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Piste&Pedane / Si parte dalla riscoperta di Marcell Jacobs

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Venerdì 27 Settembre 2019

 

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Prima giornata dei Mondiali deludente per la pattuglia azzurra. Dei dieci scesi in campo si salvano solo i velocisti, Jacobs meglio di Tortu. Con un pensiero fiducioso alla finale. E gli altri?

Carlo Santi

DOHA – Peggio di così non poteva cominciare. La solita strada, tortuosa e con tanta polvere. Niente occhi di tigre per un’Italia dall’azzurro sbiadito. L’avvio del Mondiale ’19 non è dei migliori, segno che il lavoro intrapreso non ha funzionato. I nostri quando arrivano al grande appuntamento si scaricano: il loro Mondiale (o Europeo che sia) lo hanno già vinto salendo sull’aereo, tutto il resto è noia. Consoliamoci almeno con i velocisti approdati in semifinale. Gli altri? Da dimenticare.

La scioltezza e la rabbia – Per raggiungere la semifinale dei 100 metri Marcell Jacobs ha sorpreso tutti con la sua volata in sicurezza, brillante davvero, alla pari con i grandi e capace di chiudere la batteria al secondo posto con 10”07 (il quarto tempo del turno alla pari con il giamaicano Blake, primo in quarta batteria) alle spalle di Christian Coleman, che resta il grande favorito del Mondiale, che è stato il più rapido di tutti con il suo 9”98. Peccato non conoscere il vento: l’anemometro è andato in tilt.

Jacobs sogna (e fa bene). «Sono venuto qui perché sapevo di valere questi tempi. Sono stato fermo un mese e mezzo ma non ne ho risentito. Sono soddisfatto», le sue parole dopo la bella prova.

Più tensione invece per Filippo Tortu. Il giovanotto è stato sulle spine per 90 metri prima di acciuffare la semifinale innestando il turbo nel finale, in quel fazzoletto di pista che gli ha permesso di essere terzo in 10”20, qualificato così di diritto e senza ripescaggio. Ma Pippo ha rischiato e non è piaciuto, e non possiamo dare colpa alla tensione. Brutta la partenza (0,181 il tempo di reazione, l’ultimo tra i partenti), scomposto, ondeggiante, in retrovia per tanti metri.

Il lato positivo è quello della pazienza che Tortu ha avuto. Sembrava perduto, smarrito. Invece ha tenuto e quando ha capito, in extremis, che tutto non era perduto ha saputo reagire con la forza agguantando il giapponese Yuki Koine, superato di un centesimo. Dopogara con il sorriso per Pippo che ha nascosto la delusione del cronometro con il piazzamento. «Sono contento della qualificazione. Era quello che volevo, raggiungere la semifinale. Un po’ meno, invece, lo sono del risultato», le sue parole ma adesso dovrà analizzare cosa è accaduto. E capire.

La delusione del resto – Sara Fantini nel martello non ha lanciato a più di un 66.58 che la relega giù in classifica. Roberta Bruni ha cercato di arrampicarsi con l’asta ma oltre i 4.35 non è andata. Troppo lenta anche Eleonora Vandi nella batteria degli 800 metri (2’04”98). Per non parlare delle saltatrici in alto. Elena Vallortigara si è arresa all’1.92 (il suo 1.89 la pone in 17.esima posizione) mentre Alessia Trost è rimasta senza finale con 1.92 (quattordicesima) raggiunto al terzo tentativo. Avesse realizzato la misura al secondo le porte della finale le si sarebbero aperte anche se non spalancate. Vogliamo parlare di Andrea Dallavalle nel triplo? 15.09, ... Senza parole. Dalla sua solo la gioventù.

Che delusione anche nel mezzofondo. El Otmani si è ritirato nei 5000 (nella seconda batteria) dove Crippa (nella prima) non ha potuto mantenere le promesse della vigilia. Aveva voglia di stupire, di farsi vedere, ma la prima carta non l’ha giocata nel modo giusto. La batteria di Crippa, che ha visto alla fine il siparietto di Braima Suncar Dabo della Guinea Bissau sorreggere l’affaticatissimo Jonathan Bustsy di Aruba, che poi è stato squalificato, e portato al traguardo tagliato in un penoso 18’10”, è stata nervosa, attacchi e strappi con il nostro che ha cercato di mettersi al riparo sul fondo del gruppo.

Quando mancavano 700 metri, il primo attacco e Crippa non ha potuto rispondere. E neppure più avanti quando ha mollato finendo undicesimo. Avanti ai microfoni – dopo aver suggerito ai dirigenti un ricorso per far squalificare uno di quelli che l’avevano preceduto – ha ammesso «Ho preso una lezione», promettendo un nuovo entusiasmo nei 10 mila metri. Vedremo.

Anche se per la verità, la lezione l’ha presa tutta la nazionale.

 

 

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