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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Il silenzio degli obbedienti

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Venerdì 25 Giugno 2021


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Tokyo: ventotto giorni all’alba. Al partito degli scettici, già abbastanza corposo se non proprio battagliero, nelle ultime ore s’è iscritto anche l’imperatore Naruhito. Il ché, per i giapponesi, è faccenda non proprio trascurabile.

Giorgio Cimbrico

Anche gli imperatori hanno l’ufficio stampa e così Naruhito, figlio di Akihito (che due anni fa si è messo in pensione e ora è Emerito come Ratzinger) e nipote di Hirohito, ha fatto sapere di nutrire una certa preoccupazione per quel che potrebbe succedere nel suo Nippon durante e soprattutto dopo i primi Giochi dispari della storia, malgrado etichetta e “millesimo” siano rimasti quelli originali. Naruhito non ha fatto che dar voce ai dubbi, agli interrogativi, i sondaggi (tutti di segno negativo) che hanno scandito questa interminabile attesa che i sacerdoti molto laici del CIO hanno interpretato a loro modo, esibendo un atteggiamento sospeso tra la sicurezza e l’ineluttabilità.

Un anno fa, non fosse stato per l’intervento di Sebastian Coe e di alcuni eminenti comitati olimpici (Australia, Canada in prima linea), avrebbero tentato di andare avanti, in uno scenario degno di un autore che ama stendere trame catastrofiche.

Uno degli adagi più usati e consolidati è che “non appena si comincia, certe preoccupazioni scompaiono”. Poteva andar bene in passato, quando si decideva di passar sopra a regimi dittatoriali o pronti alla più sanguinaria delle repressioni (Germania del ’36, Messico del ’68) o si percorreva, con un certo autocompiacimento, il cammino delle nuove frontiere: Mosca sovietica, Seul a due passi dal 38° parallelo, Pechino capitale del capicomunismo.

Oggi Tokyo non è in grado e non può garantire il sogno di cui cantavano Montserrat Caballè e Freddie Mercury a Barcellona, non può offrire una “celebrazione dell’umanità”. In uno scenario di stadi semideserti (la “lungimiranza” di Viktor Orban non è stata recepita …), di protocolli severi, di controlli frequenti, di isolamento anche quando è il momento di mangiare un boccone, questi Giochi servono solo a rispettare contratti con le televisioni, con i grandi sponsor che al CIO danno per ricevere in cambio.

“Saranno Giochi bellissimi, capaci di esprimere un messaggio per tutto il mono”, dicono a corte, non quella imperiale, cauta e preoccupata. Non è da escludere: sulle travi portanti (atletica e nuoto) può esser costruito un edificio di grande qualità.

Sui Giochi della sicurezza sanitaria portata all’estremo, spira anche un’aria che nel mondo, e nel mondo dello sport, si avverte da tempo: il desiderio della libertà d’espressione, diventata molto comune nella galassia delle grandi leghe americane. Il CIO la combatte, la avversa, prova a chiuderla in piccoli “ghetti” lontani dal Villaggio, dagli impianti. Politicamente neutrale, ha definito la UEFA il presidente Aleksandr Ceferin che non ha permesso che l’Allianz Arena di Monaco di Baviera si colorasse di arcobaleno per una legge (magiara) che l’UE, evitando giri di parole, ha definito “vergognosa”. Neutrale, certo. Lo stesso dicasi del CIO.

La domanda è: è possibile oggi, con il nuovo fulminante modo di comunicare, evitare che qualcuno si inginocchi sul podio, che sventoli una bandierina con i colori dell’inclusione, che esprima sulla “piazza globale” una parola, un gesto per condannare quel che succedendo, ad esempio, a Hong Kong?

Ammonizioni, sospensioni, squalifiche, rimpatri è il codice delle pene che chi comanda ha stilato per quei Giochi che “in vitro” devono essere, sino alle estreme conseguenze: controllo sanitario prima della partenza, viaggio, controllo all’arrivo, sistemazione al Villaggio, ancora controlli, forti dubbi sull’utilizzo delle mense e pasti in solitudine, nessuna possibilità di fare un giretto, caldo consiglio di riportare a casa integre le confezioni di preservativi olimpici, uso dei trasporti ufficiali, aree miste virtuali.

Alzare un pugno, guantato o no, esprimere un’opinione sarebbe rompere questa monotonia, questo silenzio degli obbedienti.

 

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