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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Nuntio Vobis la resurrezione dello sport (italiano)

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Lunedì 12 Luglio 2021

 

mancini 3 


Viva tutti, chi governa e chi sfila con la bandiera e non ha niente da dire per i licenziati via mail, per gli sfruttatati morti sotto il sole. Ma, come diceva Gaber, destra o sinistra? Boh. Si gioca, accidenti, ai dolori penseremo dopo.

Oscar Eleni

Fra limoni e melanzane del Monte Ladro per festeggiare il compleanno di Ghighi Parodi, nato poco dopo le meraviglie di Owens a Berlino ’36, nel ricordo dell’avventura con i Giganti del Basket, i notturni fra Gazzetta e La Notte, le prime cronache sul basket con i mezzi di Famiglia Cristiana, alzando il calice alle giornate ingannevoli, ma felici, dove sembra che davvero lo sport in Italia abbia buttato la mascherina fra le ortiche. Giorni per andare al balcone e gridare: Nuntio vobis che è tornato a fare bei risultati, persino a vincere, un Paese dove al potere, mensilmente, annualmente, settimanalmente, va gente che ti spiega come risolvere il problema: sport nella scuola, aiuto alle società di base.

Viva, viva e poi si tira a campare fino a quando il genio della lampada ti propone settimane come queste: torna alle Olimpiadi dove mancava dal 2004 la nazionale di basket, con allenatore licenziato e riassunto con la tecnica Pesaola, per la prensa un grande tecnico, per gli amici uno da sostituire col Messina-Draghi, cioè il migliore. Poi Roberto Mancini che ormai trovi ovunque, nei pacchi della posta, in ogni pubblicità, amato e venerato come da Mantovani ai tempi della Sampdoria. Ci ha conquistato subito perché voleva una squadra che amasse il gioco del pallone.

Pazienza se non tutti erano davvero bravi, sta di fatto che l’Europa da ieri ci considera i campioni e alla federazione versa un bell’assegno di 28 milioni, nella speranza che ne faccia buon uso dicono dai campetti, senza scandalizzarsi se ai marinai che hanno sconfitto Chimera verranno dati 280 mila euro per l’impresa che ha portato tanta gente in strada senza mascherine, proprio come gli spettatori di Wembley, cosa che aveva indignato i commentatori con l’idea del complotto, del cetriolo, quelli indignati per i fischi all’inno, non diversi da quelli che da noi fecero infuriare Maradona e gli argentini. Niente, tutti belli felici, trovando sfumature di rosso allegria anche nel presidente Mattarella che dava lezioni di compostezza agli inglesi, cominciando dal Johnson Brexit, persino al Tom Cruise che flirtava con Beckam dopo il gol inglese.

Giornate per portare a 80 pagine la rosea, per esaltare la fantasia dei titolisti, ridendo persino per il veleno del Cassano sfinito più di quando buttava via il suo talento, fingendo di non essere mortificati se per arrivare a quello che volevi leggere ci metti più di un viaggio in ascensore, il massimo dello sfregio per giornali vuoti.

Poi Berrettini e Wimbledon. Mai un italiano in finale. Alla grande questo romano simpatico come Pietrangeli che aiuta a coprire la fuga di Sinner dalle Olimpiadi che ancora indigna, anche se poi si troveranno spiegazioni come succede con Datome e Belinelli scomunicati dal Petrucci che urla ai quattro venti, diciamo la sua stampa di fiducia, che non esistono coppe, scudetti, trionfi internazionali che possano paragonarsi all’etichetta di olimpico per chi è selezionato e questa volta a Tokio, nel nulla, con cascate di fango, fughe, ricoveri, paure, noi ne manderemo ben 384 di olimpici pregando che mononucleosi e virus non fermino Paltrinieri o la Pellegrini che si curano e salutano lo squadrone di Barelli e Butini.

