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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Ma sara' uno spezzatino o una macedonia?

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Sabato 26 Marzo 2022


pallone-vecchio 


Scenari diversi dopo “la caduta”: l’ex “Campionato più bello del mondo” potrebbe giocarsi anche a Natale; alla RAI, che ne aveva (ne ha) i diritti, interessa ancora trasmettere in chiaro tutte le partite? O si attiveranno altre piattaforme?


Giorgio Cimbrico

Neppure la Pizia (non la pizza), né la Sibilla Cumana (non cubana) né le sedicenti (non sedicenni) streghe di Macbeth avrebbero potuto prevedere i nefasti e lunghi effetti di un certo “vento”, spirante sempre dalla stessa direzione, sui destini dell’Italia del calcio. Iddio stramaledica quella brezza che viene dal settentrione, quel Nord appiccicato al nome della giustiziera di turno.

1958, l’Irlanda del Nord spedisce fuori gli azzurri molto oriundi dal Mondiali svedesi, ed è una prima assoluta; 1966, la Corea del Nord tronca l’avventura inglese di “Mondino” Fabbri nel luttuoso giorno di Middlesbrough, marchiato a fuoco dal gol del presunto cavadenti Pak Do-Ik (il diagonale di Trajkovski e l’angolo al quale era indirizzato hanno costruito un perfetto remake); 2022, la Macedonia del Nord mette KO i campioni d’Europa con un verdetto che, trasportato sul ring, equivale a un fuori combattimento sul finire della dodicesima ripresa, ottenuto con un pugno sporadico e devastante.

Non esiste una Svezia del Nord (la Svezia, di per sé, è tutta a nord) ma anche in quel caso, quattro anni fa, gli esiti dello spareggio furono, prendendo prestito da Vittorio Gassman un aggettivo a lui caro, esiziali. Quanto al Sudafrica 2010, fu un altro paese prodotto di una spartizione, la Slovacchia, a far suonare la campana a morto.

Dopo queste constatazioni storiche, resta da capire cosa capiterà. La Coppa del Mondo Qatar 2022, collocata tra fine autunno e inizio inverno, non riguarda più l’Italia che potrebbe chiedere una deroga a FIFA e UEFA senza procedere alle mutazioni stagionali imposte dal Mondiale conquistato tra polemiche e sospetti sotto i quali gli inglesi hanno tenuto sempre le braci accese.

Giocare il campionato o inventare una pìù rigogliosa Coppa Italia? Già, ma con chi? Certo, non è detto che tutti gli stranieri che guadagnano lo stipendio qui siano convocati per il Qatar, ma resta il fatto che gli “indigeni” siano sempre meno. Una recente sfida tra Napoli e Miian è andata in scena con 5 italiani su 22 e un’Inter-Juventus dell’autunno scorso con 6. Due, Chiellini e Bonucci, fanno in due qualcosa più di 70 anni.

E’ da questi semplici dati che potrebbero prendere il via le Riforme di cui parla Gravina, dal volto sempre più vicino a un santo o un monaco usciti dal pennello di Zurbaran.

Un altro aspetto dello scenario del “dopo la caduta” può investire quella che oggi viene etichettata come “offerta televisiva”. Molto in breve: un Mondiale del genere interessa ancora alla RAI? O finirà su piattaforme varie, un po’ in chiaro, un po’ a pagamento? Una volta si diceva “spezzatino”. Ora si dice “macedonia”.
 

 

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