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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Osservatorio / I dubbi di Malago': Dr. Jekyll o Mr. Hyde?

Mercoledì 6 Ottobre 2021

 

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Alcune considerazioni a margine dell’importante riunione (finalmente) del C.F. della federazione di atletica, tra decisioni prese e altre annunciate. Ma soprattutto sull’intervento del presidente del CONI e le sue prese di posizioni.

Luciano Barra

A margine dell’ultimo Consiglio FIDAL, che SportOlimpico.it ha già trattato, ha fatto scalpore l’intervento in video conferenza del Presidente del CONI Giovanni Malagò. Molti ancora si domandano il perché di certe affermazioni e di alcune precise prese di posizioni. Abbiamo lasciato passare quasi una settimana per cercare di decrittare quanto detto e quanto accaduto. Gli argomenti su cui ho cercato di capire qualcosa sono almeno tre: a) l’eventuale nomina del Segretario Generale; b) la costituzione di una Nuova Fondazione per Roma 2024; c) i meriti dei risultati olimpici. Anche se in premessa resta da capire perché l’intervento del massimo capo dello sport italiano sia stato indirizzato in maniera diretta, e critica, ai membri del Consiglio in opposizione del Presidente Stefano Mei.

Pur comprendendo il motivo per cui Malagò debba difendere il presidente della FIDAL, credo che lui avrebbe dovuto tener presente che gli stessi, di cui mi onoro di conoscere e stimare alcuni – stima basata su quanto da loro fatto nell’atletica nell’ultimo decennio – hanno sempre e solo tentato di tutelare la Federazione su alcuni fondamentali aspetti formali, come la distribuzione dei documenti prima di un consiglio, o la mancanza di verbali del Consiglio stesso e con alcune discutibili modifiche non convalidate dalle registrazioni, di delibere superficiali e un merito al contratto del Segretario Generale pro-tempore secretato come fosse un segreto di Stato. Ma il Presidente del CONI non dovrebbe essere dalla parte di chi si batte per trasparenza e chiarezza amministrativa?

Sulla nomina del SG stupisce in particolare l’affermazione del Malagò quando ha minacciato che se i dissidenti non avessero trovato un accordo sulla conferma del S.G., “lui avrebbe nominato il Commissario alla FIDAL”. Personalmente penso che grazie alle performances fornite dallo stesso, l’affermazione di Malagò avrebbe dovuto suonare invece in questa maniera: “se pensate di confermare l’attuale S.G., sappiate che io nominerò un Commissario”.

Non sono prevenuto anche perché non ho il piacere di conoscere il personaggio, mi sono permesso solo di giudicare – con informazioni di prima mano – sulle molteplici gaffe intercorse in questo semestre di nomina. Non le voglio ripercorrere per correttezza e per non sembrare, come detto, prevenuto. Le abbiamo lette e sentite tutti essendo state alcune delle stesse esternate pubblicamente con dichiarazioni e lettere. Io non so come finirà la vicenda anche perché non si capisce cosa sia stato deciso, dopo una lettera di dimissioni abbastanza “farlocca”, sulla vicenda delle dimissioni.

Credo tuttavia che gli atleti della FIDAL che hanno vinto cinque medaglie d’oro alle Olimpiadi, meritino una diversa rappresentanza burocratica. Per il momento mi arrogo il diritto, grazie ai miei 20 anni di permanenza su quella sedia, di chiedere scusa a chi mi ha preceduto o seguito. Mi riferisco a Gianfranco Carabelli I (due anni), Salvatore Morale (un anno), Vincenzo Romano (due anni), Massimo Di Marzio (tre anni), Massimo Ceccotti (due anni), Renato Di Rocco (due anni), Roberto Fabbricini (meno di un anno), Nicola Candeloro (meno di un anno), Gianni Storti (due anni), Gianfranco Carabelli II (quattro anni), Renato Montabone (quattro anni), Paolo Bellino (un anno) e Fabio Pagliara (cinque anni), ma anche alcuni di quelli venuti molto molto prima: Puccio Pucci (quattro anni), Bruno Zauli (due anni), Mario Saini (tre anni) e Ottaviano Massimi (dieci anni). Uomini che hanno fatto grande la storia della Federazione.

