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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Se fossimo un paese appena normale

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Martedì 21 Giugno 2022

 

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Mentre in Italia impazza la guerra, tra colpi bassi e malafede, con netta prevalenza dell’ignoranza – matrigna di tutti i vizi – per fortuna lo sport aiuta a risollevarsi: dall’Armani che fa 29 ai giovani che vestono azzurro e fanno storia.

Andrea Bosco

In un paese normale, uno come l'ambasciatore russo Razov sarebbe già stato espulso per reiterate interferenze nella politica italiana. Ora scriveva Izaak Walton che “un ambasciatore è un onest'uomo mandato a mentire all'estero per il bene del suo paese”. Ignoro se Sergey Razov sia una persona “onesta”. So che uno che smaccatamente viene meno alla sua mission (ambasciatore deriva dal provenzale ambaissador e significa “agente diplomatico”) non può rimanere al suo posto. A meno che il paese che lo ospita, non sia complice del paese che l'ambasciatore rappresenta.

E in Italia i sospetti che parte del Parlamento parteggi per la Russia, non sono sospetti: sono realtà. Peccato che l'Italia sia membro della Nato. Peccato sia atlantista. Peccato che a rimettere in piedi l'Italia (grazie al Piano Marshall affrancandola dalla miseria dopo una rovinosa guerra) siano stati gli USA non la Russia. Gli Stati Uniti consegnarono il Paese alla prosperità. Prima che la scellerata politica italiana, non lo facesse sprofondare nella attuale condizione. Un Paese che ha vissuto per decenni al di sopra dei propri mezzi, che ha accumulato uno dei più grandi debiti pubblici del mondo, che si è concesso ai più spregiudicati avventurieri della politica. E che ora sta implodendo.

COLPEVOLI – Schiacciato dalla propria incapacità. Se non hai una famiglia, una scuola, una burocrazia, una giustizia che supporti il futuro, semplicemente non puoi averlo. Siamo tutti colpevoli. Tutti avremmo potuto fare di più per opporci alla deriva opportunistica e qualunquistica che ha sprofondato il paese nelle sabbie mobili. Ma non essendo l'Italia un paese normale, uno come Razov resta al suo posto. A spargere dubbi e veleni a favore del tiranno di Mosca. Vezzeggiato dai “cuor di pecora” occidentali ma che la Storia definirà per quello che è (ed è sempre stato): un macellaio disposto a segnare il mondo di croci pur di ottenere i suoi scopi.

Si obietterà che mezzo mondo è affascinato dai tiranni: in Russia, come in Cina, in India, come in Brasile, in Venezuela, come in Corea del Nord, come in quasi tutta l'Africa. Spiegava Tocqueville che “non v'è nulla di così irresistibile come un potere tirannico che comanda in nome del popolo”. Vincerà la democrazia alla fine. Come sempre. Ma il percorso sarà lungo e con tanti lutti. Fidarsi dell'intelligence britannica: “La guerra approderà in Europa e sarà lunga”.

In un paese normale, meno ipocrita dell'Italia il governo, i media, i politici ammetterebbero che da oltre giorni 100 l'Italia (al pari dell'Occidente) è in guerra. E che questa guerra è solo all'inizio. E benché tutti vogliano (e vogliamo) la pace, perché solo un demente potrebbe preferire la guerra, dovrebbe essere chiaro che la posta in gioco non è una fetta (per quanto ricca di minerali) dell'Ucraina. In ballo c'è il modo di concepire i rapporti internazionali. Se aggredisci un paese, distruggendo ed ammazzando, se ti lordi di abominevoli crimini di guerra, semplicemente non puoi far parte del consorzio umano. Non esiste “ragion di stato” che possa giustificare l'esilio delle coscienze e la notte dell'etica.

Se vince Putin vince la prepotenza. Se vince Putin vincerà il passato. E non importa di quale colore possa essere stato quel passato. Se vincerà Putin vincerà l'idea abominevole di poter cavalcare qualsiasi pulsione nel segno del proprio “particulare”. Chiedere la pace è chiedere la civiltà. Ma chi reputa che la pace si possa ottenere andando a Mosca con un ramoscello d'ulivo, semplicemente farnetica. Putin ha sbarrato il portone anche al Papa. Il suo riferimento religioso si chiama Kirill. E quell'esecrabile patriarca che vive come un Creso ha già spiegato che il problema dell'Occidente è la corruzione.

