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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
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Fatti&Misfatti / Sono tempi duri per tutti

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Sabato 29 Febbraio 2020

 

basket 


“Come diceva una vecchia canzone della mala milanese ogni volta che si va in campo suona una condanna, un giocatore va in infermeria e il commissario, in questo caso il Messina, sembra davvero la bestia più feroce”.

Oscar Eleni

In Patagonia, invitato dai guru che preferiscono una capanna al Perito Moreno, sulle Ande argentine, fra i glaciares del parco nazionale, alle quarantene che al momento paralizzano tutto e i primi a capirlo, come sempre, sono i maghi malvagi della borsa. Maghi come le manine che cambiano e storpiano leggi, fanno favori agli amici degli amici come si legge nell’inchiesta del Venerdì che ancora ci fa sperare nel giornalismo come contropotere, una bella cosa per uno che prenderà una medaglia dopo 50 anni, un premio in mezzo a tutto il resto, insulti compresi.

Dicevamo ritrovo dei guru sportivi che non se la passano davvero bene: a sinistra la capanna Mourinho, a destra quella per Popovich e Kerr, più in alto Zidane, poco sotto le casupole dove Arrigo Sacchi ed Ettore Messina stanno scrivendo insieme un saggio su Giuda che, a sentir loro, non era poi il peggiore dei traditori, se adesso il mondo ha scoperto che due degli allenatori più bravi nei loro sport, insomma gente che ha fatto storia, viene messa alla berlina da ex giocatori. Certo Messina può cavarsela chiedendo White chi? Dopo aver letto cosa pensa di lui il vegano che ora vede la vita fiorire a Tenerife.

Più difficile per Sacchi digerire cosa ha scritto Van Basten nel suo bellissimo libro intitolato alla sfortuna: “Fragile”. Non ne parla proprio male, ammette che era uno ossessionante, ma capace, però lo bastona dicendo che era un po’ strano vederlo furente con i più giovani, che magari tiravano il gruppo, mai con i veterani importanti. Insomma quello che si odia nella vita quando trovi gente severa con i deboli e debole con i potenti.

Per Messina sarà più difficile, visto come vanno le cose adesso nella sua Armani circondata dai rimpiantisti, quelli che non hanno mai avvicinato Armani, ma sanno comunque tutto sulle sue “cattiverie” nei confronti dell’ex dipendente che, bisogna dirlo, è stato liquidato magari bruscamente, ma con assegni cospicui se dobbiamo dare ascolto a chi nell’azienda non rimpiange il passato prossimo.

Certo sarà difficile far chiudere la riserva indiana dove stanno chiusi i nobili detrattori di Ettorre. Lo ha voluto lui sbagliando troppo scelte e non c’era bisogno di andare a cercare tanto lontano. Per il Tancredi che Porelli aveva allevato nel rigore, accettandone anche la durezza, ma apprezzandone l’ironia come ha fatto il luminoso Iasikevicius andandogli incontro per lo scambio di gagliardetti prima dell’ordalia davanti ai 10 mila di Kaunas dove Milano ha aggiungo un anello nero alla sua corona di spine, per Messina al rogo, dicevamo, sarà più difficile smentire White quando il giocatore fa sapere che nessuno nella squadra di re Giorgio sa davvero cosa deve fare in campo. Chiama alla sbarra tutti per un gioco che non convince e adesso che la coperta è davvero corta, ci si chiede se liberare le menti, chiedendo meno applicazione alla difesa per gente che non l’ha mai amata, per avere almeno tiri decenti in un   gioco senza fluidità, dove le transizioni diventano litanie se la palla finisce nelle mani di chi se la porterebbe anche a letto, pagherà qualche dividendo.

Magari avesse in squadra gente splendida e splendente come Ganna o la Paternoster, nobili giovani del ciclismo mondiale su pista, magari potesse garantire che il finale di stagione dell’Armani sarà meno triste di questo inverno passato al freddo e con troppi infortunati. Non avrà il conforto che merita Magnini, finalmente liberato dopo anni da isolato, mentre in troppi dimenticavano il suo percorso nel grande nuoto e non solo per i titoli mondiali. Più facile che lo trattino come Sun Yang, il “prodigio” cinese che pisciava viola secondo i suoi avversari in piscina, messo fuori per 8 anni dopo aver preso a martellate le provette che secondo l’agenzia per l’antidoping avevano dentro il veleno.

