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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Duribanchi / Tra modelli occidentali e nuove ipocrisie

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Martedì 29 Marzo 2022

 

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“Una buona fetta di italiani è anti-americana. Detesta gli Stati Uniti e quindi è filo cinese, filo cubana, filo vietnamita, filo nordcoreana, filo venezuelana. Filo qualsiasi regime, per quanto spregevole, si opponga agli Stati Uniti".

Andrea Bosco

I giornali italiani traboccano di indignazione e stupore nella constatazione di quanti “filo-Putin” esistano nel Paese. Ora espliciti, come certi filosofi o certi parlamentari, ora mimetizzati nella bandiera del pacifismo. Ma è un finto problema. Indignarsi o stupirsi è solo un modo per aggirare la verità. Che – basta leggere la storia – è semplice. Persino l’ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani, smentita da Liliana Segre, è “putiniana”. Il suo presidente lo è “dichiaratamente”.

Il suo caso fa meno scalpore di quello del professor Orsini, del quale, prima di essere catapultato dai teleschermi di La7 e di Rai-3 nelle case degli italiani, la totalità dei medesimi ignorava chi fosse. Un uomo preoccupato per un Occidente che “potrebbe fomentare la disperazione di Putin”.

Gente così, sta fiorendo come i funghi. Gente che invoca la pace e la resa dell’Ucraina. Gente che non ha ancora capito (o finge di non capire) che dopo l’Ucraina, potrebbe toccare alla Polonia e poi ai Paesi Baltici e poi persino alla Germania. Putin è un criminale che non deve rispondere ad una opinione pubblica, per lo più – tra l’altro – rincoglionita dalla propaganda e schierata a favore dell’invasione in Ucraina. Non deve rispondere ad un Parlamento, essendo ormai la Duna popolata da fantocci, terrorizzati dall’idea di dissentire.


Non deve rispondere a media critici: chi critica in Russia viene arrestato, passibile di detenzione fino a 15 anni. Non deve rispondere alla chiesa (ortodossa) schierata da un prete corrotto al suo fianco in una crociata “contro l’Occidente omosessuale”. E allora, come mai? Semplice: i “filo-Putin” nella maggior parte dei casi non hanno la più pallida idea di cosa sia Putin. Né di cosa sia la Russia. Di cose fosse l’URSS. Non sono mai stati in URSS e non sono mai stati in Russia dopo la caduta del muro di Berlino. E se ci sono stati difficilmente hanno mosso le chiappe da Mosca o da San Pietroburgo, in quell’immensa Russia rurale che dell’Occidente conosce assai poco. Anche nei tempi di Internet. Dove la vita scorre lenta e con pochi agi come accadeva anche in molte regioni italiane prima del boom economico degli anni Cinquanta.

URSS – Quei “filo-Putin” hanno una idea “nostalgica” di quella Russia, ex-URSS. Nel loro sangue scorre la “bellezza della rivoluzione”. Quella rivoluzione che avrebbe dovuto unire “i proletari di tutto il mondo”. Idea che in Italia si è pericolosamente saldata con un cattolicesimo militante che ha sempre avversato i costumi (sempre più liberi e sfacciati) dell’Occidente. Ne ha avversato il modello economico. Quella società liberale trasformatasi (purtroppo) in liberista. Ha avversato la deriva “modernista” di una società che ha lottato a lungo per avere il divorzio e una legge che garantisca le donne che vogliano interrompere la gravidanza. Quel modello yankee che rivoluzionò i costumi italiani già nell’immediato dopoguerra.

Una fetta di italiani è “anti-americana”. Detesta gli Stati Uniti e quindi è filo cinese, filo cubana, filo vietnamita, filo nordcoreana, filo venezuelana. Filo, qualsiasi regime, per quanto spregevole si opponga agli Stati Uniti. Che ovviamente non sono (non sono mai stati e mai saranno) il paradiso terrestre. Ma che restano pur sempre un paese dove democraticamente si vota, la stampa (pur influenzata dal potere economico) è libera. Dove le donne hanno vinto (prima che in altri paesi) battaglie importanti per la parità di genere. Dove (pur all’interno di una complicata e irrisolta questione razziale) puoi diventare presidente della Repubblica anche avendo origini afro. Ci sono ancora, negli States, discriminazioni che innescano conflitti e lutti. Ma dove nessuno ti contesterà il diritto di professare la “tua” religione per quanto assurda possa apparire. Nessuno contesterà il tuo orientamento sessuale. E nessuno eviterà (anche esagerando nel segno di una cancel culture diventata parossistica) di fare i conti con un passato, discriminante e razzista.

