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I sentieri di Cimbricus / Eric Liddell, il piu' grande di Scozia

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Domenica 2 Gennaio 2022

 

      liddell eric 


Tra rugby ed atletica, scelse la seconda, prima del martirio in Cina nei tragici anni di guerra. Campione olimpico e primatista mondiale dei 400, ma “se aveva la palla in mano, era molto difficile prenderlo”.

Giorgio Cimbrico


Oggi, 2 gennaio, centesimo anniversario del suo primo cap per la Scozia, Eric Liddell, è entrato nella Hall of Fame dello Scottish Rugby. Eric giocò sette partite per la Scozia tra il 1922 e il 1923, ne vinse sei, ne perse una, segnò quattro mete in altrettanti successi dei blu. Scorrendo le pagine del periodico dell’Eltham College, dove giocava nella prima squadra prima del suo 15° compleanno, chi scrive sembra aver capito dove poteva arrivare quel ragazzo che veniva dalla Cina: “Una veloce ala destra che ha mostrato un grande progresso in questa ultima stagione. Placca, calcia e corre e l’anno prossimo sarà anche meglio”.  


Nel 1918, per l’Eltham College, Liddell vinse il salto in lungo, le 100 yards e le 440 yards e finì secondo, alle spalle del fratello Rob, nella corsa campestre, nel salto in alto e nelle 120 yards ad ostacoli. Con queste credenziali e con i progressi sul campo di gioco, risultò normale che avesse un posto nella prima squadra dell’Università di Edimburgo. Nel giugno del 1922 la rivista The Student scrisse: “Liddell ha un rara combinazione: ritmo, pensiero lucido, mani, capacità di creare occasioni, uno stile perfetto. Se ce n’è bisogno, lavora per tre in difesa. L’esperienza farà di lui un grande giocatore così come è un forte sprinter”.  

Liddell andò in meta in Scozia-Irlanda nella vittoria, 6-3, a Inverleith nel 1922 e l’anno seguente contro la Francia (16-3, ancora a Inverleith), nell’11-8 con cui i blu vinsero a Cardiff e nel 13-3 di Dublino. The Scotsman scrisse sulla vittoria in Irlanda: “E’ interamente dovuto a Liddell se gli scozzesi andarono in vantaggio e lo incrementarono. Non è solo un velocista”.  

Le Olimpiadi del 1924 si avvicinavano e Eric doveva scegliere tra il rugby e l’atletica. Scelse la seconda. Come è narrato – non in modo ineccepibile – in “Momenti di Gloria”, la sua profonda fede gli impedì di correre le batterie dei 100 (non le 100 yards come scrive la Sru) che erano in programma la domenica. Il 9 luglio andò sul podio dei 200, terzo alle spalle degli americani Jackson Scholz e Charles Paddock, e due giorni dopo divenne campione olimpico dei 400 in un tempo, 47”6, che, malgrado l’esistenza di un paio di precedenti 47 e 2/5 di Ted Meredith e Henry Dismond, figura nella progressione del record mondiale del quarto di miglio.  

Liddell atleta non finisce con il trionfo di Colombes: contribuisce alla vittoria della 4x400 dell’Impero Britannico nel match londinese con gli USA, e l’anno dopo, in mancanza di quello ovale, ottiene lo Slam nei campionati scozzesi vincendo 100, 220, 440 yards e staffetta del miglio.

Anche dopo il ritorno in Cina, continua sporadicamente a misurarsi con atleti di passaggio e nel ’28 metterà in fila atleti francesi e giapponesi selezionati per i Giochi di Amsterdam nel meeting che celebrava la costruzione della ferrovia della Manciuria. A Tientsin insegna nella scuola anglocinese, fonda l’istituto per poveri e nel ’32 viene nominato ministro della Chiesa di Scozia. Due anni dopo sposerà la canadese Florence MacKenzie (il corteggiamento iniziò al ristorante Kiesling, tuttora esistente) e dal matrimonio nasceranno Patricia, Heather e Maureen.

Nel ’41, con le truppe dell’impero giapponese da tempo alle porte, impone alla moglie e alle figlie di riparare in Canada e si trasferisce nella missione rurale di Shaocang, dove lavora il fratello Rob, medico. Nel ’43 viene internato nel campo di Weifang: qualcuno ricorda abbia arbitrato partite di calcio, giocate di domenica.

Per tutti era lo Zio Eric, pronto a dividere le scarse provviste, a leggere la Bibbia, a tener alto il morale. In uno scambio di prigionieri organizzato da Winston Churchill, lascia il suo posto a una ragazza incinta. Muore il 21 febbraio 1945, cinque mesi prima della liberazione. “Mi abbandono completamente”, le ultime parole dell’uomo che viene sepolto sotto una croce che porta il suo nome scritto in lucido da scarpe. Ora è sepolto nel Mausoleo dei Martiri a Shijiazhuang.

Quando nel 1980 Allan Wells, originario di Edimburgo, diventò il secondo britannico campione olimpico dei 100, qualcuno gli chiese se avesse corso nel ricordo di Abrahams. “L’ho fatto per Liddell”, rispose l’ingegnere. Nel 2007, in forza di un referendum, Eric è stato nominato il più grande atleta nella storia della Scozia. Il Braveheart dello sport. Ora ha trovato posto nel sacrario del rugby.

“Sin da quando, dodici anni fa, è nata la nostra Hall of Fame era chiaro che Eric avrebbe avuto accesso, come uno dei più grandi”, ha detto John Jeffrey che presiede l’istituzione. Patricia Liddell Russell, una delle figlie, è ancor in vita: “Spesso, quando vengono ricordati i risultati di mio padre, non viene citato il fatto che giocò sette volte per la Scozia e segnò quattro mete: se aveva la palla in mano era molto difficile prenderlo”.  

E’ stato scolpito un cap che verrà messo in mostra allo Eric Liddell Centre di Morningside, Edimburgo, che si occupa di beneficenza e di aiuto a chi è stato colpito dalla demenza e da altre forme di disabilità. Per il 2024, centesimo anniversario della vittoria di Parigi, il Centro ha in programma celebrazioni e campagne di raccolta fondi. Eric il generoso ne sarebbe felice.  

 

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