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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Fatti&Misfatti / Non sempre l'oro luccica come dovrebbe

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Domenica 4 Ottobre 2020

 

basketball 


“Devono essere giorni favorevoli a chi danza col Diavolo come passione. Prendete il rossonero Messina allenatore e presidente dell’armada di Armani pop, non vuole più essere chiamato Re.”

Oscar Eleni

Fra piastrelle decorate a fuoco nel teatro di Central Park allontanando dalla terra di confine i magliari arricchiti, fra stupidità, ignoranza e voglia di vivere. In questo clima uggioso è partita l’Eurolega del basket, la bolla della riccanza cestistica continentale odiata dalla FIBA mondiale ed europea. Gente tosta ed isolata. Anche se i cedimenti del calcio, il povero calcio che, se ci fate caso, dopo ogni sorteggio di coppa annuncia agli orbi che l’urna è stata favorevole. Salvo sparare sui pianisti come sarebbe accaduto a Pioli se il suo Milan fosse caduto in Portogallo, anche dopo una partitaccia e troppi rigori, salvo quello che pareggiava tutto nel supplementare.

Devono essere giorni favorevoli a chi danza col Diavolo come passione. Prendete il rossonero Messina allenatore e presidente dell’armada di Armani pop, non vuole più essere chiamato Re. Se Shields avesse mancato il colpo decisivo ci sarebbero stati suicidi nei padiglioni della fiera dove si vive inchinati, pronti a leccare anche chi ti chiede solo di essere onesto, leale, ma senza ingannarsi. Dicevano che il Bayern, lo abbiamo scoperto, come al solito, dopo pagina 50, sull’ex Tripletta, meritava al massimo 1 stella, mentre Milano era da 4 stelle. Sul campo non sembrava proprio. Per la verità il basket di Eurolega ci ha fatto capire che siamo tutti informati male.

Le grandi favorite? Efes battuto in casa da San Pietroburgo avendo segnato soltanto 69 punti. Il Real Madrid cucinato a Vitoria dai sarmati di Dusko Ivanovic dove fa meraviglie Pierrià Hynes, ventisettenne della Virginia portato in Europa da Tbilisi nel 2015 e scoperto campione con il titolo spagnolo e da Pablo Laso con il suo Real masticato alla basca. Difese al centro del sistema e i 63 punti realisti parlano chiaro.

Ma torniamo a Milano che nell’Audi Arena ci ha confermato di essere squadra, ma con debolezze per ora non smascherate dall’imbattibilità come dicevano i seguaci di Pirro. Nella notte bavarese bisogna dire che il Custer Trinchieri ha trovato il ventre molle milanese al centro dell’area. Per fortuna c’è Hines, ma se la prima linea di sbarramento cede subito abbiamo visto i guai che provoca. Rodriguez è una farfalla geniale, ma senza un’idea di come si può ritardare un passaggio, figurarsi una penetrazione, allora sono guai. Come già detto Tarczewski non fa progressi tecnici. Ce la mette tutta, ma non ci arriva.

In questa prima serie infernale 5 partite in 12 giorni, terra di confine fra sogni e realtà, capiremo meglio la Milano che non può fare a meno di Micov e di Panter. Per adesso viva l’imbattibilità, ma ha cento ragioni Messina quando reagisce male davanti a chi pensa che sia tutto davvero tanto facile. In Europa no di sicuro, ma, giustamente, Ettorre, sa che pure in Italia qualcuno potrebbe sorprendere una squadra a cui piace il ricamo, non il badile, mai cattiva, mai affamata. Succede se intorno portano sempre le paste e mai una minestra povera.

Pagelle armaniane a Monaco dove Trinchieri e Bayern si sono meritati un 6,5 collettivo:

• DELANEY 6,5 – Quasi tutto giusto.
• ROLLE 6 – La partenza che non ti aspetti, l’arrivo che prevedevi.
• SHIELDS 6,5 – Cuore, scarabocchi, il tiro partita.
• LEDAY 4,5 – Sperduto oltre il recupero infortuni.
• RODRIGUEZ 5,5 – Fatica davvero a completare la sua musica, molto indietro e instabile.
• HINES 6,5 – Sa fare il boia e salvarsi anche quando vorrebbero impiccarlo. Avercene.
• TARCZEWSKI 5 – Più gambero che leone.
• BROOKS 4,5 – Una depressione che continua.
• MORASCHINI 6 – Col saio funziona, con le penne da pavone no.
• DATOME 5 – La birra del Trinchieri gli è andata di traverso e l’ultima palla buttata poteva essere fatale.
• MESSINA 6 – Niente è facile, ma tutte quelle palle perse, le percentuali al tiro che peggiorano sanno di film già visto, se poi la difesa usa il piumino i rischi aumentano. Lui sa che il lavoro guarisce tutto, ma forse è troppo avanzato il suo magistero per certi cortili.

 

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