I sentieri di Cimbricus / A zonzo nel meraviglioso mondo animale
Sabato 30 Maggio 2020
Non è solo nell’araldica o nei soprannomi che lo sport ha avuto e continua ad avere contatti con quello che viene etichettato come mondo animale, neanche fosse estraneo alla specie umana.
Giorgio Cimbrico
Dina Asher Smith, campionessa mondiale dei 200 e vicina alla laurea in storia al King’s College, racconta che in questo periodo oscuro ha provato serenità ad abbandonare la secchezza nervosa dello sprint e a correre a lungo in compagnia di cervi. Dina non dice di più ma è evidente che il luogo non può che essere il parco di Richmond dove i gruppi famigliari (grande maschio, maschi più giovani, harem e piccoli) sono numerosi.
L’immagine ne ripropone una serie, cominciando da quella di Zola Budd – l’elfica mezzofondista sudafricana scalza che corse, non senza polemiche, per la Gran Bretagna quando il regime dell’aparthed non era ancora caduto – in allenamento tra gli struzzi del veld e proseguendo con in mezzofondisti kenyani di stanza ad Eldoret che, alla periferia della città, trovano da sempre il caracollare ondeggiante di un gruppo di giraffe.
Non è solo nell’araldica o nell’attribuzione di soprannomi che lo sport ha avuto e continua ad avere contatti con quello che viene etichettato come mondo animale, come fosse una dimensione estranea e non comprendesse anche la specie umana.
I golfisti impegnati nei tornei del sud degli Stati Uniti, Florida e Louisiana in particolare, devono prestare attenzione alle escursioni degli alligatori. I velisti delle grandi imprese intorno al mondo godono spesso della compagnia di balene delle più varie specie e dimensioni: i loro richiami notturni sono colonna sonora in quelle tenebre assolute. Alcuni alpinisti che hanno dato l’assalto alle vette assolute del Pamir o del Karakorum hanno avuto la ventura di osservare, da lontano, il meraviglioso leopardo delle nevi, dal manto argentato, e qualcuno ha preteso di aver avvertito la presenza dello yeti, per molto tempo chiamato spregiativamente abominevole uomo delle nevi. Nuotatori sulle lunghe distanze, in acque libere, e surfisti, con o senza vela, hanno più di una volta intravvisto la pinna dello squalo.
L’atletica ha persino un suo caduto: ormai in pensione come mezzofondista, durante un viaggio in Africa Orientale Jacky Boxberger venne calpestato a morte da un branco di elefanti all’abbeverata. E uno dei giocatori del primo gruppo di britannici che, in piena età vittoriana, si spinse in Australia per intessere rapporti rugbistici con gli abitanti degli antipodi finì divorato da uno di quegli enormi coccodrilli che vivono nel Territorio del Nord.
Un resoconto, sospeso tra il leggendario e il picaresco, narra di un altro rugbista sudafricano che strozzò con le proprie mani un leone che era entrato nella sua proprietà. Non sono note le dimensioni del felino ma non c’è dubbio che la storia riporti a una delle fatiche di Ercole: lo sgominamento del feroce leone di Nemea. Confronti meno drammatici e sanguinosi hanno visto Jesse Owens cimentarsi contro un cavallo (impresa poi riproposta da Francesco Moser) e Bryan Habana sfidare un ghepardo. Neppure l’impresario più spericolato ha mai proposto un match tra Mike Tyson e un orso.
Kiwi, springboks, lions, kangaroos (e il formato più piccolo, lo wallaby), pumas, aquile di mare, uccellini della pampa uruguayana, elefanti, galli, ovini cornuti e no hanno cittadinanza sulle maglie, così come ogni creatura del Nordamerica, dal coguaro al ghiottone, è diventato simbolo delle High-school e delle Università. Un altro elemento che testimonia un legame profondo e antico. Affettuoso.
Ma né lo Julio Cortazar del “Bestiario”, né lo Jorge Luis Borges del “Manuale di Zoologia Fantastica” potrebbero descrivere lo zoo che governa il calcio italiano. Solo Herbert George Wells, nell’isola del dottor Moreau, riesce a rappresentare con orrifica efficacia i risultati di folli tentativi di ibridazione: l’uomo-lupo, l’uomo-sciacallo, l’uomo avvoltoio, l’uomo-blatta (che non è Gregor Samsa) hanno abbandonato quello sperduto lembo di terra e sono tra noi. E tutti, ora, sono felici.
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