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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Osservatorio / Tokyo 2020: chiudiamo qui con lo Sport

Martedì 17 Agosto 2021

 

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Le analisi sui Giochi si concludono con la parte sportiva vera e propria e con quello che ne consegue, dai ritorni mediatici alla televisione. Con uno sguardo al futuro e una postilla – inevitabile – sull’Atletica, vera trionfatrice a Tokyo.

Luciano Barra

L’ultimo articolo su Tokyo 2020 voglio dedicarlo allo sport, e non solo all’atletica. Io credo che ai Giochi Olimpici tutti gli sport abbiano la loro dignità. Come ho già avuto modo di scrivere esiste però una condizione basica, che siano il meglio del meglio. Per questo ho scritto che il CIO debba rivedere la sua posizione con alcuni sport professionistici, prima riducendo i contributi provenienti dai Giochi e secondo condizionato la loro presenza alla protezione dell’evento olimpico nel calendario della stagione e stimolando la partecipazione dei migliori del mondo. Ciò non è avvenuto né nel Tennis né nel Golf.

Non può valere la giustificazione della pandemia perché ciò sarebbe valsa per tutti gli altri sport e delle sette/tredici ore di fuso dall’Europa e dagli USA rispettivamente. E se la giustificazione, come impropriamente qualcuno ha detto “che avrebbero perso alcune settimane”, allora è giunto il momento di escluderli dai Giochi.

Gli italiani hanno mostrato di apprezzare discipline che forse vedevano per la prima volta. È difficile, e forse neanche giusto, fare una classifica. Difficile perché sono una quantità immane di dati ed ingiusto perché non misurano esattamente il valore dei singoli sport. Infatti la RAI è stata costretta a compattare nei vari contenitori del programma finali e medaglie e quindi dati non leggibili perché non attribuibili ad alcuno sport. Aggiungiamo che le sette ore di differenza con l’Europa hanno fatto sì che le ore delle più importanti dirette erano fra le 10 di mattina e le 15 del pomeriggio, questo ha danneggiato molto il canottaggio le cui finali erano alle due di notte ed anche il nuoto, anche se il nuoto con le repliche del pomeriggio ha segnato più volte oltre 2 milioni di viewers.

Ho già citato l’atletica che ha avuto dei picchi eccezionali, dai 7 milioni e quasi sempre oltre i 3 milioni. Ma altre discipline hanno segnato numeri interessanti, e cito discipline che solo occasionalmente vediamo in televisione:

• Karate – 3.419.000
• Nuoto Sincronizzato – 3.204.000
• Scherma – 2.736.000
• Beach Volley – 2.387.000
• Judo – 2.190.000
• Canoa Slalom – 2.127.000
• Sollevamento Pesi – 1.785.000
• Mountain Bike – 1.744.000

Perché ho voluto riportare queste cifre? Per sfatare una leggenda metropolitana per cui in televisione solo il calcio ed il ciclismo hanno cittadinanza sulle reti generaliste. Ed ancora perché discipline che hanno milioni di praticanti (nuoto, ginnastica, karate, judo etc.) meriterebbero più attenzione sui quotidiani sportivi, almeno quanto il Renate Calcio o l’Imolese od Abraham, nuovo attaccante della Roma. Va sempre ricordato che su RAI-2 durante l’anno raramente gli ascolti toccano il milione!

Sarebbe interessante fare una ricerca e vedere quante volte negli ultimi anni i nomi che riporto sono stati citati sui giornali. Cercate Dell’Aquila (Taekwondo), Zanni, Bordignon, Pizzolato (Sollevamento Pesi), Centracchio (Judo), Boari e Nespoli (Tiro con l’arco), Rodini e Cesarini (oro nel Canottaggio), Samuele (Scherma), Busà (Karate) e tanti altri. Ma anche campioni affermati come Miressi, Ceccon e Martinenghi. Filippo Tortu che individualmente non ha vinto quanto questi ultimi tre nuotatori, vanta uno spazio mediatico nettamente superiore a tutti e tre messi insieme.

