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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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I sentieri di Cimbricus / Una non recensione per un libro da red carpet

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Sabato 20 Ottobre 2018

 

frasca-libro 

 

"... l'atletica veramente leggera, vissuta dall'adolescenza con lucidità e passione, quasi scelta confessionale".

 

di Giorgio Cimbrico

Chiedo scusa a Raymond Queneau e provo con un abbozzo di Esercizi di Stile. Cap. 1: uso dell’idioma corrente. Italiano? Bah. “Nella splendida location di Formia Augusto Frasca ha dato alla luce un libro che è biopic ed è anche zeppo di heritage, di legacy, di memory, tempestato di una vecchia mission. Un vero e proprio riassunto di esperienze, letteralmente una gallery di personaggi. Purtroppo non è disponibile per e-book ma data l’ormai tarda età dell’autore è comprensibile. Alcune pagine non sono di facile comprensione ma i motori di ricerca possono venire in aiuto del lettore più giovane. Peccato non sia stato messo in vendita, magari per e-commerce. Ne sarebbe venuto fuori un sold-out. Insomma, è un libro da red carpet, eccome”.

Su queste variazioni che hanno al centro sempre un identico tema, Queneau, maestro e ispiratore di Umberto Eco, era capace di andare avanti a lungo, dando vita a una ginnastica mentale che dovrebbe ancora essere praticata, non fosse che la pigrizia, l’ignoranza e la dimensione dello stereotipato hanno ormai preso il sopravvento.

 

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La vera recensione comincia adesso e non è una recensione perché “Qualche pagina per gli amici” non è nemmeno un libro. Ne ha la forma, la consistenza cartacea, la grafica semplice e raffinata, la copertima di quel blu polvere usato da una nota casa editrice palermitana, ma è solo un lascito (non un testamento, precisa l’autore) destinato a chi è stato al suo fianco, ne ha condiviso l’attività, i sentimenti, i gusti, le inclinazioni culturali e musicali. L’etica, soprattutto.

Augusto ha scelto una forma classica: ogni personaggio, ogni fatto per lui – e per molti di noi – memorabile, è stato chiuso nel cerchio perfetto e contratto di due pagine, usando cadenze asciutte e ricche: pare una contraddizione e non lo è. Può ricordare il barocco ardito e semplice di Borromini, non quello  troppo fiorito di Bernini.

L’atletica vissuta in prima persona, i giganti e i nani, i fatti che hanno lasciato impronte nella sua mente, nella sua anima, la costante rivolta contro gli Sparafucile che si vendono al miglior offerente, la capacità di ritrarre con aggettivi che lasciano il segno e con un’introspezione lucida e immediata, i ricordi che il tempo non ha offuscato: Burghley e Facelli, Lewis e Nebiolo, Coppi e Consolini, Blankers-Koen e Bolt, l’evo antico e il mondo moderno, la folla che ha incontrato e incrociato in una vita di impegno, senza mai scendere di un gradino nel comportamento, nella moralità.

Qualcuno l’ha chiamato Principe, qualcuno l’ha definito Cassazione dello sport italiano, qualcun altro lo ha avvicinato a Montaigne: un vestito di panno scuro e una piccola gorgiera bianca che fa appena capolino si adatterebbero. Definizioni, immagini che irrompono sfogliando questo “non picciol libro” che sa essere commovente rispettando il significato. Senza suscitare lacrime più o meno coccodrllesche, smuove i sentimenti, agita il ristagnare dei ricordi, rende più vigile la nostra coscienza. E così, ancora una volta, lo ringraziamo.

 

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