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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Osservatorio / Candidature: la cultura dell'immediato

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Venerdì 17 Novembre 2017

universiade-2019

di Luciano Barra

Quella di candidarsi per organizzare una manifestazione internazionale sta diventando da noi una malattia contagiosa e seriale. Sia chiaro per lo sviluppo e la promozione dello sport o di una disciplina sportiva organizzare un evento internazionale è utile e necessario, soprattutto in Italia. Ma bisogna saperlo fare e soprattutto avere chiaro che proprio in Italia i tempi, causa burocrazia e litigiosità politica, sono molto più lunghi. Sto soffrendo più che mai, causa le mie origini napoletane, la vicenda delle Universiadi in Campania. Conservo, e li ho incorniciati nel mio personale Museo Olimpico, tutti gli “accrediti” delle manifestazioni sportive a cui sono stato. Il primo è quello delle Universiadi del 1959 a Torino dove andai grazie ad un premio offertomi da Alfredo Berra, quale giovane dirigente.

Poi, grazie a Nebiolo, ne ho vissute, ed organizzate, tante altre, forse una decina. Ovviamente le Universiadi di allora, con i tanti record del mondo, son ben differenti da quelle di oggi, ma restano sempre una buona occasione per giovani atleti per iniziare la loro scalata internazionale e per un paese di organizzare qualcosa d’importante.

L’occasione della Campania avrebbe un altro motivo interessante ed accattivante: sono a disposizione grandi risorse pubbliche per sistemare l’impiantistica di Napoli e dintorni, disastrati così come a Roma, Milano, Genova, Firenze, Palermo e in tante altre città italiane. Dispiace quindi vedere come questa occasione potrebbe andare sprecata.

Infatti, non c’è bisogno di essere un Profeta come Zaratustra per capire che le Universiadi in Campania saranno un nuovo incubo organizzativo. Uno dei tanti di questi ultimi anni e per cui lo Sport Italiano rischia di doversi leccare ancora una volta, e a lungo, le ferite. Non solo: in questo momento buio in cui l’eliminazione dai Mondiali di calcio ci ha collocato, potrà essere una nuova occasione di critiche e polemiche.

Questo soprattutto perché ci si candida senza un minimo di professionalità. Il caso di Napoli e della Campania è peggio di quanto si possa immaginare. Infatti non è stata una vera è propria candidatura, ma una opera di salvataggio folle. Scorrete questi passaggi, per chiarezza: 1) La FISU assegna l’Universiade al Brasile nel 2013, vale a dire 6 anni prima dell’edizione 2019; 2) Nel 2014 il Brasile, nonostante gli impianti in corso di costruzione per i Giochi Olimpici di Rio, rinuncia; 3) La FISU cerca nuove candidature, senza aprire un processo formale.

Firenze mostra il suo interesse. Eugenio Giani valente dirigente di Provincia, Comune e Regione studia la possibilità. Firenze e la Toscana con le sue 10 provincie non avrebbero problemi di impianti, ma l’ostacolo maggiore è la richiesta della FISU di pagare un “ticket” di 20 milioni per cedere i diritti televisivi e di marketing. Anche per questo Firenze rinuncia, non incoraggiata dal CONI (Giani è membro del C.N. del CONI) che ha in ballo la candidatura di Roma per i Giochi del 2024. A Firenze, dopo un paio di mesi, subentra Napoli con la Campania.

Napoli e la Campania, soprattutto grazie alla Regione si infilano così in questo tunnel. Il tutto s’incrocia con gli accordi di importanti finanziamenti a Napoli ed alla Campania da parte del Governo Renzi. Il Presidente della Regione Campania è di Salerno, così come il Presidente del CUSI, ed ecco che il gioco è fatto. Il CONI è distratto, abbacchiato dallo “sgarbo” della Raggi, e non interviene. La Regione Campania fa l’accordo e paga i 20 milioni alla FISU! Chissà se è previsto un rimborso in caso di non svolgimento della manifestazione?

Studio di fattibilità, questo sconosciuto

Ora voi potete credere che in Italia invece di 6 anni siano sufficienti poco meno di due per risolvere i problemi amministrativi, burocratici e politici, per non parlare di quelli tecnici, per organizzare un evento come le Universiadi ed arrivare in tempo al luglio 2019? Forse solo San Gennaro può salvare la situazione. Ma non è ora che l’Italia e gli organismi sportivi capiscano che problemi di questo tipo vanno affrontati in maniera più professionale, con una procedura ed una tempistica più seria?

Purtroppo in Italia non si sa cosa è un vero “studio di fattibilità” (l’abbiamo già toccato con mano per Roma 2024 e più volte l’ha richiamato il nostro giornale) fatto non da dirigenti sportivi, ma da economisti, urbanisti, architetti e comunque da professionisti dei diversi settori. Noi dirigenti sportivi non dovremmo poi fare gli “Immediati” (vedi l’ultimo libro di Rutelli) inquinando gli eventuali studi di fattibilità con dati e cifre esagerate, non dimostrabili e inventati. La cultura dell’immediato è l’anticamera del disastro.

È stato bravo Franco Chimenti a vincere una difficile sfida internazionale e farsi assegnare la Ryder Cup del 2022. Ma mi spavento per i dati e per le cifre che vengono quotidianamente propinate: sarebbe la terza manifestazione per dati televisivi dopo Giochi Olimpici e Campionati del Mondo di calcio (chissà cosa ne pensano quelli dell’atletica, del nuoto e, soprattutto del rugby); 300.000 turisti in arrivo a Roma per la manifestazione (vale a dire 60 spettatori ogni metro lineare di un campo di golf, …); per non parlare dei finanziamenti pubblici, garanzie comprese, per un torneo che vedrà partecipare 24 giocatori 24, sperando che quell’anno ci sia anche un italiano nel vertice, etc.

Andrà tutto bene, ma siamo certi che con queste premesse, anche in questo caso non permetterà la nascita di polemiche, critiche e strascichi? Speriamo di no.

L’ultima idea di candidatura spontanea ed umorale è quella dei Campionati Europei di atletica a Roma. Da quanto si è letto sui giornali proposta dal presidente della FIDAL a quello del CONI. Tralascio il commento del presidente del CONI che ha detto che l’Olimpico è perfetto per l’atletica, su cui potrei concordare, ma solo se si è in grado di costruire le pedane di salto in lungo e triplo all’esterno della nona corsia, …. La cosa che non ho proprio capito è per quale anno ci si vorrebbe candidare, dal momento che nel 2020 saranno a Parigi, che il 2022 è l’anno in cui si svolge la nuova manifestazione che assemblea 7 sport, e che rimane quindi solo il 2024, guarda caso l’anno in cui si svolgeranno le elezioni federali e poi quelle del CONI.

Questo mi ricorda cosa accadde alla fine degli anni Sessanta (ottobre 1969) quando, grazie alla bravura ed alla serietà di Pasquale Stassano, la FIDAL ottenne l’assegnazione degli Europei di Atletica del 1974. La FIDAL di allora considerò questo successo una garanzia per proseguire quella esperienza ed essere rieletti per altri quattro anni. La storia ci dice che così non fu. Vogliamo ripetere quella storia?

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