E’ vero che l’atletica può contare 23 paesi con medaglie d’oro contro i 13 degli sport acquatici e 43 paesi a medaglia contro i 25 (a parità di numero di medaglie fra i due sport) ed oltre 83 paesi con un atleta in finale, ma io non lo ritengo giusto. I Direttori dei giornali che grazie alle Olimpiadi hanno incrementato le loro vendite dovrebbero mettersi una mano sulla coscienza e dare più spazio agli sport olimpici. Lo stesso dovrebbe fare il CONI e dovrebbero fare le Federazioni. Tanto ormai sui media è in vendita di tutto. Interessante leggere sui giornali inglesi le proposte della madre di Andy Murray e di Adam Peaty (due medaglie d’oro grazie alla sua incredibile Rana) al fine di usare il traino dei Giochi Olimpici per gli sport vincenti, e spesso minori, dei Giochi.

In questa veloce disamina mi astengo a fare una classificazione sul valore delle medaglie. Non sarebbe giusto. Ai Giochi un oro vale un oro ed un bronzo vale un bronzo. E lo dice uno che viene dall’atletica. Poi le graduatorie le fanno da sole l’opinione pubblica ed i media. Vale sempre quanto diceva Enrico Cuccia che le azioni si contano ma anche si pesano.

Solo per mio gusto mi sento di citare alcune medaglie del nuoto: in particolare le due staffette maschili quella dello stile libero e quella dei misti. Sono due medaglie che valgono l’oro. Sul medesimo livello per altri motivi metterei le medaglie di Paltrinieri. Il suo excursus ha una similitudine con quello di Tamberi, di cui è grande amico. D’altronde il Nuoto è la Federazione che ha vinto più medaglie. SportOlimpico.it ha pubblicato questa classifica e quindi merita la citazione. La “banda” delle 3B (Barelli/Bonifazi/Butini) per me sono l’esempio più fulgido di qualcosa che funziona e da cui tutti dovrebbero prendere l’esempio. Senza dimenticare chi meritoriamente li ha preceduti come Bartolo Consolo ed Enzo Vittorioso persino fino ad Aurelio Vessichelli, commissario della FIN a Sydney che per un problema di accredito non fu in grado di entrare in tribuna per gioire delle medaglie di Massimiliano Rosolino e Domenico Fioravanti.

Mi piace dare merito al terzetto Mecarozzi, Sacchi, Caporale che giudico la migliore squadra di telecronisti della RAI, degni eredi di un maestro come Sandro Fioravanti, con una menzione particolare anche per Carlo Verna, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, che continua sulla Radio a raccontarci delle gesta degli atleti in piscina. Loro avranno fatto felici alcuni personaggi che non ci sono più, come Aronne Anghileri, Alfonso Fumarola, Gianfranco De Laurentis, Alfredo Provenzali, e un ispiratore come Alberto Castagnetti.

Gli sport di squadra? Per assurdo quelli che si sono qualificati, sorprendentemente, alla fine sono stati i migliori. Mi riferisco alla squadra di Meo Sacchetti. È forse la dimostrazione che bisogna essere più squadra che raccolta di individui campioni? O che bisogna giocare insieme di più per arrivare al grande avvenimento preparati? Che poi gli sport di squadra in Italia soffrano dell’invasione di stranieri e di campionati debordanti viene detto da molti, ma le soluzioni? Ho già scritto che fossi il CONI creerei una costola del responsabile della Preparazione Olimpica (non della partecipazione olimpica), che segua più da vicino le problematiche degli sport di squadra, non certo dal punto di vista tecnico. E vogliamo parlare del calcio che è dal 2004 che non si qualifica ai Giochi?

