Italian Graffiti / Universiadi: ci vorrebbe Superman ...
Giovedì 5 Luglio 2018
Universiadi si, Universiadi no? Una commedia all'italiana, con De Luca contro De Magistris, in attesa di una decisione.
di Gianfranco Colasante
Un fallimento annunciato, più o meno è il canovaccio della pièce che - sotto il nome di Universiade 2019 - sta andando in onda sotto il Vesuvio. Come puntualmente ha confermato la cosiddetta "cabina di regia" (una magniloquenza tutta nostrana) riunitasi a Palazzo Chigi martedì scorso, presenti tutti i maggiorenti, a vario titolo responsabili del fallimento di cui sopra. Attorno allo stesso tavolo il neo-sottosegretario Giorgetti, il governatore della regione Campania De Luca, il sindaco di Napoli De Magistris, il presidente del CONI Malagò, il commissario governativo (come può mancare un commissario quando sono in ballo soldi pubblici?) Luisa Latella, e tanti altri. Tra i quali, ovviamente, il capo dell'anticorruzione Cantone e, udite udite, il ripescato Pagnozzi, sì, proprio lui. Come è finita?
Con un nulla di fatto. O meglio, tutti concordi sulla soluzione trovata: ci vorrebbe un supercommissario dotato di "poteri speciali". Una specie di Superman in salsa partenopea che in quattro e quattr'otto rimetta le cose a posto e eviti la generale figuraccia. Intendiamoci, le Universiadi non sono una manifestazione della quale non si possa fare a meno, pena il declassamento della nazione. Se da un punto di vista tecnico hanno ben poco da offrire, quasi nulla aggiungono alla pratica sportiva nelle Università, le quali ultime di problemi - specie al Meridione - ne hanno a iosa e di ben altre priorità. E per di più lasciano dietro molte scorie. Però, dal momento che le avete volute, dovreste pure ingegnarvi di farle.
Si può fare dell'ironia, ma resta il fatto che c'è chi - leggasi De Luca e il capo del CUSI Lentini, salernitano come il governatore - hanno avuto la bella trovata di proporre Napoli e la Campania per l'edizione 2019 dopo che la città di Rio (cui era stata assegnata) aveva rinunciato alla manifestazione senza che in Brasile si strappassero le vesti. E, allora, visto che Napoli e la Campania non hanno problemi di sorta e per di più dispongono di impianti e attrezzature di prim'ordine, giusto che si siano fatti avanti. Mettendo sul tavolo, fra fondi governativi e regionali, più o meno 300 milioni. Per ora.
Alla FISU che gestisce il marchio Universiadi - presieduta dal russo Oleg Matytsin - si stropicciano le mani e il 5 marzo 2016 a Rio sostituiscono Napoli e dintorni. Senza dimenticare di pretendere opportune garanzie finanziarie. Passano i mesi e tutto tace fino ai giorni nostri: il solo dato certo è che quando manca meno di un anno alla cerimonia di apertura - prevista per il 3 luglio 2019 - è ancora tutto da fare. Malgrado CONI Servizi abbia schierato - come si legge con un certo sussiego sui comunicati - il suo know-how nella persona di Alberto Miglietta, noto esperto di badminton.
Ora, nessuno sa come andrà a finire, anche se - come dicono a Napoli - non ci vorrà certo la zingara per indovinare. Visto che gli appalti per le opere non sono partiti, sul rifacimento e riduzione di posti del San Paolo ci sono opinioni diverse, non si sa dove mandare a dormire (e mangiare) i 7200 atleti/studenti previsti (non proprio matricole visto che il limite d'età è fissato a 32 anni) più qualche migliaio di accompagnatori.
Una storia, quella del villaggio atleti, che merita di essere ricordata perchè fotografa l'improvvisazione di fondo che è ormai da noi è una costante nelle "ospitate" sportive. Dunque, la proposta iniziale prevedeva di utilizzare l'area dell'ex-NATO a Bagnoli. Poi si è pensato alle navi da crociera della compagnia MSC: 2114 atleti sulla lussuosa Lirica, disponibilità integrata dalle cabine a due letti sui traghetti Azzurra, Rhapsody, Splendid. Il rimanente collocato in alberghi in località diverse. Ma le navi, da crociera o meno, hanno il difetto di dover navigare e per di più il via vai dei pullman tra l'attracco e gli impianti avrebbe finito per paralizzare il porto.
Ecco quindi spuntare l'idea definitiva e rivoluzionaria. Riuniamo tutti alla Mostra d'Oltremare, asfaltiamo il tutto collocandovi 2500 casette prefabbricate (peraltro tutte da costruire). Tesi, se vogliamo un po' bizzarra, ma si tratterebbe di una fornitura ben collaudata visto che i nostri numerosi terremotati le aspettano da anni. Soluzione cui si oppone lo stesso De Luca che la boccia senza mezzi termini: "non accetterò mai si faccia un campo rom alla Mostra". Altro motivo di lite e insulti riciproci, in colorito vernacolo, con De Magistris.
E allora? Spuntano altre proposte: la ristrutturazione del Real Albergo dei Poveri, gli spazi della Caserma Boscariello, finchè riprende corpo il ritorno sulle navi che intanto le crociere per il 2019 le hanno già programmate. Non manca la proposta di eliminare quattro sport e tagliare un migliaio di atleti oltre all'ipotesi che viene attribuita a Malagò di rinviare tutto di un anno.
Tutto verrà deciso (si fa per dire) il 13 luglio, tre giorni dopo che sarà stata sciolta un'altra anomalia tutta italiana: la triplice candidatura ai Giochi Invernali del 2026. Scelta che, invece di interpellare i cittadini con un referendum (come fanno all'estero, visto che in fin dei conti sono loro a pagare), è demandata al CONI che - nota di queste ultime ore - prudentemente aspetterà che si pronunci prima il nuovo governo giallo/verde/blu.
Un ricorso è sempre in agguato e contro i nostri Tar non ce la farebbe neppure il povero Superman.
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