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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Dal lato buono della forza

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Martedì 18 Febbraio 2020

 

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Se volete assistere all'evento (non) sportivo dell'anno, mettetevi comodi ad osservare le scimitarre che si incroceranno nei summit di Governo: in palio poltrone e strapuntini nella spartizione delle 400 nomine per enti e dintorni.

Andrea Bosco

La Ferrari ha presentato la sua nuova monoposto: un capolavoro. La “Rossa” sembra, con le sue linee aggressive, un robot di quelli che la Nasa manda sul suolo di Marte. Ha un cuore da 1000 cavalli e si annuncia veloce come una saetta. Anche la vettura della scorsa stagione era velocissima in qualifica. Poi in gara la power, le gomme che sono ad ogni Gran Premio un terno al lotto, l'impianto elettrico che ti molla sul più bello, gli errori dei piloti. E soprattutto quello lì, con l'orecchino al lobo che non sbaglia mai. Insomma, la Rossa è da urlo, una gioia per gli occhi: vedano il gallo cedrone e il galletto ruspante di non farsi del male da soli.

Un like per Roberto Fabbricini, per quello che conta. Speriamo di no, ma temo che l'amico Oscar abbia ragione: visto che si tratta di uno bravo, difficilmente la Federazione Atletica Leggera lo farà presidente. Un urrah per Dorothea Wierer medaglia d'oro (seconda in carriera) nel biathlon: bella, brava, infallibile.

Ma un “San Marco”, gridato a squarciagola per la domenica bestiale della Reyer. Prima i ragazzini vittoriosi alla Next su Reggio Emilia, poi i “grandi” che conquistano contro ogni pronostico la Coppa Italia a Pesaro, battendo una dopo l'altra Bologna, Milano e Brindisi. Infine le ragazze che regolano alla grande Ragusa. Brugnaro (gran bel lavoro, sindaco) ha fatto il pieno nel giorno in cui l'angelo ha spiccato il volo per il Carnevale.

Per volare definitivamente in Paradiso servirebbe iniziassero i lavori per un nuovo Palasport. In ogni caso, la Reyer (quarto trofeo in quattro anni) ha un allenatore bravo quanto sottostimato: Walter De Raffaele. Dietro ai successi della Reyer c'è lui. E la “sua” difesa. La squadra sembrava logora e senza più stimoli: pessima impressione. La squadra è tornata famelica, la sua difesa sembra quella di Bobby Knight ad Indiana. E nel suo squero la Reyer sta lucidando un certo Goudelock. Ha vinto anche Pesaro che “ospitava”: 32.000 spettatori nonostante l'assenza della squadra di casa in un bellissimo Palazzetto. Brugnaro era lì: si auspica abbia preso appunti.

Un nuovo impianto lo faranno a Milano: uno stadio in socia tra Inter e Milan. Le due società hanno allargato in cordoni della borsa, il Comune incasserà e dimostrerà tutta la sua “elasticità” sulle cubature per gli edifici collaterali all'impianto: il vero business dell'affaire.

La Juventus più noiosa della sua storia (743 passaggi di pura masturbazione calcistica) torna in vetta alla classifica regolando ben oltre i due gol del tabellino, i resti di un Brescia, falcidiato dagli infortuni, rimasto per un tempo in dieci e privo del genietto Tonali. La classifica in testa è corta. Guida Madama, segue la Lazio a un punto giocando il miglior calcio del campionato, a tre punti segue l'Inter, sconfitta a Roma dagli Inzaghi boys. Sarri continua a far venire il mal di pancia alla tifoseria gobba. Conte con le sue continue lamentele sta stressando la proprietà cinese dell'Inter. Lotito viaggia con il vento in poppa. Oggi Milinkovic Savic vale un Perù, al pari di Ciro Immobile.