Tempi duri per tutti, per chi straparla, per chi non sa nulla ma pontifica, per chi mette mascherine e finge di pensare agli altri.

Caro Messina con una squadra del genere è molto meglio non andare ai play off di Eurolega. Ormai dolorosa abitudine per la casa Armani, chiunque la guidi in società e sul campo. Peccato. L’Europa come vera dimensione era il minimo richiesto da chi ha dato davvero tanti soldi al basket, scoprendo che quelli a cui concedeva di maneggiarli erano e sono molto più popolari di lui, mai offeso direttamente, ma insomma trattato come lo zio dell’atelier che dovendo creare non aveva certo tempo di andare a vedere come stavano e come stanno le cose.

Come diceva una vecchia canzone della mala milanese ogni volta che si va in campo suona una condanna, un giocatore va in infermeria e il commissario, in questo caso il Messina, sembra davvero la bestia più feroce, anche se a guardarli in faccia, nel vederli sbagliare cose elementari, una rimessa a Kaunas persa per 5 secondi ci ha detto tutto, quei giocatori che sono stati messi al caldo nel castello dovrebbero finire ai ferri, per lo spiedo. Oggi vi pago, ma poi non fatevi più vedere e pazienza se molti faranno come White. Nel gioco dello scaricabarile sportivo, si sa, il cerino resta in mano all’allenatore stimatissimo, che ha vinto tanto ma, ... Bastardi dentro tutti noi? Può essere. Certo le cose vanno malamente direbbero nel Padrino e qualcuno deve pagare.

Pagelle

Intanto andiamo ai materassi con le pagelle di Kaunas, decima caduta sotto la croce delle partite in trasferta che sono un po’ come il carnevale in bianco da Pierrot:

MICOV 6,5 – Luce fino a quando ha avuto benzina, poi anche lui ha spesso lanciato missili senza una meta.
BILIGHA 6 – Fa il poco che sa fare e lo fa con impegno.
MORASCHINI 6 – In quintetto, una partenza buona, poi chissà cosa lo a ha fatto diventare un robottino.
ROLL 5 – Generoso in apparenza, bravo quasi mai.
RODRIGUEZ 6 – Interpreta bene la sua parte, malissimo invece quella dove dovrebbe indicare la strada agli altri. Il non gioco dipende spesso da lui che poi incanta i gonzi con i famosi assist aerei.
TARCZEWSKI 7 – Magari ci mettessero tutti la sua tigna. Manine non sante, peccati molti, ma sempre con generosità, una Maddalena per l’Armani tradita dalla lungodegenza del Gudaitis con diarrea fissa.
NEDOVIC 5 – Altro grande equivoco lasciato in eredità dai tempi dell’Armani che veniva bevuta spesso. Non sai mai se è davvero con te.
CRAWFORD 5,5 – Si scalda troppo lentamente, lui dirà che la colpa è di chi lo castiga con la panchina troppo presto. Noi pensiamo che dovrebbe essere lui a far capire che è uno sbaglio privarsi della sua energia. Se è positiva, però.
SYKES 6 – Generoso, credente nel verbo messiniano, ma le sue cuciture diventano fragili alla fine quando resta solo con la palla in mano che gli punge le dita.
SCOLA sv – Rispettiamo il campione che è stato e che dovrebbe essere il primo ad andare in sede per dire che non ce la fa più a capire, gli arbitri, il gioco, i compagni. Sì, certe partite le ha salvate lui, ma nel giardino delle belle gioie.

MESSINA 5 – Il compromesso dimostra che una persona intelligente può anche cambiare idea, perché chi non lo fa non cambierà mai niente, diceva Winston dei Churchill, ma siamo in una fase dove certi giocatori non meritano davvero più di avere occasioni, si bevano il compenso e poi sgommino verso altri lidi. Se Dyson ha trovato posto alla Fortitudo dopo che a Roma si erano stancati di lui, di sicuro ci sarà un posto per tutti, magari non allo stesso presso, ma sempre lavoro cara gente che non sapete davvero cosa vuol dire lavorare se tutte le volte, dopo una sconfitta, ci dicono che andate in palestra per correggere gli errori in una stagione dove le sconfitte sono davvero più numerose delle giornate con il sole.

 

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