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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Italian Graffiti / Cifre e coperture, sono solo limature

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Venerdì 14 Febbraio 2020


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Come annunciato, il Consiglio dei Ministri ha dato ieri il via libera al decreto sui Giochi 2026, disegnando lo schema dentro il quale dovranno muoversi le diverse componenti: i ministeri dell'Economia e delle Infrastrutture e le Regioni Lombardia e Veneto.  


Gianfranco Colasante


Va dato atto a Vincenzo Spadafora - ministro delle politiche giovanili e dello sport - di essere riuscito a porre il sigillo alla cosiddetta Legge Olimpica, licenziata come decreto legge. Per di più in una serata, come quella di ieri, nella quale la composita maggioranza che sorregge il governo Conte-bis ha subito pericolose oscillazioni per la sua stabilità. Un riconoscimento che è giunto anche da Giancarlo Giorgetti (che gli ha riconosciuto "lealtà e impegno"), già responsabile governativo all'epoca dell'assegnazione dei Giochi Olimpici e Paralimpici 2026 al consorzio Milano-Cortina e dintorni. Correva il 24 giugno del 2018 quando il CIO preferì portare per la terza volta in Italia i Giochi Invernali piuttosto che affidarli alla Svezia che non li ha mai avuti, pur avendo inventato gli sport della neve e del ghiaccio. Avrà avuto i suoi buoni motivi.

 

Ma se si pensa che sono occorsi 234 giorni solo per stendere un primo perimetro legislativo, non operativo, non si può evitare di evocare l'abusata metafora del bicchiere. Per il mezzo pieno propende ovviamente lo stesso Spadafora che, sulla sua pagina FB, ha scritto: "esprimo grande soddisfazione per questo risultato, frutto di uno sforzo corale e davvero impegnativo portato avanti con attenzione particolare ai territori e alle comunità locali." Chiarendo subito dopo: "siamo già al lavoro per proseguire nel persorso tracciato e predisporre le ulteriori norme che seguiranno l'iter legislativo ordinario." Come dire, toccherà al Parlamento "migliorare ed arricchire" gli sforzi del governo. Da notare che le stesse norme danno anche veste e coperture pubbliche alle finali dell'ATP Finals di Torino, finora evento a totale carico di chi decideva di organizzare il vecchio masters di tennis.

Fin qui la parte ufficiale. Quanto al resto (i soldi), croce e delizia, Spadafora rassicura che "su cifre, coperture e garanzie non c'è nessun dubbio, sono soltanto limature". Ma non s'era detto che sui Giochi non ci sarebbe stato neppure un euro di pubblico denaro? Tanto che solo un paio di mesi fa, ad una militante che sempre su FB pretendeva lumi ("Ci spiega il miliardo alle Olimpiadi di Milano-Cortina, i 50 milioni alla Ryder Cup, ...?"), il ministro aveva risposto: "Un miliardo è troppo, ha ragione" rivendicando al M5S l'aver "chiesto lo stralcio dell'emendamento sulle Olimpiadi e sulla Ryder".

Chi scrive, di certo per un malinteso e datato senso della realtà, continua a credere che organizzare a casa propria un'edizione olimpica, debba costituire la tappa finale di un percorso di preparazione "culturale" più che economico/manageriale. Ma pare che questo sia solo un dettaglio trascurabile. Inoltre i soliti scettici potrebbero far notare che l'avvenimento interseca il peggior periodo economico e di crescita per il Paese, costretto a confrontarsi con una desolante assenza di progettualità in tutti gli ambiti: industriali, sociali, demografici, educativi, ambientali, morali. Parole in libertà, ne convengo, e quindi facciamo pure che la festa abbia inizio.

Vedremo presto la sorte del decreto, anche se sono in molti a premere per una sua rapida conversione, casomai prima dell'Esecutivo del CIO previsto per inizio marzo. Un dato certo è che col decreto si è dato il via libera alla formazione dei quattro livelli di gestione da definire ed articolare con un delicato gioco di pesi e contrappesi: il Consiglio olimpico di indirizzo, il Comitato organizzatore vero e proprio, la società che deciderà le infrastrutture e che disporrà dei cordoni della borsa, il tavolo per la sostenibilità e l'eredità olimpica. Aspetto, quest'ultimo, non secondario visto che proprio nelle stesse ore giunge notizia che la Corte dei Conti ha aperto un'indagine su quel che resta, tra impianti e altro, di Torino 2006. Certo, solo una coincidenza. 



 

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