Ma se volete assistere all'evento (non) sportivo dell'anno mettetevi comodi ad osservare le scimitarre che si incroceranno nei summit di governo. Per assicurarsi poltrone, poltroncine e strapuntini nella spartizione delle 400 nomine per enti ed entucoli. Sarà un duello all'ultimo sangue. Metaforicamente parlando, ovviamente. L'unico autentico sangue che infatti continua a sprizzare è quello dei cittadini, “tosati”: Giannini e la pressa del suo Uomo Qualunque non avevano idea di quello che avrebbe riservato il futuro.

Effetto “tracciabilità”: quella che manda in estasi la confraternita dei Toni Nelli. Vado dal podologo che ho sempre pagato in contanti: mezz'ora di seduta, 50 euro con puntuale ricevuta fiscale. Mi dice: “Dovrà pagarmi con carta di credito: sa, le nuove norme”. Morale: la seduta ora complessivamente costa 62 euro. Poi se uno imita Proietti e gli dice che “hanno rotto il ca” passa per maleducato.

Dati (2018) del Centro Studi Itinerari Previdenziali. Per il welfare l'Italia ha speso 462 miliardi di euro. Di questi, 132 miliardi sono andati per la sanità. Altri 225 per la previdenza, vale a dire per le pensioni. I restanti 105 miliardi per l'assistenza: pensioni di guerra, assegni sociali, prestazioni per invalidità civili, indennità di accompagnamento, maggiorazioni sociali. E pazienza se tra i beneficiari c'è anche qualche “non vedente” che va in moto, o qualche “disabile” che si allena per la maratona. Il vero scandalo (meglio “anomalia”: scandalo non è politicamente corretto) è che otto milioni di persone (poco meno del 50% dei pensionati) in vita sua non ha versato un solo contributo. Ma mensilmente, percepisce un assegno dallo Stato. Sono i lavoratori dipendenti a farsene carico. Loro e le aziende. Sono loro che pagano Irpef, Ires, Irap, imposte sui risparmi, contributi sociali. Più o meno la metà dei redditi da lavoro e da capitale.

Nell'alessandrino una (insegnante?) maltrattava un ragazzino affetto da disabilità, persino quando cercava di abbracciarla. Le hanno dato sei mesi di sospensione. Qualche solerte giudice potrebbe ridurre la sanzione. A lui (o lei) dedico questa mia personale esperienza. Vado occasionalmente a messa in Santa Maria delle Grazie a Milano. I banchi vengono occupati dai fedeli con metodo: sempre i medesimi. Davanti al “mio” c'è sempre un ragazzo (disabile) di una ventina d'anni. Arriva accompagnato dalla nonna e da una badante. Domenica scorsa nel banco, vicino a me, era inginocchiata una conoscente di quel giovane. Lui nel riconoscerla era felice. Le ha preso una mano e se l'è portata al viso. Voleva una carezza, o forse solo dimostrarle che le voleva bene.

Chi soffre è sovente prigioniero dell'incomprensione. Ho avuto rapporti di amicizia con Giuseppe Pontiggia. Aveva un figlio autistico, che amava profondamente, per il quale ha scritto pagine bellissime. Il suo cruccio era quello di non riuscire a capire i suoi pensieri. Di essere portatore di una umanità non bastantemente misericordiosa. Il ruolo di certi insegnanti è difficile: una selezione preventiva è assolutamente necessaria. Definiamo i portatori di handicap “malati”. Ma non lo sono. La loro è una diversità. Che non comprendiamo e sovente ci spaventa.  

La sapete l'ultima? In una scuola di Modena i bimbi invece di compilare i questionari si esprimeranno attraverso “faccine”: quelle degli smartphone. Non so perché continuo ad indignarmi. È passato un emendamento del governo (firmato Fratoianni) che elimina dal curriculum degli studenti gli “invalsi”. Vale a dire gli “allegati” relativi al percorso di chi dopo gli studi cerca un posto di lavoro. I bravi eguali agli scarsi.