Sulla Fondazione che dovrebbe organizzare i futuri Campionati Europei del 2024 mi pare si sia scelta la strada più impervia e più lunga. Sciogliere la presente Fondazione con il parere positivo dei soggetti istituzionali partecipanti e costituirne una nuova con la partecipazione dei soggetti istituzionali, è una montagna russa non facile anche in considerazione del fatto che prima che il Comune di Roma avrà un Sindaco e un Assessore dello Sport ci vorrà almeno un mese. Qualcuno più esperto di me in materia l’ha definita una decisione da “dilettanti allo sbaraglio”. Avevo suggerito un intervento da “Sor Cacini”, qualunque fosse, per cui sarebbe bastato correggere l’attuale Fondazione con le opportune modifiche. A me pare che l’attuale direzione abbia solo un obbiettivo, quello di azzerare la persona di Alfio Giomi e quanto da lui fatto. Con chi e come potranno essere organizzati i Campionati Europei è, per chi sta portando avanti le attuali strategie, un fatto del tutto secondario. Avendone organizzate tante di queste manifestazioni, a me tremano le mani.

Infine una nota sul commento fatto da Malagò nel suo intervento in video conferenza sui meriti delle medaglie olimpiche, ed altro. Io da Tokyo avevo sentito un’affermazione chiara e netta – a reti unificate – con cui dava, con un intervento autoritario e perentorio, il merito al precedente presidente Giomi. Forse anche grazie a ciò Giomi ha ricevuto telefonate da Chimenti, Carraro, Pescante, Arese ed altri. Ora a seguito di quanto detto in Consiglio da Malagò pare che ciò non sia più vero. Ho già scritto che per Malagò la riconoscenza non è una scienza esatta. Lui ha già dimenticato cosa accadde otto anni fa prima delle sue elezioni quando la posizione netta e chiara del presidente della FIDAL a suo favore ha spostato in maniera importante il voto finale. Non fosse solo per questo Giomi non avrebbe meritato davanti al Consiglio Federale di oggi una diversa considerazione? E questo eventuale volta schiena non è un cattivo precedente per tutti i presidenti di Federazione?

Alla luce di quanto sopra si sono aperte tutta una serie di interpretazioni sul perché dell’intervento a gamba tesa di Malagò. Da qui la domanda del nostro titolo. Ovviamente qualcuno ha ricordato un’altra famosa frase, con relativo artificio retorico, “Ma Bruto è un uomo d’onore” di Marco Antonio nel Giulio Cesare di Shakespeare. Altri più navigati di noi hanno invece fatto delle equazioni più “politiche” o là vicino, del tipo: il S.G. è estrazione dell’Ente di Promozione ASC, Ente vicino a Salvini ed il cui presidente è stato eletto – a sorpresa – a maggio nel Consiglio Nazionale del CONI. Salvini anni fa aveva chiesto la testa di Malagò, ma dopo la campagna di Giorgetti contro Malagò gli si è riavvicinato e da quanto ha preso casa a Roma lo si è visto frequentare – senza esserne socio – il Circolo dell’Aniene e via di seguito. Come dire, è fantapolitica? Io metterei tutto in un frullatore per vedere poi cosa esce, sperando che il frullatore gradisca gli ingredienti.

Allora tutto negativo il Consiglio Federale del 28 Settembre scorso? No, assolutamente, se si pensa che il CF ha ratificato il rinnovo della struttura tecnica federale fino al 2024. Quindi rinnovo per Antonio La Torre, Roberto Pericoli e Tonino Andreozzi. Stefano Mei ha classificato questo come “una conferma conquistata sul campo”. Che poi qualcuno dica che “un tarlo sta continuamente scavando nell’animo dello spezzino” è tutto da monitorare. Anche qui riteniamo doveroso citare molti di quelli che hanno – con diverse fortune – preceduto La Torre. Ci riferiamo a Giorgio Oberweger, Lauro Bononcini, Sandro Calvesi, Marcello Pagani, Bruno Cacchi, Enzo Rossi, Sandro Giovannelli, Elio Locatelli I, Giampaolo Lenzi, Dino Ponchio, Roberto Frinolli, Augusto D’Agostino, Nicola Selvaggi, Francesco Uguagliati, Massimo Magnani ed Elio Locatelli II. Pensiamoci qualche volta.

 

 

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