Quello occidentale è un modello che in paesi come la Russia o la Cina, o l’India, o l’Iran, in generale nei paesi di cultura e religione islamica, è difficile per non dire impossibile, accettare. E’ un modello che mette in discussione privilegi acquisiti e tribali tradizioni mai scalfite. Un modello del quale magari si è pronti ad “assorbire” i vantaggi economici. Ma del quale si tende ad evitare di pagare “il prezzo”. Ma quel modello è (grazie ad una “comunicazione” che lo ha fatto penetrare nel mondo) imbattibile. Tutto il mondo beve Coca Cola. Tutto il mondo si infila nei jeans (tessuto, come noto, inventato a Genova), tutto il mondo ascolta la musica americana, tutto il mondo conosce le serie televisive americane, specie quelle con tema “law and order”. Tutto il mondo conosce Dylan e Elvis, Marylin, John Wayne, Jordan, Alì. Così come aveva conosciuto Jesse Owens. Tutto il mondo sa cosa sia Hollywood e cosa siano gli Oscar. Tutto il mondo ha sperato con John Kennedy. Tutto il mondo ha nostalgia di quei “giorno felici”, che in realtà tanto “felici” non erano. American Graffiti che sono diventati sculture da museo. E se fai questo mestiere, il premio cui ambisci, si chiama “Pulitzer”. Un premio americano.

TIMORI – C’è molta ipocrisia nella valutazione di quanto sta accadendo in Ucraina. I timori per un conflitto che potrebbe distruggere il mondo sono sacrosanti. Ma nessun timore può contestare all’Ucraina il diritto di difendersi. Sfugge a gran parte del mondo occidentale che per quel popolo, la difesa della patria è un dovere. Una missione da vivere anche a costo della vita. Un modalità di pensiero coltivata fin dalla più tenera età.

L’avanzata russa in Ucraina sta incontrando una resistenza imprevista: da Putin, ma anche dai governi occidentali. Che ancora rifiutano agli ucraini carri armati, aerei, missili di precisione. La coscienza dell’Occidente consente agli ucraini di difendere ma non di offendere. Di contenere ma non di spazzare via gli invasori. Nella speranza che Putin si fermi. Quasi che a Putin fosse stata concessa la golden card dell’impunità. Le sanzioni? Non bastano. Danneggiano la Russia ma anche chi alla Russia le ha imposte. Si invoca la neutralità dell’Ucraina. Si “accetta” la cessione del Donbass. Quindi domani, per ipotesi, l’Austria potrebbe pretendere dall’Italia il Tirolo. E l’Italia quei territori sloveni e croati “de-italianizzati” dopo la seconda guerra mondiale. Paradossi. Anzi, “cazzate” .

Ma la più grande “cazzata” è quella di consentire a Putin di fare il comodo proprio. Per timore della “guerra mondiale”. Perché delle due, l’una: o Putin (come probabile) sta bluffando. Oppure Putin è un pazzo pericoloso. Ma se è pazzo è giusto, anzi è sacrosanto, che qualcuno lo tolga di mezzo. Anche fisicamente. Perché un pazzo, non è pericoloso solo per se stesso o per i cittadini russi. Un pazzo (provvisto di armi nucleari) è pericoloso per l’umanità. Dovrebbe dirlo anche il Papa. Dovrebbe pronunciarle, Bergoglio, quelle due parole: Putin e Russia. Perché, vivaddio, l’Ucraina non è stata messa a ferro e fuoco dagli alieni.

In Italia (dove aumentano i contagi ma la parola d’ordine è che l’emergenza sia finita con le regioni tornate prodigiosamente in bianco: mica vorremmo tenere lontano i turisti per altri mesi?) il bluff più grande è quello di Giuseppe Conte che sta minacciando la stabilità di governo con una pistola ad acqua. Invece di farlo sproloquiare su quello che Draghi dovrebbe o non dovrebbe fare, fate sputare a Conte la verità. A lui, al prefetto di Bergamo, al ministro dell’Interno di quel suo governo. La verità sugli accordi (inconfessabili?) sanciti con Putin nel giro di 12 ore per una missione “venduta” come sanitaria ma dai contorni oggettivamente opachi.

