rotta.

Un argomento che meriterebbe approfondimenti maggiori: perché, ad esempio, non prevedere uno/due rappresentanti del comparto nel CN o nella Giunta del CONI, visto che quasi tutto lo sport a cinque cerchi si regge oggi sui contributi economici ed organizzativi dei militari e assimilati? Quanto alle nazioni con le quali è opportuno confrontarsi, si noti di contro che nessun militare figura nelle rappresentative “mondiali” di Gran Bretagna, Francia o Germania. Anche nel “pattuglione” dei 151 selezionati a stelle-e-strisce, ad indossare la divisa della US Army figura … un solo elemento. Da riflettere.

Per quanto riguarda la collocazione nei vari corpi, questi sono i numeri degli italiani in divisa (uomini e donne):

• 14 Fiamme Gialle (U 12 + D 2)
• 12 Carabinieri (2 + 10)
• 8 Fiamme Oro (3 + 5)
• 5 Aeronautica (3 + 2)
• 5 Esercito (0 + 5)
• 5 Fiamme Azzurre (2 + 3)

MEDAGLIE – Sono finora 38 gli atleti azzurri che hanno conquistato almeno una medaglia ai Mondiali: 26 uomini e 12 donne. Tra questi, in nove hanno vinto il titolo iridato: 7 uomini e due donne. In tutte le edizioni, è stata conquistata almeno una medaglia, fatta eccezione per il 2015 quando siamo rimasti a bocca asciutta. Di contro, l’edizione più ricca è stata quella di Göteborg 1995 con 6 medaglie, due per ciascun conio. L’ultima medaglia d’oro risale al 2003, in quel di Parigi, quando Giuseppe Gibilisco si impose nell’asta al termine della più imprevedibile e pazza gara della storia, tra azzardi e rinunce.

Auguriamoci che un certo trend negativo – due sole medaglie di bronzo nelle ultime tre edizioni – possa interrompersi ad Eugene. Ne abbiamo un gran bisogno.



    

 

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