- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Resistere, fino a quando sara' passata

PDFPrintE-mail

Martedì 17 Marzo 2020


gregotti_2016


In questo clima di dolore, incertezza e preoccupazione fa davvero impressione sentir parlare gli uomini del Palazzo di Campionati, di Europei, di Olimpiadi: spiegano che urge tornare per non distruggere il tessuto economico dello sport.


Andrea Bosco

Bel casino il “feral soffio” di cui scrive Omero nell'Iliade. Lo recapitò ai Greci il dio Apollo, incazzato per via di una offesa portata da Agamennone, a non rammento più quale sacerdote. Una divinità si sarà fatta, anche oggi, girare le scatole per punire il mondo della sua stupidità? Agli amici che mi hanno preceduto nella scrittura, dico che “le locuste” sono già arrivate: in Africa E stanno divorando qualsiasi cosa si presenti sul loro cammino. E' tardi per recriminare. Ora serve resistere, fino a quando non sarà passata. Inutile farsi illusioni: sarà durissima e sarà lunga. Costerà vite umane e impoverirà il pianeta. Alla fine niente sarà più come prima.

L'Europa unita? Non facciamo ridere. Decine di nazioni hanno chiuso le frontiere: bloccati uomini e merci. Bloccati aerei e treni. Un protocollo comune contro il virus l'Europa non è riuscita a vararlo. Separati alla meta: come sempre. Globalizzazione? Per un collasso celere del pianeta, prego affrettarsi.

Oggi sono patetici i discorsi sul flusso dei migranti, sulla solidarietà planetaria, sul siamo tutti eguali. Ditelo a chi si è blindato nel suo fortino a difesa del “particulare”. A difesa dei “nostri”, perché i “loro” sono sacrificabili. Qualcuno, tuttavia, come il premier britannico, si è fatto l'idea che curare sia inutile. Che la malattia debba fare il suo corso. E che i morti saranno inevitabilmente tanti.

Il soffio che fa morire ha ribaltato l'agenda delle cazzate: oggi Megan ed Harry decisamente non fanno notizia. Frega a nessuno se hanno rinunciato a titoli e castelli in patria. Il mondo ha altro di cui occuparsi, purtroppo.

E' morto a 92 anni Vittorio Gregotti (foto) che ho conosciuto, ripetutamente ho – quando era in vita – intervistato, con quale ho anche polemizzato per alcune scelte operate “al teatro degli Arcimboldi” a Milano, da lui disegnato e realizzato durante i lavori di restauro della Scala. E' stato un grande architetto che non voleva essere definito “archistar”. E che nel 2012 scrisse un saggio al vetriolo per denunciare la commistione in architettura tra “lusso e kitch”. Vent'anni prima aveva lasciato alla storia dello sport lo straordinario stadio olimpico di Barcellona.

E' morto Max Van Sidow, il cavaliere de “Il settimo sigillo” che giocava a scacchi con la Signora con la Falce, cosciente di non poter vincere neppure grazie alla più spiazzante “mossa del cavallo”. La Morte è imbattibile. Ma si diverte a concedere spazio agli umani per vedere quali invenzioni realizzino per “rallentare” l'ineluttabile.

Non è chiaro se i “mercati” siano vivi o in coma vigile. I “mercati”: questa entità astratta che manovra giornalmente miliardi di euro, senza mai risponderne. Astratta? Non diciamo idiozie. Dietro ai computer a comprare, a vendere, a speculare ci sono uomini che lavorano per conto di altri uomini. Ogni calamità rappresenta una ghiotta occasione per arricchirsi. Una pandemia crea panico. E il panico porta a “svendere” più che a “vendere”. Gli avvoltoi sono sempre in quota, pronti a banchettare sulle carcasse finanziarie. Chiudere le Borse? E quando mai? Il denaro “non dorme mai”.

Oggi tutti si rifanno il trucco con il romanzo che aveva previsto tutto trent'anni fa. Con il politico che aveva vaticinato nel secolo scorso. Con il guru che aveva ammonito, dieci anni fa. Non ci voleva la sfera di cristallo: bastava studiare la storia. E la cronaca. Se la “spagnola” fosse sembrata una cosa lontana, Aids, Ebola, Sars erano cose vicine. E come si è preparato il mondo ad una più che probabile emergenza, considerato che i segnali erano chiari? Non si è preparato.

Oggi, messo ai domiciliari, il Paese si è compattato, nel segno della speranza. Cantando dai balconi Fratelli d'Italia e quell' Azzurro del Molleggiato che è quasi un secondo inno nazionale. Esponendo il tricolore. L'Italia dei cento campanili, delle mille fazioni e tifoserie, diventata una. Forse nel marzo del 2020 è stata finalmente realizzata l'Unità.

La gente, pur con troppe (ancora) sacche di irresponsabilità, si è unita nel segno della speranza. Applaudendo i veri eroi di questa emergenza: gli scienziati, i medici, gli infermieri che indefessamente stanno lavorando per salvare vite umane. Ci pensino quanti, fino ad ieri, per un “ritardo” aggredivano e picchiavano i dottori in un pronto soccorso. Ci pensino e si vergognino. Se ci riescono.

Servono donazioni alla protezione civile e agli ospedali. I conti correnti sui quali versare sono tanti: tutti per una buona causa, quella della nostra sopravvivenza. Il mio amico Edward possiede un albergo a Milano in zona Fiera. Lo ha messo a disposizione dei medici stranieri che arriveranno a lavorare nell'Ospedale (di emergenza) che la Regione Lombardia conta, sotto la regia di Guido Bertolaso, di realizzare in una settimana. La Lombardia è allo stremo, ma non si arrende. E fino a quando potrà contare su competenze come quella di Bertolaso non si arrenderà.

In questo clima di grande dolore, incertezza e preoccupazione fa davvero impressione sentir parlare, come se nulla stesse accadendo, gli uomini del Palazzo dello Sport. Parlano di Campionati, di Europei, di Olimpiadi. Ipotizzano nuovi calendari, nuove date, ti spiegano che urge tornare in campo o in pista per non distruggere il tessuto economico dello sport. Scansano il contagio che ha investito anche gli atleti, irresponsabilmente. Ipotizzano il futuro, senza sapere cosa gli riserverà il domani prossimo.

“L'uomo che con continui desiderii sempre con festa aspetta la nuova primavera e sempre la nuova state, sempre e nuovi mesi e nuovi anni, parendogli che le desiderate cose venendo sieno troppo tarde, ei non s'avvede che desidera la sua disfazione”. E', tanto per cambiare, di Leonardo da Vinci, tratta dai suoi “Scritti Letterari". Uno, Leonardo, che in quei Palazzi, nessuno si è mai dato la briga di studiare. Troppo esplicito e sincero.

 

Cerca