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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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I sentieri di Cimbricus / I segreti sloveni, pochi e dappertutto

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Giovedì 15 Luglio 2021

 

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Le sorprendenti risorse sportive di uno Stato che è dodici volte più piccolo del nostro e con una popolazione di due milioni di abitanti: dal ciclismo al salto con gli sci, dal basket all’atletica.

Giorgio Cimbrico

Al tempo dell’Impero austroungarico – la Cacania di Musil – gli sloveni erano famosi come caldarrostai: lo scriveva Josef Roth e di lui c’è da fidarsi. Ora, pochi come sono, sono dappertutto e in diversi formati: piccoli, leggeri, agili, giganteschi, sorprendenti. A meno di 23 anni Tadej Pogacar sta vincendo il suo secondo Tour: l’anno scorso concesse il “colpo di teatro” nella crono decisiva, vigilia della passerella di Parigi, spazzando via il povero Primoz Roglic, sloveno anche lui.

Questo lo ha dominato (due tappe pirenaiche molto classiche e molto serie e due vittorie con effetto multicolore: giallo, bianco come miglior giovane e a pois) e dal momento che ha un motore buono anche per le gare in linea (quest’anno a segno nella Liegi) qualcuno sta scomodando Merckx e un ciclismo lontano. Lontano e circoscritto. Il podio dei nostri giorni è occupato da uno sloveno, da un danese, da un ecuadoregno. Belgi, francesi, spagnoli, italiani dove son finiti? .

Prima di dedicarsi al ciclismo, Roglic (due Vuelta in collezione) praticava lo sport più amato, il salto con gli sci e la sua derivazione più spettacolare, il volo con gli sci. I nomi di riferimento oggi sono quelli del fratelli Prevc (Peter, Dome e Cene) e di Anze Lanisek, gli unici a poter dare vita a derby incrociati con polacchi, tedeschi, austriaci e giapponesi. Planica è uno dei luoghi classici, come Garmisch, Innsbruck e quel magnifico trampolino che domina Oslo, Holmenkollen.

Per trasformarsi in alianti umani, in fantini che cavalcano l’aria è necessario essere molto leggeri e patire un po’ di fame. Per lanciare lontano certi attrezzi, è un obbligo essere piuttosto pesanti e dinamici. Nel recente passato il ruolo di atleta-simbolo dello stato una dozzina di volte più piccolo dell’Italia e con una popolazione di due milioni di abitanti, è stato coperto da Primoz Kozmus da Nove Mesto, autore di una doppia martellata vincente a Pechino olimpica e Berlino mondiale. Record personale, 82.58.

Oggi è il tempo di Kristian Ceh che, con quegli occhiali e quell’espressione un po’ stupita, assomiglia a Clark Kent prima di trasformarsi in Superman. Ceh, il più alto della tribù dei discoboli (2,06), ha spedito il maxi-piattello a 70,35 entrando in una confraternita importante. Lo ha fatto da poco e in giovane età, 22 anni, e si è trasformato, al fianco del regolarista lituano Andrus Gudzius, nel più credibile avversario di Daniel Stahl, lo svedese XXXL che nelle due ultime stagioni ha disseminato i prati di misure oltre i 70. Stahl ha lo stesso passaporto di Armand Duplanis e quasi le stesse chances di successo del giovanotto volante nato in Louisiana.

Fedeli eredi della vecchia Iugoslavia, gli sloveni sanno anche far squadra. La vittoria agli Europei 2017 di basket ha provocato un’ondata di simpatia: capita quando Davide impugna la fionda e centra il bersaglio grosso. Nel caso, la parte del giovane re venne interpretata da Luka Doncic, così geniale da costringere a rispolverare le meraviglie del povero Drazen Petrovic. Naturale finisse in NBA, a Dallas.

Pochi e dappertutto. Il capitano dell’Inter campione d’Italia è sloveno ed è Samir Handanovic. Soprannome, Batman.

 

 

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