Veniamo infine all’Atletica ed alle sue imprevedibili ed eccezionali medaglie d’oro. Io non sono d’accordo con chi pensa che il nuovo presidente della FIDAL Stefano Mei non ha molti meriti in questo successo. Sarà anche vero che nelle sue dichiarazioni pre-Tokyo ha ignorato Stano e la Palmisano ma lui, imparando da un suo carissimo sodale (Enzo Rossi), ha capito che per fare risultato è necessario che tecnici ed atleti arrivino al grande avvenimento motivati se non proprio “incazzati”. Lui ha fatto di tutto per conseguire ciò. Nei sei mesi della sua presidenza ha fornito delle performances inaudite. Ma alcune nell’ultimo mese credo siano state essenziali. E meritano di essere citate: quando ai Campionati Italiani di Rovereto abbiamo dovuto sentire il buon Franco Bragagna, giornalista informato, snocciolare come in un rosario una lista di nomi che sarebbero dovuti salire sul soglio tecnico dopo i Giochi. Immaginate il piacere di quei tecnici che preparavano i Giochi?

O quando ha mandato il suo SG pro-tempore a Palazzo Chigi (dove si premiavano i calciatori Campioni d’Europa e dove, grazie a Mario Draghi, erano invitati le medaglie d’oro degli Europei Under 23) a parlarci dell’atletica come uno degli “sport minori” ed infine quando, alla vigilia della partenza di Tokyo, ha trovato la maniera di armare Tuttosport – noto per le sue posizioni estremiste – circa il rimpianto di non avere Schwazer: “non è un atleta qualsiasi” ha detto. Si, infatti ha 12 anni di squalifica. Tutte iniezioni di fiducia per l’ambiente. Ora ha lanciato l’idea di un “piano Brisbane 2032”: corretto, visto che per quei Giochi lui in base alle attuali norme non potrà più esserci. Non certo motivante per tutti quegli atleti che vedono Parigi 2024 e forse anche Los Angeles 2028 come il loro obbiettivo primario.

Lui è indubbiamente un buon motivatore ed a Tokyo ha fatto la sua parte. D’altronde io glielo avevo detto tempo fa: sarebbe un perfetto Team Manager, non certo un buon presidente. Il tutto è stato poi confermato da lui stesso con la sua dichiarazione fuori onda a chiusura dei Giochi: “Hai capito perché mi hanno votato? Perché parlo bene”, frase che gli ha fatto guadagnare la copertina ironica di Dagospia il giorno dopo. Mai invece una parola di ringraziamento per chi lo ha preceduto, Alfio Giomi, a cui sono piovute congratulazioni da tutto il mondo sportivo ed anche da quello politico. Tra l’altro mi dispiace che nomi come quelli di Stefano Tilli, Fiona May, Francesco Panetta ed Antonella Capriotti vengano spesso citati come potenziali sostituti nell’area tecnica della Federazione. Sono per diversi motivi legato a questi personaggi e non trovo giusto che vengano posti quotidianamente sulla graticola della lista d’attesa.

Da Tokyo l’atletica ha anche ereditato delle telecronache a sei voci (Franco Bragagna, Luca Di Bella, Guido Alessandrini, Stefano Tilli e, alle interviste, Elisabetta Caporale ed Ettore Giovannelli). Bragagna [nella foto d'apertura] ha toccato il massimo con quella sua frase dopo il doppio oro: “Signore mio, cosa hai combinato stasera” e ancora “io non vorrei lasciare questa postazione perché ho paura che qualcuno mi svegli, tutto sudato, e mi dice che è stato tutto un sogno quello che ho vissuto”. Frase che è stata virale sui social e che lo ha visto proposto anche lui per una medaglia d’oro. Tutto ciò lo riscatta dai positivi giudizi sul 67 metri e rotti, prima dei Giochi, di Faloci.

Cosa si aspetta ora l’atletica? Il meglio sarebbe che si azzerasse tutto e che si ricominciasse da capo con la giusta serenità e saggezza. Vediamo intanto come andranno i Campionati Mondiali Junior in procinto di iniziare a Nairobi. Con una premessa: attenti, per chi non lo sapesse, mancano USA, Gran Bretagna, Germania, Cina, Giappone, Australia, Canada e Nuova Zelanda!

 

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