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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Piste&Pedane / Sugli ostacoli si continua a volare

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Mercoledì 4 Agosto 2021

 

400h-donne 


L’esempio del guerriero Karsten pare aver fatto scuola: come sta a dimostrare la battaglia all’ultima falcata per spingere in avanti anche il primato femminile e riscrivere in toto le gerarchie dei 400 ostacoli.

Daniele Perboni

Sveglia all’alba, ancora. Scena già vista però, con qualche particolare che forse fa la differenza. Proviamo a riavvolgere il nastro e riguardare dall’inizio. No, è sempre l’identico copione. In tre sul traguardo, in tre che “stracciano” gli avversari, in tre che, cronometricamente, fanno meglio di ogni altra Olimpiade. Qualcosa ancora non quadra. Concentriamoci meglio, ingrandiamo e mettiamo a fuoco. Finalmente individuiamo la differenza. I soggetti inquadrati sono donne, anche se la distanza è la stessa e quelle barriere sulla pista sono più basse. Solo i colori delle bandiere sono diversi.


L’ordine d’arrivo ora è chiaro: 1. Sydney McLaughlin (Usa) 51”46 (record del mondo), 2. Dalilah Muhmmad (Usa) 51”58 (personale), 3. Femke Bol (Olanda) 52”03 (record europeo), 4. Janieve Russel (Jam) 53”08 (personale). Serve raccontare altro? Forse che Sydney ha migliorato il suo fresco record (51”90, Eugene 26 giugno) di 44 centesimi? Che Dalilah sino all’ottavo ostacolo era in testa? Che Femke ha demolito il personale di oltre un secondo (52”37 del 4 luglio)? Che il 53”08 di Janieve è il tempo più veloce per una quarta piazza? Che il 51”46 sino al 1970 sarebbe stato il record mondiale sulla distanza piana? Che ora sono le tre atlete più veloci della storia in questa specialità e due di loro hanno 21 anni (Bol, 23/2/2000; McLaughlin, 7/8/99)? Basta tutto questo o serve altro? Sì, lo spettacolo ha ripagato la levataccia.

GAIA - Poco, pochissimo azzurro oggi, in attesa di domani, quando saranno ben venti gli atleti impegnati su piste e pedane dell’Olympic Stadium di Tokyo e sulle strade dell’Odori Park di Sapporo con la 20 chilometri di marcia. Nel frattempo gustiamoci la prodezza di Gaia Sabbatini, ragazza tosta e determinata. Schierata nella prima delle due semifinali dei 1.500 abbassa di due secondi il personale, portandolo da 4’04”23 a 4’02”25, con una condotta di gara autorevole ma purtroppo non sufficiente per passare il turno e approdare ad una finale che sarebbe stata storica. La prima donna a riuscirci dopo Gabriella Dorio, oro a Los Angeles 1984. 

La gara si snoda su un ritmo veloce ma non impossibile. Dopo circa 800 metri il fattaccio. Due atlete cadono, la keniana Winny Chebet e la statunitense Cory Ann McGee. Gaia rischia il ruzzolone. Lo evita, sbanda, prende qualche chiodata ma resta in piedi. Purtroppo il gruppo se ne va. Un divario che non riuscirà più a colmare. Vince la keniana Kipyegon (3’56”80), con le prime cinque sotto i quattro minuti a l’australiana Jessica Hull, quarta, al record l’Oceania (3’58”81). 

Evidente il danneggiamento subito dalle ragazze. La statunitense viene riammessa dalla giuria. La delegazione italiana presenta ricorso nel tentativo di salvare anche la Sabbatini (Al momento in cui scriviamo non si è ancora saputo nulla). La ragazza, fresca campionessa europea under 23 per ora deve accontentarsi della seconda miglior prestazione nazionale di tutti i tempi, alle spalle del 3’58”65 di Gabriella Dorio datato 25 agosto 1982. «Purtroppo è sempre così – il commento della Sabbatini – Ogni volta che ottengo il primato personale finisco per arrabbiarmi. Ma non finisce qui».

In pista anche Paolo Dal Molin, nelle semifinali dei 110 ostacoli. Finisce quarto nella sua batteria (13”40/0,1) piazzamento e crono non sufficienti per rivederlo in pista nella finale di domani.

STAFFETTE – Terza fatica olimpica, sempre domani in mattinata, la notte italiana (4,30), per Marcell Jacobs. Vanno in scena le staffette veloci. Resi noti i nomi del quartetto: Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Eseosa Desalu, Filippo Tortu. Italia schierata in quinta corsia nella seconda batteria con Turchia (1ª corsia), Stati Uniti (2ª), Cina (3ª), Germania (6ª), Danimarca (7ª), Ghana (8ª), Canada (9ª). Prime tre direttamente in finale già i due migliori tempi. Compito non propriamente agevole anche se non impossibile. Serve molta attenzione, nei cambi, e anche un po’ di fortuna.

In pista anche la 4x100 donne per una impresa difficilissima. La batteria (ore 3,00 italiane, le 10 locali) è praticamente una finale. L’Italia, in corsia nove, schiera Irene Siragusa, Gloria Hooper, Anna Bongiorni e Vittoria Fontana, e troverà nell’ordine, dalla corsia due, Olanda, Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Giamaica, Equador e Giappone. A livello di record nazionali peggio di noi solo Equador e Giappone. Staffetta 4x400 femminile, ufficializzato il quartetto per la batteria (12,37 ora italiana): Mariabenedicta Chigbolu, Alice Mangione, Petra Nardelli e Rebecca Borga. Dovranno vedersela con Bielorussia, Gran Bretagna, Ucraina, Canada, Olanda, Stati Uniti e Giamaica. Non semplice.



 

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