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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Attacco frontale alle stupidaggini

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Mercoledì 31 Luglio 2019

 

manuel 


Non sappiamo se ha ragione chi dice che lo sport vive di luoghi comuni. Ma, certo, pare difficile disfarsene a ben vedere ciò che ci propinano i mille canali dell’informazione. Una notizia è tanto vera quanto meno è verificata.

Giorgio Cimbrico


Smentiti i luoghi comuni che sono stati spesso sgraditi compagni di viaggio. Simone Manuel vince i 50 e 100 stile libero ai Mondiali, Jakob Ingebrigtsen impegna a fondo kenyani e etiopi e spesso li batte: Simone è nera, Jakob è bianco. Simone è texana di Sugar Land (bel nome, …) e quando è stato il momento di fare il salto è andata a Stanford, che ha un collezione di medaglie olimpiche, oltre 300, che desta invidia tra le potenze dello sport mondiale. Allenarsi in quel sacrario l’ha trasformata nella prima afro-americana olimpionica in piscina.

Jakob non si è mosso da Sandnes, estremo sud della Norvegia: lì aveva e ha tutto quel che gli occorre, un padre (Gjert) che lo allena con la ferma intenzione di portarlo più lontano di quanto ha fatto con Henrik e con Filip, i fratelli maggiori. Prima di compiere 18 anni, due titoli europei, prima di compiere 19 anni, 3'30"16 e 13’02”03. In famiglia solo Filip ha qualcosa di meglio, 3’30”01. I padri allenatori funzionano.

Sandnes è su un fiordo, e cioè a livello del mare: gli Ingebrigtsen non sono nati e cresciuti sull’altopiano. E, sempre in tema di attacco frontale alle stupidaggini che qualcuno ha tentato di codificare, ci sono i due titoli mondiali di Simone Manuel. Ma quelli che sanno tutto non avevano sentenziato che quelli con la pelle scura non avevano chances in piscina, che hanno un peso specifico maggiore, ecc? I successi di Anthony Nesty prima, di Malia Metella poi (lui dell’ex Guyana olandese, il Surinam, lei della Guyana francese) sono serviti a lanciare qualche fascio di luce nelle tenebre che avevano avvolto il cervello dei creduloni.

Date loro un impianto, date loro un attrezzo, date loro un buon allenatore, offrite delle opportunità e vedrete che i vecchi schemi finiranno a gambe all’aria. Prendiamo il giavellotto, l’esercizio dei baltici, dei tedeschi, dei ceki. Da Londra 2012 in poi è diventato globale. Un trinidegno campione olimpico, un keniano che fa atterrare gli 800 grammi a ben più di 90 metri, un cinese di Taipei nei pressi, un giovanissimo giamaicano in piena crescita.

In realtà qualcosa si era visto anche in passato: nel 1974, Giochi del Commonwealth a Christchurch, il Kenya decise di portare un giavellottista. Il giovanotto era piuttosto digiuno di tecnica e nei giorni che precedevano la gara un “collega” australiano gli diede qualche lezione: “prima di mollarlo devi fare i passi speciali, hai capito?”. Risultato: l’improvvisato lanciatore andò sul podio. È la conferma che la pelle non c’entra un tubo.

PS1 – Dedicato a quelli che pensano che l’atletica italiana sia come la divinità negli aforismi di Woody Allen: “Dio è morto e anch’io non mi sento tanto bene”. Marcell Jacobs, vice di Filippo Tortu, ha corso in 10”03 e un paio di volta in 10”10, Stefano Sottile, vice di GianMarco Tamberi, ha saltato 2.33 ed è primo al mondo al fianco di un paio di russi; Massimo Stano è vicino alla cima nella 20 km, Eleonora Giorgi a quella della 50 km, l’una e l’altra da marciare in una notte d’Arabia, così come la maratona dove Yassine Rachik, in un gara “contingentata” può correre nel gruppo di test. Mi è sempre piaciuto leggere i risultati, come fanno i direttori d’orchestra con gli spartiti, e così propongo un interrogativo: oggi, giavellotto a parte, quante chances di medaglia ha la grande Germania? La domanda potrebbe allargarsi a un bel numero di euro potenze.

PS2 – Ultime notizie dal paese dei dementi. “Diventa anche tu un daybreaker”, solletica una pubblicità che promuove stanze, in hotel a più stelle, a prezzi scontati dalle 12 alle 18. Una volta negli alberghi a ore ci si infilava alzando il bavero dell’impermeabile e guardandosi nervosamente attorno. Non si finiva in tv.

 

 

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