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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Il poliedrico messaggio delle iniziali

Domenica 1° Maggio 2022

 

kerley 

L’atletica può essere un poema epico, una raccolta di sonetti, un carme improvviso. A cominciare dal destino scandito dalle iniziali per giungere alla riscrittura del “registro” tra distanze similari: una sfida sempre aperta.

Giorgio Cimbrico

Marcell Jacobs, MJ come Mick Jagger: negli ultimi mesi se ne è prese di Satisfaction il nostro gardesano venuto alla luce nella ventosa El Paso, Texas. MJ, come il volante Michael Jordan, o come Michael Johnson, sovrano dell’aderenza al suolo. Nel caso venga usato il primo nome di Jacobs, Lamont, il risultato è LJ. Come Lebron James, dalle braccia come querce e in grado di portare in alto il suo quintale abbondante.

Raccogliendo voci e impressioni, Jacobs si sta sempre più calando nei panni del Prescelto, dell’Atteso, del Rivoluzionario, del possibile e probabile Terzo Uomo, dopo Carl Lewis e il freschissimo Matt Boling classe 2000, da sub 10”00, sub 20”00 e più 8, nel senso di metri nel lungo, accantonato ma ricorrente nel suo passato, sino all’8.48 ventoso di sei anni or sono.

L’occasione si avvicina ed è in calendario sulla pista di Savona, il 18 maggio, dove il senso della corsa dipende dalla brezza che viene dal monte o dal mare. La disponibilità di chi ha creato l’appuntamento – Marco Mura – ha reso la Fontanassa molto amata. Una sorgente di risultati: Tortu, Jacobs, Patta, per svolazzare sull’archivio recente del meeting ponentino.

100-200-Lungo, 100-200, 200-400, senza dimenticare le staffette: è una dimensione poliedrica, antica e ambiziosa (Owens, McKenley, Dillard, Lewis) che sta prendendo sempre più campo e che per Marcell può sfociare in un doppio assalto olimpico e parigino, a meno di veloci ripensamenti in chiave europea.

Il personaggio centrale, oggi, è Fred Kerley, texano di San Antonio, 27 anni, quattrocentista da 43”64, duecentista da 19”76, sprinter puro da 9”84, argento olimpico a 0”04 da Jacobs. Nel raffronto, distanza per distanza, colui che non è stato risparmiato dagli strali della sorte, Wayde van Niekerk (9”94, 19”84, 43”03) è avanti a Fred per 43 centesimi. Il terzo socio del piccolo ed esclusivo club, Michael Norman (9”86, 19”70, 43”45) precede Kerley per 23 centesimi ed è reduce dalla sconfitta di Walnut, venuta dopo lungo testa a testa o, come si diceva una volta, spalla a spalla, con il colosso texano: 19”80 a 19”83.

Un amico ha domandato a Fred cosa stesse preparando, a questo punto, e lui ha saputo strappargli un sorriso: “Gli 800”. Qualcuno azzarda che alle selezioni per i Mondiali di Eugene, Kerley voglia giocare su tre tavoli. L’ipotesi è affascinante. Quanto sia percorribile, sta nella sua testa, nelle sue fibre.

Altri stanno lavorando per iscriversi al gruppo dei proteiformi: Alison dos Santos ha corso i 400 in 44”54 e un altro protagonista del lungo magic moment che ha cambiato storia e gloria dei 400H, Rai Benjamin, ha sfiorato il suo record sui 200 (20”01 contro 19”99) e ha reso pubbliche certe sue riflessioni su una ricerca che sta effettuando per lasciare il segno su una distanza che non sia quella che lo ha trasformato nel più clamoroso sconfitto della storia. Può capitare quando ci si ritrova contro la furia selvaggia di Karsten Warholm.

Ancora iniziali: quelle di Rai riportano a un leggendario campione degli anni Cinquanta, Roger Bannister, primo ad approdare sotto i 4 minuti nel miglio e a far “dipingere” a un fotografo un’immagine memorabile, e a due altri britannici, entrambi poeti: lo scozzese Robert Burns e l’inglese Robert Browning. Cosa c’entrano? C’entrano. L’atletica può essere un poema epico, una raccolta di sonetti, un carme improvviso.

 

 

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