Viva Malagò, abbasso chi voleva rendere il CONI un ramo ancora più secco. Viva tutti e quindi anche chi governa, chi sfila con la bandiera e non ha niente da dire per i licenziati via mail, per gli sfruttatati morti sotto il sole. Ma, come diceva Gaber, destra o sinistra? Boh. Si gioca, accidenti, ai dolori penseremo dopo. Quando? Beh alla fine dei Giochi. Magari amici, subito dopo ricomincia il campionato di calcio con DAZN che ha spodestato SKY e destabilizzato chi non ha tanto da spendere in abbonamenti, per quelli confusi che sono in pena per Adani, dopo il divorzio con anatema: Non baratto la libertà. Ohibò e dietro di lui ecco Vieri che urla “a infami”.

Sono giorni così e infatti Awudu Abass, messo fuori da Azzurra basket per fare posto al principe Gallinari, grida pure lui contro il Meo tornato fra i beati del giardino Petrucci con una mossa a sorpresa (?) la sera prima dell’esame con la Serbia che in sala scommesse non prevedeva quote per la vittoria, insomma 100 a 1. Il ragazzo ha detto che certe sentenze vorrebbe sentirle da uno che ti guarda negli occhi. Lui lo fa sempre sul campo? Uhm. Poi ci dica come doveva fare a cercare Abass (in camera, a casa, o dove se ne era andato tornato da Belgrado?), in una notte dove già faceva fatica a capire l’abbraccio del presidente, il vaffa al Kokoskov dei serbi, la prestazione del gruppo mancinizzato, reso più simpatico partendo dall’elfo Nico Mannion cuore di mamma Gaia Bianchi, la pallavolista canturina che non avendo legami veri con il Minculpopo federale ha speso belle parole per Datome e Belinelli. Meo il ruvido che nel basket non trovò solo consensi all’inizio, come giocatore, ma, soprattutto come allenatore, avrà tanti difetti, ma non quello di dire alla gente quello che pensa.

Mentre la Milano di Messina ci prepara il terremoto Pozzecco, cambiato così tanto che si è persino sposato, cambiando metà squadra, disorientando chi aveva letto che le scelte dell’anno scorso erano tutte giuste, noi torniamo a tremare perché nel girone di Tokyo la sorte ci ha messo contro la Germania che ad Amburgo aveva masticato i polpastrelli molli della truppa, ma, soprattutto, ci farà incontrare oltre all’Australia, la terribile Nigeria dei 6 giocatori NBA che in amichevole a Las Vegas hanno battuto addirittura gli Stati Uniti di Popovich, incompleti è vero, ma nella storia recente, seppure in precampionato, avevano perso soltanto tre volte e in un caso furono sconfitti dall’Italia di Galanda.

Ci penseremo più avanti, adesso che si sono ritrovati all’Acqua Acetosa, sentiero di luce per tanti sport, lasciamoli almeno partire per Tokyo fra qualche giorno. Dall’arrivo complicato, lo è per tutti, scopriremo se ci sono scuse per giustificare l’uscita al primo turno.

La stessa cosa per le squadre allargate cominciando dall’atletica anche se i diaconi sgridano se storci il naso per Tortu o, magari, per il Tamberi in lacrime a Montecarlo, perché in questo fine settimana la base ha regalato al nuovo governo una eredità da valorizzare. Bella storia se agli europei under 23 di Tallin abbiamo vinto il medagliere, 13, con 6 ori e tante belle speranze. Giorni in cui anche chi ha faccia tosta farà fatica a dire che quelli di prima lavoravano male, anche se difetti ce ne sono tanti, oggi, come ieri. Comunque speriamo che fra i 77 per Tokio ci siano reazioni come quella attesa da troppo tempo della Vallortigara che è tornata sopra l’1 e 96 nell’alto.

Attrezzarsi per le sveglie all’alba, fare un ripasso generale e, davanti a chi urla Nuntio Vobis la resurrezione dello sport italiano, fate come Mattarella: alzate le mani al cielo e chiedete che passino il giorno dopo, magari quando la polvere ha ritrovato posto sugli altari di oggi.

 

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