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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Tokyo 2020+1 / (5) Quattro senza, una storia d'altri tempi

Martedì 28 Luglio 2021

 

4-senza 3

 

Una quinta giornata controversa, con il nuoto sempre protagonista e non solo per l'epica quinta finale di Fede, ma anche con qualche inevitabile contro-prestazione. Tre le medaglie, brilla d'argento la sciabola a squadre. 

 
MEDAGLIE - 15 (1 ORO - 6 ARG - 8 BRO)
CLASSIFICA A PUNTI (10-8-6-5-4-3-2-1) - 95 GARE SU 339

1. Stati Uniti 361,5
2. R.P. Cina 279
3. Giappone 248,5
4. C.O. Russo 244
5. Gran Bretagna 207
6. Italia 197
7. Australia 149,5
8. Olanda 147
9. Francia 139,5
10. Germania 124
 

RED.

 

I podi di Tokyo e i risultati degli azzurri 

 

La previsione della vigilia attestata sul +30 (medaglie) sembrerebbe a portata di mano visto che dopo cinque giornate – quando ne mancano ancora una decina … – il pallottoliere azzurro ha già raggiunto la metà. Certo, resta la solitudine di quell’unico oro nel Taekwondo che ci relega piuttosto indietro nel medagliere. Un brutto esercizio, per tanti versi fuorviante, il conteggio delle medaglie – sia si privilegi il numero degli ori che non piuttosto il totale delle medaglie – che riduce il fascino dei Giochi ad una esercitazione aritmetica, ma che continua ad essere il motivo conduttore di ogni commento. Motivo per cui noi, quanto meno, preferiamo riportare una classifica a punti che conteggia i primi otto. E che vede la squadra azzurra in posizione più che degna, attestata attorno alla quinta/sesta pozione.

QUATTRO SENZA – Restando in argomento, tre le medaglie di giornata e tutte di grande valore. E’ antipatico azzardare una classifica di merito tra loro, ma viene difficile non pensare per prima al bronzo del Quattro – Matteo Castaldo, Marco Di Costanzo, Matteo Lodo e Giuseppe Vicino – senza per un insieme di motivi: per le attese che pesavano sulla barca e soprattutto per quel cambio in corsa dovuto ad un improvviso assalto del Covid che minacciava di mandare all’aria anni di lavoro.

I fatti: a tre ore dal via è caduta sul clan la tegola della positività di Bruno Rosetti, voga n. 3, che costringeva il DT Francesco Cattaneo a dirottare in barca Marco Di Costanzo che si stava già preparando per la semifinale del Due senza (un rimaneggiamento che è costato la mancata finale: con l’esordio ai Giochi del quarto degli Abbagnale, figlio del presidente Giuseppe). Un azzardo inevitabile se non si voleva rinunciare. Una volta in acqua, col bacino di Sea Forest sferzato da un vento di bufera, il quartetto ha saputo reagire come meglio non si poteva attendere conducendo una gara di attacco. Resistendo nel finale anche un involontario tentativo di abbordaggio della barca inglese, con i remi che si sono toccati, che se non ha creato danni ha influito sull’attacco finale che gli italiani stavano portando alla Romania che li ha così preceduti per 47 centesimi. Una grande prova.

BURDISSO – Un colpo di teatro del giovane ed estroverso talento di Pavia, che l’ha portato a scalare il podio olimpico dei 200 delfino a meno di vent’anni (li compirà il 20 settembre), terzo alle spalle dell’ungherese pigliatutto Kristof Milak e del giapponese Tomoru Honda. Federico – che era stato quarto ai mondiali di Gwangju e secondo agli Europei di Budapest – con l’abituale sfrontatezza ha fatto una gara d’attacco, passando in seconda posizione a metà gara e resistendo finché ha potuto al ritorno del giapponese che l’ha superato solo alle piastre.

Un altro nome importante della grande scuderia che la federazione nuoto ha messo in vetrina a questi difficili Giochi. Burdisso che, dopo due anni passati in Inghilterra, studia matematica e statistica in una università di Chicago, dove rientrerà presto, diventa così il primo italiano a vincere una medaglia olimpica in farfalla. “Mi sono proprio divertito – le sue prime parole –, anche se ancora debbo realizzare quello che ho combinato, spero di potermi conquistare un posto nella staffetta mista”.

La mattinata del nuoto s’era aperta con la più attesa delle finali, la quinta di Federica Pellegrini nei “suoi” 200 stile. Nessuno si aspettava nulla di più di quello che è arrivato, altre erano le motivazioni e le sensazioni distribuite a piene mani in questi anni. Cinque finali olimpiche e due medaglie, undici record del mondo, otto medaglie mondiali consecutive. Ma la dimensione di Federica va ben oltre la freddezza dei numeri che se pure testimoniano tappe importanti della sua carriera, non possono neppure lontanamente esprimere quanto ha saputo dare all’intero sport italiano in quasi vent'anni dentro e fuori dell'acqua. Adesso potrà avviare la sua seconda vita, casomai a cominciare dalla commissione atleti del CIO.  

SCIABOLA – Anche se non è arrivato il riscatto auspicato dopo le prove individuali, c'è stato sempre un argento di buon valore.  Non è stata una grande prestazione, quella della squadra di sciabola che tornava ai Giochi dopo aver saltato l'edizione di Rio causa l'esclusione a rotazione imposta allora dalla FIE. Adesso tutte le armi sono di nuovo in pedana. Sarebbe stata una bella occasione per riannodare i fasti della storia dell'arma, ma che non tutto stava andando per il meglio s'era visto già nel Quarto contro i litigiosi iraniani, domati solo all'ultima stoccata (45-44). Un copione che s'è ripetuto in semifinale contro gli ungheresi: 45-43. Poi la finale, dove non c'è stata quasi storia, con i coreani sempre in avanti fino a riconfermare l'oro di Londra.

 

 

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