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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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I sentieri di Cimbricus / E che dire dei commenti televisivi?

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Sabato 24 Luglio 2021

 

carapaz 


Ora li chiamano talent, ci sarà forse un motivo ma lo ignoriamo: di norma imperversano con enfasi e con frasi fatte raccattate qua e là. Un campionario vario che pare faccia competenza.

Giorgio Cimbrico

Vivo a Genova, una delle più importanti città ecuadoriane, e così la vittoria di Richard Carapaz nella prova su strada mi ha fatto felice. Ho subito avvertito il salumiere e una cliente, entrambi membri della sterminata comunità, che non hanno nascosto la loro gioia e il loro orgoglio. E così non ho potuto esimermi dal raccontare che ero presente ad Atlanta, venticinque anni or sono, quando l’Ecuador vinse la sua prima medaglia, Jefferson Perez nella 20 km di marcia.

Ricordo che feci un salto nell’area mista e incontrai due colleghi ecuadoriani commossi sino alle lacrime e coperti dalla bandiera bolivariana. L’intervista a Perez diventò una sonata per singhiozzi. Perez veniva dall’altissima sierra e raccontò che avrebbe sciolto un voto: non meno di 300 chilometri in altitudine per recarsi dalla Virgen del Cobra.

L’Ecuador non vince spesso e così sarebbe stato normale aspettarsi che chi ha commentato la prova e chi l’affianca – li chiamano talent, ora – ricordasse quell’episodio lontano un quarto di secolo. Manco per idea, naturalmente. Lo ha fatto Giovanni Bruno, su SKY, televisione che non trasmette i Giochi ed è un peccato perché la scuderia è di qualità.

La RAI divide le competenze come fecero, durante la Grande Guerra, nella spartizione del Medio Oriente, mister Sykes e monsieur Picot, tracciando linee virtuali che attraversavano deserti e catene montuose. C’è chi da tempo ha la stelletta dell’esperto, c’è chi riceve il gallone in occasione di appuntamenti importanti. Che poi conosca o meno quello sport, importa poco.

Pensano di farla franca con l’enfasi, con un campionario di parole raccattate qua e là (molto usata, ovviamente, la resilienza che a me fa venire i vermi) o con uscite che sconfinano involontariamente nel comico. Il talent del ciclismo: “A meno di colpi di scena …”: Carapaz era a 300 metri dall’arrivo, con un minuto di vantaggio sugli inseguitori. Quando c’era libertà di espressione, si diceva: “Solo il colpo di un cecchino può cambiare le cose”. Battuta oggi vietata ai minori e vietata ai maggiori.

Io sono vecchio, refrattario alle novità, sempre più lontano da tutto quello che mi circonda (più che ostile lo ritengo estraneo), ma una cosa l’ho imparata: se si scrive un nome su un motore di ricerca, si apre una grotta in cui esplorare, cominciando dalle cose più banali, il luogo di nascita, ad esempio, che può essere suggestivo o che magari è lo stesso di un altro personaggio. Metti che un atleta abbia visto la luce a Braunau sull’Inn: è proibito dire che è compaesano di Hitler?

Una ricerca preventiva può far nascere una serie di appunti, da proporre al telespettatore. Chissà, forse pensano che chi guarda e ascolta si accontenta del primo stadio di percezione. E’ molto probabile. E così è inutile perdere del tempo lavorando. Meglio presentarsi davanti al microfono vergini come Giovanna d’Arco. Clean sheet, pagina pulita, è un modo di dire che ha preso campo.

L’Olimpiade è appena cominciata e, aspettando l’atletica, non credo che assorbirà molto del mio tempo. Per ora e da quel poco posso annotare che gli speaker urlano come i detenuti alla Torre sottoposti a tortura dagli sgherri di Walsingham (un modo per riempire il silenzio, penso), che i maggiorenti del CIO e delle federazioni internazionali sono stati trasformati in valletti con vassoio, che fa un caldo della Madonna, che i contagi corrono, che c’è grande attesa sulla prima o sul primo (parità di genere, prego) che combinerà qualche casino sul podio o nei pressi. Nel caso, cambio di inquadratura ordinato dall’alto e borbottii microfonici.

Un caro saluto a Dina Asher Smith, campionessa mondiale dei 200, laureata in storia al King’s College di Londra: ha detto che quanto fecero Tommie Smith e John Carlos era legittimo ed è riproponibile. E i due vecchi fusti hanno replicato: “Lasciate che gli atleti manifestino le loro idee”.      

 

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