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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Piste&Pedane / E con la marcia fanno tre

Giovedì 5 Agosto 1932


stano


Intendiamo gli ori nell’atletica vinti da tre poliziotti. L’ultimo in ordine di tempo se lo mette al collo il pugliese Massimo Stano, primo per distacco sul traguardo di Sapporo dopo aver controllato i rivali per l’intero percorso.

Daniele Perboni

Alzi la mano chi si aspettava, fuori dalla stretta cerchia della tribù, una medaglia tanto preziosa da questo lungagnone appassionato di cultura giapponese. L’oro poi, … Lo scrivente no. Fra i primi certamente, sul podio possibile, ma quello più alto, … Pubblica ammenda la nostra. E invece è tutto vero. Massimo Stano, pugliese di Palo del Colle, migrante alla ricerca di qualità tecnica, resistenza organica e condizioni ottimali per seguire sogni di gloria (prima a Sesto San Giovanni con Alessandro Gandellini, poi a Castelporziano con Patrizio Parcesepe) non ha mai perso lucidità. Anche quando il cinese Wang se ne era andato per i fatti suoi, subito imitato dall’indiano Kumar.

Se ne stava lì, a una decina di secondi, con un folto gruppetto di altri segugi, a studiare e controllare la situazione. Ai dieci chilometri qualcosa si è mosso. Risucchiato il battistrada, Massimo non si è scomposto. Sempre attento, vigile. Tutto sotto controllo. Tattica un poco “conservativa”? Si è capito alla fine che no, stava continuando a monitorare la situazione. Poi … è successo tutto in una manciata di chilometri. Stretto nella morsa di due cinesi, due giapponesi e due iberici, sembrava la vittima sacrificale sull’altare delle aspirazioni sfumati. Un’ora e dieci minuti di fatica, sudore, sofferenza nell’umidità dell’Odori Park di Sapporo. Restano in tre: Koki Ikeda, Yoshikazu Yamanashishi e quello con la maglia azzurro pallido, i baffetti, e gli occhiali.

Lotta serrata, anche di nervi, mentre le proposte di squalifica minano la sicurezza dei battistrada. 18 chilometri: Stano continua a menare la danza. Ikeda è sotto pressione. Campana dell’ultimo giro. Un metro, due metri, tre. L’azione decisiva ha successo. Sbuffa, stringe i denti. Un’ultima doccia con la minerale. Ci crede. I metri aumentano. È fatta. 1h21’05 il tempo finale. Nulla di eclatante. Importa a qualcuno? Siamo alle Olimpiadi, che state a guardare! L’importante è mettersi al collo l’oro, sulla testa il virtuale alloro del vincitore. Si gira, attende con un inchino il primo e il secondo poi spazio a una corsa liberatoria con il pollice in bocca, chiara dedica olimpica alla figlia Sophie nata nel mese di febbraio. Altra dedica al team che lo segue «Perché un atleta da solo non va da nessuna parte. Serve una squadra, un gruppo affiatato. Dunque grazie al mio tecnico, un grande [Patrizio Parcesepe], alla mia società, le Fiamme Oro, e alle Fiamme gialle che mi ospitano nel loro impianto di Castelporziano».

A proposito di Fiamme Oro. Tre ori, tre poliziotti. Il gruppo di stanza a Padova è guidato da Sergio Baldo, vicepresidente vicario FIDAL e ideale leader dei sette consiglieri di opposizione che stanno in Consiglio Federale come altrettanti feroci cani da guardia.

Ecco il podio: 1. Stano , 2. Ikeda (Giappone), 3, Yamanishi (Giappone), … 15 Fortunato, 44. Tontodonati. Partiti in 57 arrivati in 52. A Sapporo si cercavano temperature meno proibitive rispetto a Tokyo? Eccole: partenza 31º, 63% di umidità; arrivo 30º, 73%. Piccolo appunto statistico: dal 16º chilometro Stano non ha mai lasciato spazio a nessuno, conducendo, instancabile e sicuro, il gruppo di testa.

Ed è doveroso ricordare quanto questa “povera” specialità abbia regalato all’Italia medaglie pesanti. Per restare nella sola 20 chilometri ci piace rievocare l’oro di Maurizio Damilano a Mosca 1980 (abbinati ai bronzi di Los Angeles ’84 e Seul ’88), il successo di Ivano Brugnetti ad Atene 2004 (allenatore Antonio La Torre) e il terzo posto di Giovanni De Benedictis a Barcellona 1992. 

STAFFETTESi parlava di sogni? Tanto sono gratis, non costano nulla, e quattro ragazzi (Patta, Jacobs, Desalu, Tortu) prolungano la favola onirica degli uomini veloci. Nella notte italiana, grazie alla terza piazza nella loro batteria, atterrano direttamente sul pianeta finale a suon di record italiano (39”75, benvenuti nel gruppo under 38) e il quarto tempo complessivo del lotto nonché meglio prestazione europea 2021 e quarta continentale di tutti i tempi. Davanti i quartetti di Gran Bretagna (47”36, Doha 5/10/19), Francia (47”79, allora record del mondo, Spalato 1/9/90), Olanda (37”91, Doha 4/10/19). Sorprendentemente fuori gli uomini “Stelle e Strisce”, sesti a 38”10.

L’impresa, purtroppo non è riuscita alle colleghe Irene Siragusa, Gloria Hooper, Anna Bongiorni e Vittoria Fontana. Pur centrando il nuovo record italiano (42”84, precedente 42”90) non riescono ad andare oltre la sesta piazza nella loro serie, vinta dalle britanniche a suon di record nazionale (41”55). Ulteriore beffa: none, sono fuori dal lotto delle prime otto per soli tre centesimi.

Fori anche le ragazze della 4x400. Nonostante il primato stagionale (3’27”74) Chigbolu, Mangione, Nardelli e Borga devono salutare Tokyo. Con frazioni nettamente superiori ai 51 secondi (rispettivamente 52”00, 50”76, 52”13, 52”85) addio sogni di gloria. Sempre. Da segnalare il 49”14 della Bol che consentito alle Orange di recuperare e acciuffare la finale. 

CONCORSI –Sufficienza piena e quinto posto per l’italo sudafricano Zane Weir nel peso, miglioratosi ancora sino a 21.41. Doppietta statunitense con Ryan Crouser a 23.30, record olimpico, e Joe Kovacs a 22.65. Terzo il neozelandese Walsh al personale stagionale (22.47), misure per ora irraggiungibili per buona parte dei concorrenti. 

Delusione per i due portacolori azzurri nel triplo. Nella prova dominata dal portoghese Pedro Pichardo (tre balzi oltre i 17 metri con il picco a 17.98) “solo” nono Andrea Dallavalle (16.85) e undicesimo Emanuel Ihemeje (16.52), a dimostrazione che per risiedere stabilmente fra l’aristocrazia internazionale ormai serve stabilizzarsi costantemente oltre i 17 metri. 

Dice il direttore che a volte siamo troppo severi. Forse è vero, ma come non giudicare negativamente le prestazioni delle due ragazze, eliminate mestamente nell’alto? 1.90 Alessia Trost, 11ª  nel suo gruppo e 1.93 Elena Vallortigara, nona. Misura utile per la promozione 1.95.

 

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