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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Saro' greve / Le verita' nascoste dentro un braciere

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Lunedì 11 Febbraio 2019 
andreotti 2 

Quando ai Giochi di Roma il divo Giulio dilatò oltremisura il suo discorso di inaugurazione in attesa di un ultimo tedoforo che era già arrivato da tempo e scalpitava per accendere una fiamma che già ardeva.
 

Vanni Lóriga

In attesa del 2 febbraio 2020, giorno in cui consegnerò l’annunciata biografia-tecnico-aneddotica di Oscar Barletta, concludo la cronaca iniziata la settimana scorsa sulla staffetta di maratone al suo ricordo, semplicemente, dedicata. Considerato che il professor Giancarlo Peris aveva corso la prima frazione e che si è trattenuto sino alla premiazione finale non è mancato il tempo per ricordare il 25 agosto 1960 e arricchire il racconto di quella fastosa Cerimonia di apertura in cui lui fu uno dei principali protagonisti. Rievocazione impreziosita dalla presenza di Augusto Frasca che a suo tempo intervistò il Ministro Giulio Andreotti, Presidente del Comitato Organizzatore dei Giochi di Roma. Il quale Andreotti pronunciò un discorso di insolita lunghezza tanto che dal pubblico spazientito partì anche qualche fischio.



Frasca ebbe l’ardire di chiedere al grande Giulio come mai una persona prudente e misurata come lui non avesse previsto che un intervento di tale lunghezza (esattamente 120 righe dattiloscritte per oltre 1000 parole) avrebbe potuto provocare una certa insofferenza. Andreotti rispose che era stato avvisato come l’ultimo tedoforo fosse in ritardo e che pertanto fu costretto a prolungare la già abbondante prolusione.

Il tutto viene smentito, ora per allora, proprio da Giancarlo Peris. “Ero arrivato in perfetto orario e dovetti attendere circa cinque minuti all’ingresso dello Stadio che il Ministro ultimasse il suo saluto. Ad un certo momento ebbi pure il timore che la fiaccola ultimasse la sua carica e si spegnesse …”

Ed aggiunge che il fuoco nel braciere era già acceso e come la piccola fiammella venisse poi incrementata al momento opportuno da un operatore di questo incaricato, Il quale addetto anticipò il tutto e Giancarlo fu lestissimo nel protendere la sua fiaccola …

Basta quindi attendere una sessantina di anni per sapere come andarono realmente le cose. Ed arriviamo a oltre 62 anni per svelare allo stesso Peris chi e quando decise che l’ultimo tedoforo sarebbe stato il vincitore dei campionati laziali studenteschi di corsa campestre. Bisogna risalire al giorno 22 novembre 1956 quando Marcello Garroni, capo delegazione italiano, seppe che l’ultimo tedoforo dei Giochi di Melbourne, un certo Ron Clarke, era campione studentesco di cross dello Stato del Victoria.

“Ottima idea” disse Garroni ed il destino volle che l’incarico toccasse ad uno studente di Civitavecchia, città il cui motto araldico è “OC - Ottimo Consiglio”.

Per tornare a quegli anni ormai lontani è doveroso ricordare che Giancarlo Peris aveva vinto una gara di propaganda indetta dal Corriere dello Sport. Si trattava del Gran Premio di Mezzofondo ed altri allievi di Oscar furono primi: Baccani, Sacco, Simeoni. Per sottolineare lo spessore di quella Leva ricordiamo che nella edizione 1978 di Francavilla a Mare, Stefano Mei fu secondo dietro Roberto Antiga e davanti a Francesco Panetta. Subito dietro di loro Claudio Ubaldi, proprio l’ingegner Ubaldi ora presidente della “Tirreno Atletica” civitavecchiese.

Nel 1968, a Termoli, si erano registrati i successi di Franco Fava e di un giovanissimo Pietro Paolo Mennea, ultimo frazionista della 4x100 dell’AVIS Barletta.

E per chiudere la parentesi dedicata alle Leve del Corriere non si deve dimenticare che prevedevano anche una prova di marcia, il Gran Premio Donato Pavesi. La prima edizione del 1950 fu vinta a Lucca dall’amico Salvatore Massara che gareggiava, calzando comodissimi sandali, per la “Umberto Calligaris” di Vibo Valentia; la seconda da Giovanni Pamich e la terza da suo fratello Abdon.

Adesso i problemi della marcia sono all’ordine del giorno. Dopo esserci, come tutti, strappate le vesti per l’indignazione noi vecchi marciatori passeremo ai fatti. Avrete nostre notizie dalle pagine di questo sito. Al motto: “Avanti, march!” per evitare che il tutto si tramuti in una marcia funebre e nell’assoluta certezza che nessuna commissione IAAF potrà vietarci di camminare, dedicandoci allo sport più antico e praticato nel mondo.

Post scrictum – A proposito di Giulio Andreotti, segnaliamo che nel recente libro a lui dedicato da Massimo Franco – “C’era una volta Andreotti / Ritratto di un uomo, di un’epoca e di un Paese” – nessuna delle sue 500 pagine è dedicata alla sua presidenza del Comitato Organizzatore dei Giochi. E non viene neppure accennato che la collaborazione Andreotti-Onesti garantì la sopravvivenza e l’autonomia del CONI.

 

 

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