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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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Piste&Pedane / Proprio vero: gli esami non finiscono mai

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Venerdì 22 Marzo 2019

 

stadio olimpico tokyo 2 

 

Il vero traguardo in fondo al tunnel non pare coincidere con i Mondiali di Doha o con i Giochi Olimpici di Tokyo, quanto piuttosto con l'assemblea che tra un paio d'anni dovrà designare il nuovo comandante in capo dell'atletica nazionale. Indipendentemente.

 

Daniele Perboni

 

Gli esami non finiscono mai, scrisse e recitò Eduardo De Filippo. Quasi un presagio, funesto, sulla china su cui sarebbe scivolata la “politica” nostrana, perennemente in campagna elettorale e, dunque, sempre sotto esame. Che cosa c’entra questo prologo, si domanderanno i nostri lettori, con la rubrica di cui siamo gli estensori settimanali? Se avrete la pazienza di seguirci scoprirete l’arcano. Perenne campagna elettorale dicevamo e su questo binario uomini e donne dell’atletica sono perfettamente in linea con il resto della Repubblica. Ma andiamo con ordine.

Fra due anni, alla fine del quadriennio olimpico, tutte le Federazioni sono tenute a rinnovare i propri quadri dirigenti. Dalla periferia al centro. Ergo anche “Il Presidente”. L’attuale numero uno FIDAL, Alfio Giomi, non è più ricandidabile, avendo all’attivo già due mandati. Che la caccia abbia inizio. Anzi, è già iniziata con largo anticipo. Dalle Alpi ai Nebrodi, dalle Dolomiti al mar Ligure, schiere di dirigenti vecchi, stravecchi, nuovi (pochi), giovani (pochissimi) stanno affilando le armi, cercano alleati, disfano cordate, si mettono al servizio di questo o quello che ha le maggiori probabilità di successo.

Gran parte delle situazioni sono ancora in divenire. Ventiquattro mesi, in politica, anche quella sportiva, sono un’era geologica. Tutto può accadere, mutare, trasformarsi, alterare, subire più o meno sconvolgenti cambiamenti. Rompere amicizie e dividere confraternite che parevano salde e immutabili come la Pietra di Bismantova.

È ora di venire al sodo, fornire indicazioni più chiare e pertinenti. E qui già sappiamo che faremo storcere la bocca a Luciano Barra che chiede nomi, cognomi e … «più pepe». Purtroppo per lui per ora alcune personalità non verranno citate. Semplicemente perché si tratta di semplici voci, cenni, mormorii di corridoio e movimenti a cui abbiamo sì assistito in prima persona ma dei quali non è stato possibile cogliere l’aspetto sonoro. Lo spettacolo ha inizio ai Tricolori di cross di Venaria. Presente in toto, o quasi, l’aristocrazia federale. Su tutti svetta il Generale Vincenzo Parrinello, Comandante del Gruppo Polisportivo delle Fiamme Gialle, prossimo alla pensione e attuale vice presidente federale. Impressionante il nugolo di “questuanti” che chiedono di conferire con l’altissimo. Fluttuazioni che non sfuggono anche al nostro “informatore” che, naturalmente, si muove rapidamente.

Velocemente proviamo a chiarire il dispiegamento delle forze in campo. Una cordata guidata da due onnipresenti da decenni assisi nel consesso federale, una sorta di cardinali Richelieu e Mazzarino che, naturalmente, non compariranno mai in prima persona. Questa alleanza al suo interno non appare troppo compatta. Alcuni sono contrari al nome “Parrinello”. Troppo compromesso, sostengono (anche giustamente), con la vecchia amministrazione Giomi, completamente deficitaria sul piano delle medaglie incamerate negli ultimi grandi eventi (Mondiali e Olimpiadi). I personaggi in questione, comunque, sono sufficientemente “scafati” per spianare eventuali divergenze.

L’altro gruppo è capitanato dall’eterno puledro Stefano Mei. Già sconfitto da Giomi nel 2016, non ha mai smesso di scalpitare freneticamente alla ricerca di nuovi alleati. Alla veneranda età di 56 anni continua a dirsi pronto per guidare la “macchina” federale verso nuovi e insperati traguardi. Pur osteggiato da più parti, perennemente sfodera ottimismo e grinta, proprio come quando guerreggiava sulle piste. Non manca mai negli appuntamenti che contano ma, sinceramente, per ora non conosciamo le percentuali di un suo (im?)probabile successo.

Riecco spuntare un sabaudo. Poteva forse mancare? Da più parti lo si addita come l’uomo che sta lavorando, anche più freneticamente di alcuni anni or sono, per riportare in auge gli elementi a lui fedeli. Anche su questo versante il nome c’è. Pare di un certo “peso specifico”, anche se questi continua a negare ogni coinvolgimento. Non ci resta che stare alla finestra per cogliere eventuali sviluppi.

Per ora non siamo a conoscenza di altre alleanze, (Damilano, solo voci), Magnani (con l’associazione che presiede, Smart Atletica, sembra quasi abbia inconsapevolmente ammesso di coltivare sogni di presidenza), anche se a livello regionale si sta alacremente lavorando per portare acqua ai diversi mulini. Uno dei più attivi pare Gianni Mauri (Lombardia). Un ego smisurato, il suo, lo porta a mettersi al servizio del più forte. La sua migliore caratteristica? Lavorare incessantemente sotto traccia sorridendo a tutti. Così facendo riesce quasi sempre a raggiungere i traguardi che si era prefissato. Vedi la campagna elettorale che lo ha portato ai vertici lombardi. Il solito maligno ci ha confessato che già ha venduto l’anima al Generale ... Che non è Giuseppe.

Una domanda: non sarebbe il caso di lavorare (nel senso di pensare ai risultati agonistici) e basta? Se perfino un personaggio come Renato Canova, che un anno addietro aveva escluso categoricamente di poter tornare a lavorare per la FIDAL, si sente in dovere di dare una mano per risollevare le sorti dell’atletica azzurra (e del mezzofondo in particolare), significa che la situazione è grave ma non è proprio seria (cit).

 

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