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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Piste&Pedane / Sport nella Scuola? Bel ritorno, ma ... …

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Venerdì 22 Aprile 2022

 

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“Già, perché osservando con la lente d’ingrandimento questo nuovo mondo sportivo scolastico ci si può accorgere facilmente che non tutto funziona a dovere.” Tra le varie competenze, non è chiaro capire a chi toccherebbe intervenire.

Daniele Perboni

Quando si parla di sport nella scuola immediatamente si pensa ai “Giochi della Gioventù”. Quelli, appunto, della nostra gioventù. Nati nel 1969, morti e sepolti definitivamente nel 2017. Amen. Pochi fanno riferimento ai Campionati Studenteschi che rappresentano, per citare il sito del Ministero dell’Istruzione - Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, “un percorso di avviamento alla pratica sportiva in diverse discipline permettendo, altresì, ai ragazzi di acquisire gli strumenti necessari ad affrontare situazioni che favoriscono i processi di crescita psicologica, emotiva, sociale, oltre che fisica e favorendo l’inclusione delle fasce più deboli e disagiate presenti fra i giovani".


E ancora: "Si realizza così un percorso educativo che va oltre gli ambiti disciplinari e affronta con gli alunni tematiche di carattere etico e sociale, guidandoli all’acquisizione di valori e stili di vita positivi.”

Tutto vero. Tutto bello, fantastico, splendido, attraente. Forse anche chimerico. Già, perché osservando con la lente d’ingrandimento questo mondo sportivo scolastico ci si può accorgere che non tutto funziona a meraviglia. Dopo il blocco dovuto alla “solita” pandemia, il Ministero ha fortemente voluto rilanciare i Giochi. E le scuole si son messe in moto. Nel giro di due mesi la macchina organizzativa lentamente si è avviata, incontrando non poche difficoltà. Argomento serio.

Ne parliamo con la professoressa Giuliana Cassani, coordinatrice regionale della Lombardia per le attività motorie e sportive.

«Quest’anno sono previste cinque finali nazionali. Badminton, orienteering, atletica, tennis e beach volley». Però, c’è sempre un però a rovinare la festa. Prima di questi appuntamenti servono altri passaggi: le finali provinciali e quelle regionali. E qui iniziano i problemi. Basti pensare che la scuola deve appoggiarsi alle diverse federazioni, le quali non sempre sono preparate alla bisogna. Prima ancora, per ogni manifestazione occorre recuperare medici e ambulanze.

E anche in questo campo le difficoltà non sono poche. Anzi. A livello regionale i medici sono pagati da Sport e Salute, in provincia interviene l’ufficio di coordinamento. Le ambulanze sono a carico degli uffici scolastici, così come i trasporti e, dopo il Covid, la disponibilità non è scontata. Naturalmente per le gare servono anche i giudici. Pure in questo caso la situazione è più che frammentata, anche all’interno delle Federazioni stesse. C’è chi offre la propria opera quasi gratuitamente, chi si fa pagare a costi pazzeschi rispetto agli anni passati. Idem per gli impianti di atletica.

Per quanto riguarda le piste, la situazione nella Milano olimpica è tragica. Per l’utilizzo dell’Arena il Comune chiede non meno di 60 euro l’ora, con l’impianto che non ha una tribuna coperta in caso di pioggia e parcheggi inesistenti; al XXV Aprile (che il CUS Pro Patria ha sempre offerto gratuitamente agli uffici) è inagibile la tribuna in quanto l’impianto coperto, nuovo e mai inaugurato, è pressoché in rovina; il Giuriati (che il CUS Milano per anni ha offerto in modo gratuito per le finali dei Campionati studenteschi), ora gestito dal Politecnico, è disponibile sì, ma contemporaneamente al suo interno si trova di tutto, anche persone che vanno lì a passeggiare. Impossibile portare i ragazzi a gareggiare.

«Così abbiamo dovuto optare – confessa Cassani – per Cinisello Balsamo, bell’impianto ma decisamente scomodo da raggiungere con i mezzi pubblici, e Cesano Boscone, dove la passione e la generosità del gestore fanno “dimenticare” corsie sono inesistenti, stante le strisce divisorie sbiadite».

Come se non bastasse ogni Federazione ha le sue categorie. «Stiamo diventando pazzi», aggiunge la coordinatrice. Si va incontro, poi, a situazioni assurde. Un esempio su tutti: nei 60 ostacoli categoria ragazze la FIDAL prevede l’altezza della barriera a 60 cm, mentre nei Campionati Studenteschi la stessa ragazza, essendo in seconda media, è considerata una cadetta, con la barriera portata a 76 centimetri negli 80. Immaginate lo scompiglio. Non a caso sono già accaduti diversi infortuni, anche con relativa frattura, … Ora è in programma un tavolo di lavoro con la Federazione per rendere più accessibile al mondo scolastico anche questa non facile specialità». 

Un ulteriore “problema” sono le nuove generazioni di docenti di Scienze Motorie. Quando capita di ascoltare domande del genere “ma da dove partono i mille?”; oppure, “ma per misurare il lancio del peso si deve tener conto dove la palla smette di rotolare?” Forse non si può che rimpiangere il vecchio ISEF. 

Lo sport nella scuola? Bello. Ma, forse, lo può salvare solo la competenza. Anche questa, purtroppo, una merce sempre più rara e mai apprezzata e valorizzata abbastanza.

 

 

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