Troppi militari in quella missione. Troppe libertà prese da quei militari con l’acquiescenza di Conte. Una vicenda inspiegabile. Una della tante di quel governo, impreparato a tutto. Tre milioni di euro costò quella missione: l’Italia pagò tutto ai russi. Persino le sigarette comprate dai militari in tabaccheria. Un magna-magna colossale in quelle settimane. Inutile per gli effetti procurati, quella missione. Farlocche e inutilizzabili (un milione) le mascherine comprate da Arcuri, l’uomo che gestiva (per conto del governo) contemporaneamente tre società: ora a suo carico c’è una inchiesta. Ma le accuse più gravi sono state depennate. Ne resta in piedi una sola. Ma grazie alla complessità della giustizia italiana, anche in caso di condanna, Arcuri, probabilmente, la sfangherà.

GRAVINA – L’ha sfangata anche Gabriele Gravina, che del resto si era premurato di fare sapere (mesi prima) che anche in caso di eliminazione dell’Italia dal Mondiale in Qatar, non si sarebbe dimesso. I gattopardi sono così: si reputano indispensabili. Sulle chiappe hanno la super-colla e non c’è verso di schiodarli dalla poltrona. Avete visto un qualche rossore sulle gote di Gravina? Zero, virgola zero. Pensate che ora farà qualche riforma? Pensate male. La sua grande idea (l’unica) è quella di imporre una restrizione per i giocatori stranieri nelle squadre giovanili. Continuerà la guerra tra Federazione e Lega (vera “guerra dei bottoni”) per qualche copeco (e quale altra valuta, se no, di questo tempi?) in più. Senza una idea, senza una identità, senza una volontà. L’orchestra continua a suonare nel segno di inutili partite da disputare, di giocatori che lasciano la Nazionale per “un dolorino” (vero Insigne, vero Immobile, vero Jorgingho?), di giocatori che “chiedono scusa” dopo che i buoi sono scappati, mentre la grande nave a tutta forza è diretta verso la montagna di ghiaccio. Il calcio italiano è un cadavere.

Dove la Signora degli scudetti, fatta oggetto di inchieste e di quotidiano lancio di guano, sembra essere stata colpita da “fuoco amico”. Impossibile che certe cose siano uscite dalla “genialità” di una procura. Quella di Torino sta con evidenza andando a “pesca”. Ma non è inverosimile sia stata “imbeccata”. In attesa di Juventus-Inter (post assurda, patetica gara in Turchia per un terzo/quarto posto che interessa solo alle tv che avevano sganciato per assicurarsi i diritti di trasmissione) che potrebbe ridefinire la corsa scudetto, la Juventus “vera”, quella delle donne, ha vinto contro l’Inter dell’ex Guarino. Il terzino (o terzina, o terz*** che altrimenti la Murgia si incazza) Boattin ha fatto due gol che neppure Roberto Carlos nella sua miglior stagione. Ora la Juventus Women (che guida con cinque punti di vantaggio in campionato) se la vedrà contro il Lione, dopo aver vinto a sorpresa (come se la Salernitana avesse sconfitto il Manchester City) la gara di andata. Ormai il calcio che mi emoziona è quello femminile. O hai un Benzema che nobilita l’arte pedatoria (per dirla con Gioanbrerafucarlo) oppure devi accontentarti di scarsoni che ti fanno venire il latte alle ginocchia.

Di basket non parlo. C’è chi lo fa meglio di me. Solo due cose legate alla mia “acqua”. La prima: auguri di pronta ripresa a Luigi Brugnaro ricoverato qualche giorno fa in codice rosso. Ora va meglio, ma sarà opportuno monitorare. La seconda: la Reyer ha vinto contro Tortona. Unica cosa buona di una squadra dove in tanti hanno in partita la stessa intensità che mettono in allenamento. A Venezia lo chiamano “smonamento”. E non credo abbisogni di traduzioni. Meglio, anche qui, le donne della Reyer. Che magari in questa stagione vinceranno “zero tituli“. Ma che almeno sudano. Vero, Austin Daye?

 

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