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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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I sentieri di Cimbricus / Il calcio si mangia anche l'Olimpico

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Sabato 14 Maggio 2022

 

londoin-2012 

L’ennesimo capitolo di una storia che abbatte gli stereotipi sull’amore inglese per le tradizioni: dopo che sono spariti dall’atlante Wembley, Highbury, White Hart Lane, Upton Park, tocca ora al teatro dei Giochi 2012.

Giorgio Cimbrico 

Dieci anni dopo i terzi Giochi londinesi e cinque dopo i Mondiali, lo Stadio Olimpico edificato nell’estremo East End diventerà London Stadium per trasformarsi definitivamente nella “casa” dello West Ham. Dina Asher Smith, campionessa mondiale ancora in carica dei 200, ha lanciato un appello. “Molti sport hanno la loro capitale in Londra, non è possibile non continui a esserlo anche per l’atletica”. 

Dall’addio UKA, United Kingdom Athletics, potrebbe ricavare una cifra tra i 13 e i 15 milioni di sterline, molto utili per ripianare una situazione finanziaria non allegra e stabilire definitivamente il quartier generale a Birmingham, dove quest’estate andranno in scena i Giochi del Commonwealth, che in Inghilterra sono stati allestiti solo in due altre occasioni, a Londra nel 1934 e a Manchester nel 2002. L’Australia ne ha messe in scena cinque edizioni. 

E’ l’ennesimo capitolo di una storia che abbatte gli stereotipi – e i luoghi comuni – sull’inveterato amore inglese per le tradizioni: in una non lunga parentesi storica sono spariti dall’atlante della metropoli la vecchia struttura imperiale di Wembley, Highbury, White Hart Lane, Upton Park, gli stadi che – questi ultimi tre – hanno ospitato per lunghissimi anni, in un clima di febbre a 90, Arsenal, Tottenham e lo stesso West Ham. 

Perduto disinvoltamente il fascino del tempo che fu, sono stati rimpiazzati da impianti molto belli, molto confortevoli, molto raggiungibili via rotaia, molto grandi anche, e inclini a registrare spesso incassi assai rilevanti. A Highbury, dove i leoni azzurri ruggirono e vennero sconfitti da invitti, sorge un condominio dotato di terrazze, un genere di residenza assai ambito e pagato a peso di platino in una città dove le case vengono pagate a peso d’oro. 

In realtà, la ritirata da Londra dell’atletica è una faccenda formale. Quale era l’impatto, se non quello legato al meeting annuale, dal 2012 etichettato con il termine Anniversary? Rimane il fatto che Dina Asher Smith, che ha studiato con profitto storia alla London University, ha espresso un concetto che non può essere trascurato: tutti gli sport che gli inglesi hanno creato o ricreato, modellato, regolamentato hanno a Londra il loro centro o lo stadio o il luogo-simbolo che li identifica: il cricket ha Lord’s, il rugby Twickenham, il tennis Wimbledon, il calcio Wembley, pur in questa versione di vetro e acciaio, lontana dalla struttura che venne eretta all’inizio degli anni Venti per l’Esposizione Imperiale e che ospitò le austere Olimpiadi del ’48. 

E così, perché ricordi atletici londinesi non vadano perduti, non rimane che tener allenata la memoria, in un viaggio che parte più di un secolo fa da Sheperd’s Bush, passa attraverso il meeting a lungo in scena a sudest, a Crystal Palace (lì Yelena Isinbayeva inventò il primo volo oltre i 5 metri) e conosce i suoi esiti più recenti nel Super Satruday di Rutherford, Ennis e Farah, nella cavalcata di Rudisha, nell’addio di Usain Bolt in una città che lui ha molto amato e che lo ha ripagato con caldo affetto. 

Tutto passa, dicono i francesi. Sufficiente non spazzare via la polvere del tempo come fosse fuliggine. A ciascuno il compito di conservarla nella mente. La scatola cranica non assomiglia a un’urna?

 

 

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