PROBLEMA – Il problema non è l'Ucraina. Il problema per Putin è il modello di vita occidentale. Concesso agli oligarchi, vietato al popolo. Quindi “l'abbaiare della Nato” come ha spiegato Bergoglio è un falso problema. Anzi non è proprio un problema. Da oltre cento giorni lo stanno spiegando Finlandia, Svezia, Moldavia, Georgia: non è la Nato il problema. E' la ferocia di Putin il problema. Se Putin vincerà sarà solo l'inizio. In Europa e nel mondo. Se Putin vincerà anche la Cina si potrebbe sentire autorizzata ad invadere Taiwan. E l'India quel Pakistan che un tempo era India. Le possibilità in Africa mettono i brividi.

Se Putin vince, il mondo sprofonderà nella notte dei tempi. Regredirà. La Pax Russa, l'Ordine Russo. Il mondo ha dimenticato cosa sia stata l'URSS? I bolscevichi di casa nostra si riempiono la bocca che l'URSS che sconfisse il nazismo. Ma Stalin era alleato di Hitler. Stalin fece carne di porco in Polonia come e peggio di Hitler. Siamo sempre allo stesso punto: la più grande malattia del mondo è l'ignoranza. Ma certi ignoranti lo sono più di altri. L'ideologia è ignoranza: rende ciechi ed ottusi. Chiedere a lorsignori che a “tavolino” discettano: sarebbero disposti i siciliani a diventare tunisini se la Tunisia dovesse invadere la Sicilia?

Tre giorni fa una corvetta russa è sconfinata all'interno delle acque territoriali della Danimarca. Come già accaduto al largo delle coste pugliesi: ripetute volte. Per “errore”, per “fatalità” affermano i francescani della politica italiana. Menzogne: gli sconfinamenti hanno finalità spionistiche. E' sempre accaduto. Le potenze si “spiano”. Ma ora la Russia lo fa senza neppure avere l'accortezza di non farsi scoprire. Gli sconfinamenti sono un avvertimento: siamo pronti ad agire. Per “far scomparire l'Europa” come blaterano ogni giorno i miserizzi della cricca di Putin.

Raglia ad ogni ora in Italia Orsini, il professore colpito da immotivata celebrità: “Draghi vassallo di Biden: Draghi in ginocchio da Biden”. Questo è andato a dire da Giletti, il professor Orsini. “La versione di Orsini”. Con Giletti che “finge” di indignarsi. “Ma cosa dice, ma come si fa, ma scusi non le sembra di esagerare?”. Giletti Massimo, “giornalista di ventura”: la tecnica è nota. Far ululare il coyote nel nome dell'audience. Se non è “rissa”, è sproloquio. Pubblicità permettendo, ovviamente. Ci sarebbe anche il potere del telecomando. Ma è un potere relativo. I “putiniani” sono maggioranza televisiva. Hanno invaso ogni canale: di giorno e di sera.

In un paese normale certa gente non sarebbe mai approdata in Parlamento. Sentite il senatore Stanislao Di Piazza dei 5 Stelle ex sottosegretario, intervista al Corriere della Sera del 20 giugno del 2022. Alla domanda se le affermazioni di Di Maio sul disallineamento del Movimento da Nato e Ue, ha risposto: “Se la Nato dice mandiamo carri armati all'Ucraina e noi non li mandiamo, in linea puramente teorica si potrebbe dire che la nostra decisione è contraria alla Nato. Ma se la Nato dice aiutiamo l'Ucraina in questa fase di difesa e noi interveniamo in modo che so, … mandando pigiami o corpetti anti proiettile, è diverso”. In un paese normale un minuto dopo queste affermazioni ci sarebbe stata l'ambulanza sotto alla casa di Di Piazza. Ma siamo in Italia. Dove il rispetto per la parola data non vale. Dove tutto “scorre”. Dove le cicale prevalgono sulle formiche. Dove si può dire tutto e il suo contrario senza tema di venire emarginati. Anzi: se lo fai, ti guadagni una partecipazione da Bianca Berlinguer, da Lilli Gruber, da Formigli, da Giletti. E se Bompiani e Cacciari per un qualche imprevisto impegno non risultano disponibili, persino da Floris a “Di Martedì”.