Perché in Italia una cosa è, per i soliti noti della politica, insopportabile: la selezione attraverso la meritocrazia. Ergo quelli che valgono continueranno ad emigrare. Gli scarsi resteranno in Italia. Ma la privacy sarà tutelata. Tutelata davvero? Sicuri? Continuate a leggere e saprete.

Mentre il coronavirus miete vittime (la Cina “conosceva” da gennaio, ma ha oscurato le informazioni) e viene definito dai vertici della sanità mondiale “più pericoloso del terrorismo”. Mentre Air Italy chiude i battenti (mettendo nel guano 1450 lavoratori e di fatto isolando la Sardegna), nello stupore (indignato) delle vispe terese governative. Mentre a Palermo un branco di delinquenti pesta selvaggiamente un ventenne senegalese reo di avere la pelle diversa dalla loro. Mentre è in arrivo Trojan, sistema di intercettazioni con tanto di virus che consentirà, ai quei gran figli di troiane, di spiare ogni telefonino. A proposito (come scrivevo) di privacy.

Mentre cala la produzione industriale del Paese (-1,3%) su base annua e millanta aziende in crisi possono contare solo sulla cassa integrazione, chi governa si scanna sul tema della prescrizione. Foglia di fico che non risolverà il vero problema: una giustizia e una tempistica processuale da riformare da capo a piedi. Mentre il risaldamento globale ha messo in mare un iceberg grande come l'isola di Malta. Mentre guerre infuriano ad ogni latitudine nella quasi totale indifferenza di quella costosa congrega chiamata ONU. Mentre i migranti continuano a mettersi nei gommoni a costo di sprofondare nel Mediterraneo nella pelosissima “attenzione” dei burocrati di Bruxelles. Mentre i consigli del vescovo di Roma non bastano ormai più a Giuseppi il cui esecutivo è sull'orlo di una crisi di nervi. Mentre tutto questo ci circonda, sulle note del menestrello, fatevene pure una ragione: il cielo continua ad essere sempre “più blu”.

Mi voglio, tuttavia congedare, con la bella storia, raccontata dal Corriere della Sera. E che un filo di speranza (si creda o meno all'esistenza di un Architetto) dovrebbe darcela. Lui si chiama Daniel Zaccaro: oggi ha 27 anni, ha preso una laurea e farà l'educatore. Daniel cresciuto a Quarto Oggiaro, quartiere problematico di Milano, nonostante due genitori perbene da ragazzo era il classico bullo di emme che almeno una volta tutti abbiamo incrociato: carcere minorile Beccaria, poi San Vittore. Nel 2015 l'affidamento ad una comunità gestita da uno di quei don che ogni giorno sono sulla linea del fuoco a confrontarsi con gli uomini prima che con le loro anime. Lui e due donne hanno salvato Daniel.

Una docente, ora in pensione, che a San Vittore gli ha messo in mano L'Inferno di Dante. E la PM del Tribunale per i minorenni che lo ha processato e invariabilmente condannato per anni. Alla discussione della tesi di laurea di Daniel in Scienze della Formazione, alla Cattolica di Milano, era presente anche lei. Lo ha applaudito, dandogli una carezza, alla fine, sulla corona d'alloro. Ha spiegato Daniel, che in quella palude chiamata violenza ha arrischiato di annegare. E che “la brutalità è indice di povertà di pensiero. Se non sai dare un nome alla rabbia e al dolore ti scateni come un animale”.

Idealmente un applauso anche da Duribanchi a Daniel che ha trovato la forza per sconfiggere i suoi mostri. E un applauso a quel giudice, al cui rigore, Daniel deve la sua salvezza. Dopo la laurea, lo ha ammonito: “attento a non farti sedurre dal lato oscuro della forza”. Forse nel quadriennio previsto alla Facoltà di Giurisprudenza, dovrebbero inserire un monografico sulla saga firmata da George Lucas.

 



 

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