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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Piste&Pedane / Un fermento giovanile che va sostenuto

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Martedì 13 Giugno 2017

tanzilli 2

di Daniele Perboni

Il Golden Gala, tappa italiana della IAAF Diamond League, è terminato da una settimana e ancora non si sono spenti gli echi della bellissima prestazione del “divino” (come ormai è soprannominato) Filippo Tortu: 20”34 nei 200 metri. Bene, bravo. Tifiamo perché rifaccia il bis, anche il tris e continui su questa strada che potrebbe regalargli traguardi più che luminosi. Il “giovin signore” dello sprint è la punta di diamante di un movimento giovanile che sembra godere di buona salute. Lo abbiamo già accennato. A leggere poi le cronache e i commenti di mamma FIDAL, sembra che in tutta la penisola sia esplosa una frenesia incontenibile che spinge i più giovani, diciamo sotto i 23 anni, a frantumare record e ripetizione (nella foto Colombo/Fidal: Simone Tanzilli, 20"70 sui 200). Ed è tutto vero!

Un extraterrestre che ci osservasse dallo spazio penserebbe sicuramente che nello stivale l’atletica sia lo sport di base e di gran lunga il più incisivo. Potrebbe credere che non si faccia altro che correre sempre più veloci, saltare sempre più in alto, lanciare sempre più lontano. Tutto vero. Il problema è un altro. Perché ad un certo punto questi giovani virgulti si bloccano, si perdono per strada e non riescono più ad esprimere l’enorme potenziale atletico che hanno messo in campo? Già, perchè? Se andiamo ad analizzare in profondità ci accorgiamo che alla fin fine tutto si blocca alla soglia della maturità atletica.

La settimana scorsa avevamo accennato alle cause che, a nostro avviso, contribuivano a tutto ciò. Ora ci sta provando anche Franco Fava dalle pagine del Corriere dello Sport. Così grazie all’ex campione delle lunghe distanze, veniamo a conoscenza di una curiosità più che esplicativa. Nella recente Coppa Europa dei 10.000 metri (manifestazione a squadre tenutasi a Minsk, in Bielorussia) uno dei nostri rappresentanti ha corso meno veloce (eufemismo per non dire più piano) di quanto non abbia fatto una certa signora etiope, Almaz Ayana, ai Giochi Olimpici di Rio: 29'17"45 contro 29’18”01.

Si potrebbe obiettare che Ayana ha centrato il record mondiale, mentre il nostro “campione” si è limitato al record personale. Sta di fatto che quel crono (quello dell’azzurro) è qualcosa di estremamente imbarazzante. Specialmente per un atleta che si è meritato la maglia della Nazionale. Meglio aveva fatto anche un certo Orlando Pizzolato (29’14”51), … ma il 10 settembre 1980! E sono passati quasi 37 anni. Vogliamo affondare ancora di più il coltello? Con il tempo ottenuto a Minsk, il ragazzo del nuovo Millennio sarebbe stato quattordicesimo nelle liste stagionali … di quel 1980. Per la cronaca il migliore di allora rispondeva al nome del compianto Luigi Zarcone che a Formia fermò i cronometri a 28’28”56.

Ma torniamo al “dossier” del Corriere dello Sport. Secondo Franco Fava i nostri ragazzi non hanno più voglia di far fatica. Concordiamo e già lo avevamo scritto. Inoltre si individua nella scuola il “male antico” da cui discende tutto questo sfacelo. Sottoscriviamo anche questa analisi. Dunque che fare? Non vorremmo ripeterci all’infinto, ma le ricette sono sempre le solite. Il problema vero è che manca la volontà politica. Tutto qua.

Abbiamo alle spalle l’esperienza di una decina d’anni di politica sul territorio, avendo seguito in prima persona ben due campagne elettorali alle amministrative ed avendo diretto un mensile che si occupava principalmente di politica locale. Ebbene, da quell’avventura abbiamo ricavato la convinzione che tutto è possibile, tutto si può fare (o quasi), ogni obiettivo è raggiungibile. Basta volerlo politicamente.

Se il “potente” di turno, sia esso assessore comunale, provinciale, regionale, o ministro, lancia l’input e le direttive appropriate, se offre copertura politica e finanziaria, se si interfaccia con le giuste e appropriate realtà, senza prevaricazioni e senza mettere in campo l’arroganza del potere, il traguardo si può raggiungere. Che poi il risultato finale non sia esattamente simile agli obiettivi iniziali è tutta un’altra storia. Qualcosa, comunque, si sarà seminato e qualcosa alla fine germoglierà. Analisi generica e superficiale la nostra? Possibile. Non sappiamo offrire di meglio.

Nel frattempo godiamoci i nostri giovani.

Per chi volesse approfondire i dati della Stagione rimandiamo al TOP TEN 2017.
 

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