ARMANI – In un paese normale se affermi che gli arbitri “favoriscono” i tuoi avversari la Procura Federale interviene, accerta l'accaduto e poi ti squalifica, come meriti. Ma anche nel basket l'Italia non è un paese normale. Anche nel basket l'Italia si conferma per quello che è: un paese di emme. Quindi il patron Zanetti, paperone che ha riportato la Virtus Bologna ai fasti del passato, non verrà probabilmente sfiorato per quanto detto contro il rivale milanese, Giorgio Armani, la cui squadra, dux Ettore Messina, ha trionfato con merito, vincendo lo scudetto per la 29.esima volta nella storia dell'Olimpia. Giorgio Armani è un uomo garbato: non si ricordano polemiche in alcun settore della sua attività. Come si dice: la classe non è acqua. Del resto dovrà ancora mangiarne di biada mister Zanetti per arrivare ad ottenere certe copertine. Il re della moda la ottenne. Anzi ci fu un periodo nel quale il brand italiano più conosciuto (spartito del Financial) nel mondo era Armani. Seguito dalla Ferrari. E dalla Scala di Milano.

Ma questo è il meraviglioso mondo di Gianni “Sughero” Petrucci. Che ha licenziato Meo Sacchetti “colpevole di coerenza” con il ghigno del Marchese del Grillo: “Io so' io e voi nun sete un cazzo”. E che ha “assunto” Gianmarco Pozzecco con la leggerezza con la quale un viveur sceglieva una sciantosa al Moulin Rouge: quando al Mulino Rosso di Parigi le sciantose potevano essere “scelte”. Troppo amore (cestistico) per il Poz e le sue meraviglie (da giocatore) per vederlo confinato nella gabbia petrucciana: il Conte Zio dello sport italiano. Occhio Poz: Petrucci è uno che “lenisce”, “sopisce”. E poi come Bruto, eccetera.

In un paese normale se una società mette sotto contratto un “fenomeno “, per di più giovanissima e per di più italiana, di solito le articolesse si sprecano. Non nel caso di Matilde Villa, nuovo play della Reyer Venezia. Ma forse non è un male. Matilde Villa ha bisogno di restare tranquilla. Da Costa Masnaga a Venezia, lontana dalla famiglia, dalle sue abitudini e dalla sorella (cestista come lei) il salto sarà enorme. Ma Matilde che ha esordito in serie A a soli 14 anni non si è mai spaventata. Il fisico è ancora in evoluzione, ma i fondamentali sono strepitosi. Nell'ultimo anno ha lavorato sulla gestione della palla e degli assist. Da tempo sta lavorando per migliorare il tiro dalla distanza. L'attacco al ferro non ne ha bisogno: il suo cambio di direzione è sensazionale. Matilde è una che “sente” il canestro senza aver bisogno di vederlo. La stampa l'ha finora ignorata. Non la tifoseria della Reyer che la stava “aspettando”. Un giornalista dopo i 36 punti messi in una sola gara quando era appena sedicenne l'ha soprannominata Bum Bum Villa.

Venezia si attende tanto da Matilde Villa, ma sa che dovrà avere pazienza. Che non dovrà opprimerla. Nessuno in Italia ha il talento di Matilde Villa. Ma il talento da solo non basta. Servirà un duro lavoro. Con Costa Masnaga ha vinto il campionato (contro la Reyer) di categoria. E' nazionale Under 19, al momento sta con Mazzon (suo futuro coach a Venezia) nell' l'Under 20. Ha già debuttato con la Nazionale maggiore in una amichevole. Pochi finali minuti, quattro punti e due assist. Dicono gli esperti che il futuro sarà suo. E che Venezia sarà una tappa con vista Stati Uniti. In Laguna, comunque, hanno già pronta per lei una corona: da Dogaressa.

“SCRIBA” – E poi il nuoto. Ai mondiali un'Italia d'oro. La Divina si è ritirata, ma la fanciulla Pilato si è imposta sui 100 rana che a Tokyo l'avevano fatta piangere. Bene anche il maschile. Non bene Quadrarella che ci aveva abituato benissimo. Ma è una lottatrice: si riprenderà. Insomma il dopo Pellegrini è pieno di sole. Quando una federazione lavora bene, accade.

Berrettini: l'erba di casa sua (Germania o Inghilterra per lui pari sono) è sempre la più verde. Ora visto che non c'è due senza tre, sarebbe bello se a Londra, nel torneo più “in” del mondo, Berrettini completasse l'opera. Da lassù l'immenso “scriba” Clerici commenterebbe: “è sempre un poco ingobbito, ma ha un servizio micidiale. Non sarà mai Federer ma è meno pigro di Pietrangeli e Panatta. Se questo uomo mediterraneo con la statura di un nordico non si farà distrarre dalle troppe libellule (di tutte le età) che svolazzano dalle sue parti, l'Italia della racchetta potrà sognare“. Più o meno così. Scusa Gianni, per aver “immaginato“.

 

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