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I sentieri di Cimbricus / Domani il Gran National, corsa del mito

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Venerdì 8 Aprile 2022

 

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L’Inghilterra del cricket può affrontare l’Australia o l’India, la FA Cup o la Premeriship possono entrare nella fase calda, il rugby può presentare sfide fondamentali, ma nulla può reggere a fronte del Grand National nato nel 1839.


Giorgio Cimbrico

Più vecchio delle Olimpiadi resuscitate da de Coubertin, di Wimbledon, del 5 Nazioni di rugby, della Football Association, della Coppa America di vela, il Grand National è la più lunga e spietata corsa ad ostacoli, la più seguita (150.000 all’ippodromo di Aintree, periferia di Liverpool, mezzo miliardo di vari paesi davanti alle tv), la più ricca per “moneta” (quasi un milione di sterline) e per monte di scommesse raccolte.

Ma anche la più odiata dagli amici degli animali che lamentano i cavalli caduti e soppressi, 22 dal 1984, e che hanno convinto gli organizzatori ad abbassare alcune siepi e a garantire una capillare assistenza veterinaria lungo l’interminabile percorso di quattro miglia e mezza, 7200 metri, con trenta ostacoli, alcuni micidiali, da affrontare, perlomeno all’inizio, in gruppo serrato: i cavalli al via sono attorno ai 40, nella riproposizione delle galoppate nella campagna dell’Inghilterra georgiana e vittoriana.

Tornare al 2013 è già finire nella storia perché a vincere è Ballabriggs, montato da Jason McGuire e allenato da Donald McGrain junior, figlio di Ginger, l’uomo che credette sino in fondo a un giovane cavallo che si chiamava Red Rum, tre vittorie (nel ’73, ’74 e ’77) e due secondi posti nel ’75 e nel ’76. L’estrema dimora di Red Rum è stata scavata sulla linea del traguardo e una statua in bronzo può essere accarezzata dagli spettatori.

Il Grand National può dare gioie, arricchire, regalare terribili delusioni. Nel ’67 Foinavon aveva partita vinta, con vantaggio abissale, ma senza che nessuno sia mai riuscito a fornire un spiegazione, si fermò. Cuore in gola? Può darsi: la corsa è terribile e con il fango è micidiale. La proprietaria offerse un regale distacco: “Capita, queste sono le corse”, disse Elisabeth Mary, più nota come la Regina Madre, che ha trasmesso alla figlia la passione per i cavalli. Nel caso della sovrana regnante, più quelli da galoppo che i saltatori.

Pagine da sfogliare, un’infinità. Una delle più ingiallite narra la storia del capitano Martin Becher che, nell’edizione inaugurale del 1839, cadde su una delle terribili siepi e quando si rialzò commentò: “L’acqua senza whisky è proprio disgustosa”. In suo onore l’ostacolo venne chiamato con il suo nome, Becher’s Brook: fa parte di quella catena di tormenti (The Chair, Valentine, Canal Turn) che hanno costruito storia e mito della corsa che nel ’93 non ebbe un ordine d’arrivo: 30 su 39 non colsero il segnale di falsa partenza e i giudici non tornarono sulla loro decisione. “La più grande disgrazia potesse capitare al Grand National”, disse con il pianto nel cuore Peter O’Sullevam, storico commentatore della BBC. Quattro anni dopo la corsa fu rinviata per la minaccia-bombe fatta pervenire dall’IRA.

Di sicuro il Grand National ha fatto felici quelli che hanno avuto il cavallo buono, l’intuizione giusta o magari solo un colpo di dannata fortuna. Uno di quelli che hanno dispensato ricchezza è Mon Mome: nel 2009 era dato 100-1. Vinse.

Un po’ di nomi e di numeri

• Cavallo con più vittorie: Red Rum 3 (1073, 1974, 1977)
• Fantino con più vittorie: George Stevens, 5 tra il 1856 e il 1870
• Allenatore con più vittorie: Donald “Ginger” McGrain 4 tra il ’73 e il 2004
• Tempo record: 8’47”8 Mr Frisk 1990
• Cavallo vincente più vecchio: Peter Simple 15 anni (1853)
• Fantino vincente più vecchio: Dick Saunders 48 anni (1982)
• Fantino vincente più giovane: Bruce Hobbs 17 anni (1938)
• Gruppo più numeroso al via: 66 nel 1929
• Massimo di cavalli arrivati: 23 nel 1984
• Minimo di cavalli arrivati: 2 nel 1928

 

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