- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Ash Barty, un addio d'altri tempi

PDFPrintE-mail

Giovedì 24 Marzo 2022

 

barty 

La tennista australiana ha fatto quello che facevano i campioni di una volta, quando il professionismo, i soldi, le occasioni non erano così allettanti. Lo sport era una parentesi legata alla gioventù: poi veniva la vita.

Giorgio Cimbrico

Generazioni intere di nuotatori, di atleti hanno chiuso dopo un’edizione dei Giochi, magari dopo averla vinta, o essere andati sul podio. Finivano a fare i mestieri e le professioni più disparate, qualcuno entrava in politica. Chi continuava con lo sport di solito era per giocare a football. Un altro grande australiano decise di smettere più o meno all’età di Ash: era Herb Elliott. “Ho vinto le Olimpiadi, ho vinto i Giochi del Commonwealth, ho fatto il record del mondo dei 1500 e del miglio. Cosa altro potevo fare?”.

Un’azienda famosa e importante gli diede la rappresentanza per lo Western Australia. Una situazione perfetta per una vita tranquilla, a casa. La settimana scorsa è scomparso Robbie Brightwell: lui e Ann Packer tornarono da Tokyo, nel ’64, con una medaglia d’oro e due d’argento. Si sposarono e smisero: avevano 25 e 22 anni. Robbie iniziò un carriera di insegnante, misero al mondo tre figli. Lo sport era un ricordo piacevole.

Il ritiro di Ash è una notizia perché arriva dopo la vittoria a Wimbledon e agli Australian Open e dopo 120 settimane da numero 1 del mondo, e soprattutto perché è qualcosa che stride con lo sport di oggi, una parentesi da aprire e da non chiudere mai, o il più tardi possibile: viene prima il gusto della fama o il colore dei soldi? E così il walzer dell’addio è rimandato anche se le giunture scricchiolano, i riflessi si appannano, i vecchi splendori sono bruniti. Ci sono contratti da rispettare, ci sono tentazioni a cui non si può resistere.

Barty si era già ritirata, giovanissima e si era messa a giocare a cricket: in Australia lo sport è appostato a   ogni angolo, in tutte le sue variazioni. E’ tornata, ha vinto tre Slam, l’ultimo interrompendo un’attesa che laggiù, nel mondo di sotto, andava avanti da quarant’anni.

“Più che un’atleta sono una persona”, dice e aggiunge di avere per la testa sogni, idee. E, tutto sommato, ha anche i mezzi per realizzarli: nulla da paragonare a certi patrimoni accumulati da colleghe e colleghi, ma 24 milioni di dollari assicurano molte cose.

Radici trasmesse da una bisnonna nativa (una volta si diceva aborigena), rese più solide dalla frequentazione con la sua mentore Evonne Goolagong, possono creare qualche suggestione, ipotizzare che Ash segua gli antichi, invisibili sentieri tracciati dalla coscienza degli antenati. Li chiamano “le vie dei canti”: ogni roccia, ogni letto di ruscello, ogni macchia spinosa può celare misteri, magie, ombre di ricordi ancestrali. Ora Ash ha il tempo per percorrerle e capire se stessa, sino in fondo.

 

Cerca