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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / I misteri buffi del calcio nostrano

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Sabato 11 Giugno 2011

 

pallone-vecchio 


La domanda che mi faccio da tempo è: ma questa roba come può piacere? Eppure dicono che piace. O meglio, lo dicono quelli che sono dentro alla faccenda con una sicurezza che assomiglia alla sicumera: “Ma è questo che la gente vuole”. 


Giorgio Cimbrico 

Compiacere, alimentare le (piccole) pulsioni della gente pare sia diventato il compito di quelli che vengono chiamati media. Poco fa, su un sito, mi sono imbattuto in un paio di titoli: “Italia ripescata al Mondiale, niente da fare, la FIFA salva l’Ecuador”; “FIFA respinge il ricorso del Cile. Ecuador ai Mondiali e svanisce anche l’ipotesi di ripescaggio dell’Italia”.
A parte qualche impennata verbale del commissario tecnico, sventata dal presidente Gravina, esisteva un’ipotesi di ripescaggio? A occhio, direi di no. Perché, per logica, se saltava l’Ecuador, entrava il Cile, anche in nome del contingentamento continente per continente. 


L’ipotesi di ripescaggio era nella testa di chi non si è mai curato della realtà e oggi, rispetto al passato, ha il vantaggio di non dover affrontare critiche sanguigne o analisi razionali. Ricordo perfettamente quel che successo dopo Middlesbrough e ho ancora fresco nella mente quel che non è successo dopo Palermo. La percezione è che la Corea del Nord fosse più forte della Macedonia del Nord. 

La salvifica svolta si basava su un’arroganza tipica di un ambiente che sa di aver potere: non è possibile che i campioni d’Europa non siano presenti al Mondiale; non è possibile saltare due turni di rassegna senza l’Italia. Non è possibile che, prima o poi, non mi diano il Pulitzer. 

So bene che al calcio italiano, a quelli che lo governano, a quelli che lo sostengono in tutti i modi, non frega niente degli altri sport – che infatti proprio in questa landa sono stati etichettati sport minori –, e così sarebbe una perdita di tempo e di ossigeno provare a raccontare affascinanti storie di campioni che all’Olimpiade non sono andati perché esclusi nelle crudeli selezioni americane o per un infortunio o per un boicottaggio o, come capita oggi, per essere russo o bielorusso. 

Il calcio si alimenta e quando il cibo è finito, per imperizia negli approvvigionamenti, ne trova sempre di nuovo e abbondante, concesso da commercianti benevoli. Sanno, tutti gli interpreti, che a questa galassia non è concesso alcun crollo, che nessun scandalo la può ferire a fondo, metterne in dubbio la straripante forza (o debolezza?), il fascino che esercita sulla massa che sbava attendendo nuovi bollettini di un mercato che fa turbinare denaro e articolazioni sempre più complicate di contratti. 

Quel che accade in campo è secondario, è quasi un orpello. Il calcio si alimenta con parole non dette, con ammissioni non ammesse, con misteri buffi, gestito da compagnie di giro sempre più numerose da parte dei club e da parte dei giocatori che non hanno più il padre o il nonno che danno una mano, ma i procuratori (spesso uno non basta), gli avvocati, gli esperti in immagine, etc. 

La domanda che mi faccio da tempo è: ma questa roba come può piacere? Eppure dicono che piace. O meglio, lo dicono quelli che sono dentro alla faccenda e sono pronti a rispondere con una sicurezza che assomiglia alla sicumera: “Ma è questo che la gente vuole”. 

E’ una grande e non santa alleanza di cui fanno parte in tanti e molti potenziali corifei sono in fila per essere assunti. Sono quelli che non hanno un dubbio a chiamare Impresa – maiuscolo, certo – l’epocale conquista dell’Europeo. Che semifinale e finale siano state vinte ai rigori non lo dice nessuno. Le Imprese non devono essere scalfite. E poi, sì, è arrivata la Macedonia del Nord che non è neanche la zona d’origine di Alessandro: lui era della parte greca, più a sud. 

E la spugna è stata passata velocemente ed è stato allora che qualcuno ha cominciato a sostenere che un ripescaggio era possibile. Di più, era etico per le ragioni di cui sopra. Distillata una fiala di sano disprezzo, mi accingo a prepararmi un Negroni per festeggiare il mio 71° compleanno. Negroni si può ancora dire o scrivere. E’ un’invenzione di un conte. Negroni, appunto.  

 

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