- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbicus / Piu' bella e piu' grande che pria

PDFPrintE-mail

Martedì 29 Marzo 2022

 

pupi 


Certe partite hanno meritato etichette che il tempo permette ancora di leggere in chiaro. Per Palermo può venire solo un brano tratto dall’Opera dei Pupi: Orlando e Rinaldo sconfitti da Gano di Maganza, di sicura ascendenza macedone.

Giorgio Cimbrico

C‘è un modo di dire ma non si può dire. Al riguardo possono essere eloquenti e chiarificatrici fresche parole del CT Roberto Mancini: “Con qualche inserimento potevamo vincere il Mondiale”. E se io, in una notte buia e tempestosa, mi fossi imbattuto in Charlize Theron preda di un delirio alcolico? I tempi cambiano, i provvedimenti draconiani non servono, le tensioni sono spiacevoli in questo calcio che è il migliore dei calci possibili, la fiducia è una dolce compagna di viaggio, il cammino sarà fecondo. La calma di mare introduce un viaggio felice, leggendo lo spartito di Felix Mendelssohn.

Ero un piccolo puer quando l’Italia non ebbe accesso ai Mondiali svedesi del ’58. Era la prima volta che sentivo quel nome, Belfast, che avrei sentito molte volte, e non per ragioni calcistiche, e poi, molti anni dopo, per un commovente funerale, quello di George Best.

Venni in seguito a sapere che l’Italia di Ottorino Barassi, dii Alfredo Foni e del direttorio tecnico formato da Pasquale (che portava sempre calzini bianchi), Marmo, Tentorio e Angiolino Schiavio venne azzerata da Giulio Onesti che nominò Bruno Zauli commissario straordinario. In certe crisi non pagava solo il commissario tecnico. Un lungo salto temporale trasporta e conduce all’addio di Giancarlo Abete dopo l’eliminazione al primo turno di Brasile 2014, scandito dalle sconfitte con Costa Rica e Uruguay.

Scorrendo i nomi dei nordirlandesi, è permesso dire che quella squadra, formata da onesti mestieranti della prima e seconda divisione inglese, aveva una sua dignità. In Svezia, qualche mese dopo, vittoria con la Cecoslovacchia, sconfitta con l’Argentina, pari con la Germania Ovest campione in carica e successo nello spareggio con i ceki. Ai quarti, 4-0 dalla Francia di Fontaine, Wisniewski, Kopa, Piantoni, destinata a un terzo posto conquistato a suon di gol.

L’Irlanda del Nord era più forte della Macedoni del Nord e su un gradino superiore a quello occupato dagli eredi di Filippo e di Alessandro il Grande, sono tentato di mettere la militarizzata Corea del Nord che entrò nel cuore della working class del North Yorkshire e che, dopo il lutto inferto all’Italia, mise alla frusta il Portogallo, costretto a ricorrere all’ira funesta di Eusebio.

Quell’eliminazione costò a Edmondo Fabbri non solo la giubilazione ma anche una squalifica di sei mesi. Il ducetto di Castelbolognese, come lo chiamava il Guerin Spotivo in formato lenzuolo, lamentò di aver sofferto di una solitudine che assomigliava a un isolamento da parte dell’apparato federale.

Lenta e monotona, ma pur sempre costruita su giocatori della Premiership e della Bundesliga era la Svezia che quattro anni or sono, impedì il viaggio di Azzurra in Russia e che costò la testa a Giampiero Ventura, dimissionato dopo due giorni di resistenza. Forse non si era reso conto di portare addosso una specie di marchio di Caino.

Ricapitolando: a Belfast una partita diventata spareggio, a Middlesbrough un passaggio alla fase ad eliminazione diretta che poteva esser centrato anche con un modesto pareggio; a San Siro un ripescaggio mancato dopo 180’ senza riuscire a segnare.

A Palermo, peggio: per l’avversario, che si aggira oltre il 60° posto del ranking FIFA, e per la collocazione del match. Non era nemmeno lo scontro decisivo, ma solo un agevole “introibo” alla partita che contava. Traducendo, un coitus interruptus di chi è impotens coeundi et generandi dopo aver dato alla luce il doppio trionfo di Wembley. Ai rigori.

Certe partite hanno meritato etichette che il tempo permette ancora di leggere in chiaro: il Maracanazo, il Miracolo di Berna, il Mineirazo. Per Palermo può venire solo un brano tratto dall’Opera dei Pupi: Orlando e Rinaldo sconfitti da Gano di Maganza, di sicura ascendenza macedone. Ma come tutti pupi, in grado di rimettersi i piedi – i fili sono lì apposta – e di lanciarsi verso nuove avventure per fare l’Italia, come diceva Petrolini, più bella e più grande che pria. Bravo. Grazie.

 

Cerca