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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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I sentieri di Cimbricus / Tradizioni e attualita' dei norvegesi

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Sabato 18 Giugno 2022

jacob 

La piccola Norvegia ha il più forte centravanti del mondo e il solo mezzofondista che riesce a mettersi alle spalle gli africani. L’uno e l’altro sono nati nel 2000: Erling Haaland arriverà ai 22 anni il 21 luglio, Jakob Ingebrigtsen il 19 settembre. 

Giorgio Cimbrico 

Definito da un giornalista norvegese “forte come un toro, veloce come un cavallo, un killer”, Haaland ha convinto Pep Guardiola a rivedere le sue idee tattiche di calcio totale che non prevede l’utilizzo di un attaccante centrale e fisico. E il ricco Manchester City lo ha prelevato dal Borussia Dortmund per 80 milioni di euro. Curiosamente Haaland non si è mosso di molto dal luogo in cui ha visto la luce: è nato a Leeds dove il padre Alf giocava nello United. 

La caratteristica di questo biondone con fini capelli raccolti in uno chignon è di mantenere la media di un gol a partita. Giovanissimo, andò a Salisburgo e ben assorbendo l’aria di geniale precocità che spira in quella terra mozartiana, chiuse l’avventura austriaca con 17 gol in 16 partite. A Dortmund, 62 in 67 e in Nazionale 20 su 22. Quattro sono freschi, ai danni degli eterni rivali svedesi in due match di Nations League, il secondo sotto gli occhi compiaciuti di re Harald V, grande amante di sport. 

Per inquadrare Jakob Ingebrigtsen il metodo più efficace è presentarlo, oltre che per la metronimia spietata del suo passo, per come si colloca nelle liste di sempre: ottavo nei 1500 con 3’28”32 (il tempo che gli ha dato l’oro olimpico), sesto nel Miglio con il freschissimo 3’46”46 del Bislett, sesto nei 2000 con 4’50”01, decimo nei 3000 con 7’27”05, quattordicesimo nei 5000 con 12’48”48. Nei 1500, 2000 e 5000 è primatista europeo, nel Miglio e nei 3000 è secondo. 

“Sono il primo norvegese ad aver vinto il Miglio del Bislett e ne sono orgoglioso”. Giusto che lo sia: dal 2001 sulla distanza nobile e imperiale non si registrava un tempo del genere. La gara non è stata un’esibizione: l’australiano Oliver Hoare è stato duro da domare e con 3’47”38 ha frantumato il record dell’Oceania. 

Jakob è il prodotto finale delle sperimentazioni del padre Gjert, che ora non lo allena più e che ha dato vista alla scuola (famigliare) di Sandnes, sudovest del paese, spedendo in scena prima Henrik e poi Filip, campione d’Europa e in possesso di un personale da 3’30”01. Già noto per la sua versatilità e per non temere gli impegni ravvicinati sin dall’adolescenza, Jakob ha un record difficilmente attaccabile: due titoli europei (1500 e 5000), conquistati a Berlino nell’arco di 24 ore quando gli mancava circa un mese alla maggiore età. Per i Giochi di Parigi l’obiettivo può esser quello, cent’anni dopo, di uguagliare la doppietta 1500/5000 di Paavo Nurmi. L’unico altro che ce l’ha fatta è Hicham el Guerrouj ad Atene 2004. 

Con i risultati del ragazzo che corre con il corpo leggermente in avanti, si completa la panoplia dei record norvegesi del mezzofondo, una galleria che si apre con l’1’42”58 che Vebjörn Rodal centrò vincendo la finale di Atlanta, la più grande gara di sempre, prima di quella londinese nata per sublime ispirazione di David Rudisha. L’etichetta di competizione storica è meritata: il cubano Norberto Tellez, correndo in 1’42”75, privò Alberto Juantorena del record nazionale, ma non andò sul podio. 

Tutte queste storie possono riportare a una più generale: la Norvegia, colpita da benigno destino alla scoperta del petrolio del mare del Nord, è una potenza assoluta negli sport invernali (nell’ultima stagione, più di 100 successi in gare di Coppa del Mondo e 37 medaglie olimpiche distribuite nello schema 16-8-13 per conquistare il vertice assoluto dei Giochi pechinesi) ed è in grado, con una popolazione di cinque milioni e mezzo di abitanti e una conformazione geografica unica e difficoltosa (un magro prosciutto con un osso molto lungo), di allevare campioni (l’altra sera, due astisti a 5.80 e un record storico, quello di Ingrid Kristiansen, abbattuto da Karolina Grovdal) e talenti in grado di lasciare segni indelebili. In questo momento non è noto se Karsten Warholm potrà difendere a Eugene il suo doppio titolo mondiale ma è un fatto che il 26.enne di Volda abbia già diritto a un posto tra i grandi di sempre. Qualcuno, in tema di avventure nel futuro, ha paragonato il suo 45”94 all’8.90 e il paragone pare azzeccato. 

La povera Norvegia di un tempo (stoccafisso, legname, un po’ di industria mineraria) e la ricca Norvegia d’oggi, dove una cena al ristorante può causare gravi danni, non ha mai perso la propria strada, le proprie tradizioni, senza disperdersi. E i risultati le danno ragione. 

 

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