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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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I sentieri di Cimbricus / Vecchi record al tramonto

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Lunedì 23 Agosto 2021


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Appare sempre più concreta la possibilità che vecchi primati storici possano venire superati e cancellati: dal discusso 10"49 del missile "FloJo" ai 1500 del maestro di calligrafia el Guerrouj. Sfide da seguire.

 

Giorgio Cimbrico

Una collezionista di medaglie (doppia doppiettista olimpica, è bene non dimenticarlo) e di prestazioni formidabili, una giovanissima sudanese nata nel New Jersey, un giovanotto norvegese che tra non molto arriverà ai 21 anni hanno deciso di farla finita con record che resistono da tanto, troppo tempo. Ere geologiche, si dice in questi casi: 33 anni dagli acuti di quella buonanima di Florence Griffith, 38 dalla carica muscolare di Jarmila Kratochvilova, 23 dalla lezione sui 1500 che Hicham el Guerrouj tenne all’Olimpico di Roma.

“Devo continuare il mio lavoro, sento che dentro di me c’è ancora qualcosa, qualcosa di più. Ho una missione da complere”, ha detto Elaine Thompson dopo il 10”54 di Eugene. Era già seconda di sempre con il 10”61 di Tokyo. Lo è ancora di più, ad appena cinque centesimi dal 10”49 di FloJo dopo aver dominato una gara che è bene archiviare come una delle più grandi della storia: Fraser 10”73, Shericka Jackson 10”76 e record personale. La svizzera Mujinga Kambundji settima in 10”96. Elaine non ha una partenza tonante: avesse anche quella e la innestasse sul suo progressivo e sul suo lanciato potrebbe puntare a 10”40. E magari è proprio quello a cui punta quando parla di missione.

Non è il caso di riesumar ancora una volta i sospetti sul 10”49 di Indianapolis e su quel vento indicato benignamente con un doppio zero, quando è noto che sulla pedana del triplo, quel giorno, soffiava molto generosamente. E nello stesso verso. Quel che è più importante sottolineare è che Elaine Thompson e Shelly Ann Fraser hanno disseminato stagioni su stagioni di tempi sotto i 10”90. La concentrazione delle prestazioni di Florence copre un arco temporale brevissimo: dal luglio al settembre ’88 vennero i quattro tempi che sconvolsero lo sprint, 10”49, 10”61, 10”62 e 10”70. Per ritrovare il suo nome è necessario scendere a precipizio per ritrovarla con 10”88 e 10”89, sempre di quella stagione, interpretata da chi venne chiamata donna ionica. O Wonderwoman.

Athing Mu a 19 anni è doppia campionessa olimpica e possiede la bellezza assoluta di un’etnia purissima, incuneata tra il sud del Sudan e una piccola area dell’Etiopia meridionale. Guardarla è capire dove possa arrivare. La sua totale africanità contrasta con il luogo di nascita, Trenton, New Jersey, rifugio della sua numerosa famiglia, approdo da un paese che da un secolo e mezzo è campo di battaglia, simbolo di fame, siccità, sopraffazione. Un consiglio spicciolo per chi la segue alla Texas A&M dove si è trasferita: provino a insegnarle a correre alla corda o nelle immediate vicinanze. L’1’55”04 di Eugene, record americano, ottavo tempo di sempre, potrebbe già esser più basso di un paio di decimi. Ma i dettagli poco si adattano a chi, come Athing, sa regalare gesti assoluti, ritmi ancestrali.

Per Jakob Ingebrigtsen parla Gjert, padre, allenatore e mentore, completamente privo di un passato da corridore di media o lunga lena: “Ormai possiede il senso del ritmo. Si tratta di fargli guadagnare qualcosa in velocità, lo strumento per attaccare il record di el Guerrouj”. Il record o i record? Dopo Tokyo e Eugene (dove a 16 anni diventò il primo teenager sotto i 4’), dal marocchino maestro di calligrafia Jakob dista poco più di due secondi nei 1500 e quattro nel miglio, ottavo e nono di sempre nelle due distanze, primatista europeo dei 1500 (3’28”24) e dei 5000 (12’48”45), secondo solo a Steve Cram nella distanza imperiale: tra 3’46”32 e 3’47”24 meno di un secondo.

C’è anche un record di più fresco conio, sei anni, che corre pericolo: la piccola, micidiale Faith Kipyegon, doppio oro olimpico, si è messa in testa di portare in Kenya un primato mai comparso nelle ricche collezioni del paese. La vittoria a Tokyo e la galoppata di Eugene, chiusa con quaranta metri di vantaggio, sono eloquenti. Un faccia a faccia con una Sifan Hassan meno impegnata a spaziare febbrilmente su tutte le distanze avrà forti chances di offrire un tempo simile a quelli di Nini Beccali.

Nessuna osservazione, nessun annuncio su Ryan Crouser che lancia in sicurezza a 22 e mezzo, Se alla prossima arrivasse una botta a 23.50, nessun stupore. La sua velocità, nel momento della ricerca del piazzamento, non ha uguali.


Foto: Trackandfieldnews

 


 

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